La Grotta della Ciota Ciara rappresenta un’evidenza fondamentale per la ricostruzione del popolamento preistorico dell’Italia del Nord Ovest in quanto si tratta dell’unico sito ben documentato e in fase di scavo sistematico. Le ricerche portate avanti dal 2009 dall’Università di Ferrara, grazie all’approccio multidisciplinare e alla collaborazione con molti istituti di ricerca italiani e internazionali, hanno permesso di delineare un quadro molto interessante inerente la ricostruzione del modo di vita dell’Uomo di Neanderthal che ha frequentato le grotte del Monte Fenera più di 80.000 anni fa. I dati emersi dallo scavo paleolitico permettono di affermare che la grotta sia stata probabilmente utilizzata in una prima fase solo come rifugio durante la caccia e successivamente per delle occupazioni più lunghe, probabilmente stagionali, e articolate. L’Uomo di Neanderthal ha sfruttato le rocce locali per la produzione di strumenti e ha cacciato le specie presenti nell’area come il cervo, il cinghiale, il camoscio e il rinoceronte. Ha inoltre deprezzato alcune carcasse di orso (difficile dire se cacciate attivamente o uccise durante il letargo) per il recupero delle pellicce. La ricostruzione dell’ambiente al momento dell’occupazione preistorica, fatta grazie all’analisi dei denti dei micromammiferi (piccoli roditori), ha permesso di stabilire come il clima fosse temperato, con un incremento dell’aridità nei livelli più bassi. Oltre alle specie presenti grazie all’apporto umano all’interno della grotta, sono stati rinvenuti anche i resti di altri carnivori come la pantera, il leone, la lince, il lupo, il tasso e la martora; specie che hanno probabilmente occupato la grotta nei periodi in cui l’uomo non era presente.

Grotta della Ciota Ciara (Borgosesia, VC)

arzarello marta
2018

Abstract

La Grotta della Ciota Ciara rappresenta un’evidenza fondamentale per la ricostruzione del popolamento preistorico dell’Italia del Nord Ovest in quanto si tratta dell’unico sito ben documentato e in fase di scavo sistematico. Le ricerche portate avanti dal 2009 dall’Università di Ferrara, grazie all’approccio multidisciplinare e alla collaborazione con molti istituti di ricerca italiani e internazionali, hanno permesso di delineare un quadro molto interessante inerente la ricostruzione del modo di vita dell’Uomo di Neanderthal che ha frequentato le grotte del Monte Fenera più di 80.000 anni fa. I dati emersi dallo scavo paleolitico permettono di affermare che la grotta sia stata probabilmente utilizzata in una prima fase solo come rifugio durante la caccia e successivamente per delle occupazioni più lunghe, probabilmente stagionali, e articolate. L’Uomo di Neanderthal ha sfruttato le rocce locali per la produzione di strumenti e ha cacciato le specie presenti nell’area come il cervo, il cinghiale, il camoscio e il rinoceronte. Ha inoltre deprezzato alcune carcasse di orso (difficile dire se cacciate attivamente o uccise durante il letargo) per il recupero delle pellicce. La ricostruzione dell’ambiente al momento dell’occupazione preistorica, fatta grazie all’analisi dei denti dei micromammiferi (piccoli roditori), ha permesso di stabilire come il clima fosse temperato, con un incremento dell’aridità nei livelli più bassi. Oltre alle specie presenti grazie all’apporto umano all’interno della grotta, sono stati rinvenuti anche i resti di altri carnivori come la pantera, il leone, la lince, il lupo, il tasso e la martora; specie che hanno probabilmente occupato la grotta nei periodi in cui l’uomo non era presente.
2018
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