Quello alimentare può definirsi un settore “ad alto tasso di depenalizzazione”. L'ampia sostituzione di sanzioni penali (precedentemente previste anche in relazione a violazioni di nessun allarme sociale) con sanzioni di tipo amministrativo, che ha caratterizzato gli ultimi decenni, unitamente all'uso pressoché esclusivo della sanzione amministrativa quale strumento di coazione connesso agli obblighi introdotti dai più recenti regolamenti europei in materia di alimenti, sono fenomeni che hanno lasciato sul campo notevoli e frequenti problemi di “doppio binario sanzionatorio”. Il vuoto legislativo e sanzionatorio in tema di informazione al consumatore di alimenti e di etichettatura, che ha caratterizzato l'ordinamento italiano dal 2014 al 2018 (nei primi 4 anni di applicazione del regolamento UE n. 1169/2011), ha indotto le autorità amministrative ad adottare prassi di dubbia legittimità e rigore, con applicazioni analogiche di sanzioni amministrative fondate su una discutibile lettura della successione di norme precettive di fonte europea. In parallelo, si è assistito ad una riscoperta alluvionale della sanzione penale, sui temi politicamente più sensibili (es. tutela del "made in Italy"), caratterizzate da scarso coordinamento sia tra fattispecie penali, sia tra illeciti penali e amministrativi, con conseguenti problemi di bis in idem (persino all’interno del sistema dell’illecito amministrativo). Se si aggiunge la peculiarità tutta italiana di una scissione di competenze amministrative tra la fase di accertamento delle violazioni e quella di irrogazione delle sanzioni, il quadro italiano nel settore alimentare necessiterebbe di essere completamente rifondato.

Il settore alimentare: depenalizzazioni, duplicazioni di sanzioni, sovrapposizioni di competenze

P. Borghi
2018

Abstract

Quello alimentare può definirsi un settore “ad alto tasso di depenalizzazione”. L'ampia sostituzione di sanzioni penali (precedentemente previste anche in relazione a violazioni di nessun allarme sociale) con sanzioni di tipo amministrativo, che ha caratterizzato gli ultimi decenni, unitamente all'uso pressoché esclusivo della sanzione amministrativa quale strumento di coazione connesso agli obblighi introdotti dai più recenti regolamenti europei in materia di alimenti, sono fenomeni che hanno lasciato sul campo notevoli e frequenti problemi di “doppio binario sanzionatorio”. Il vuoto legislativo e sanzionatorio in tema di informazione al consumatore di alimenti e di etichettatura, che ha caratterizzato l'ordinamento italiano dal 2014 al 2018 (nei primi 4 anni di applicazione del regolamento UE n. 1169/2011), ha indotto le autorità amministrative ad adottare prassi di dubbia legittimità e rigore, con applicazioni analogiche di sanzioni amministrative fondate su una discutibile lettura della successione di norme precettive di fonte europea. In parallelo, si è assistito ad una riscoperta alluvionale della sanzione penale, sui temi politicamente più sensibili (es. tutela del "made in Italy"), caratterizzate da scarso coordinamento sia tra fattispecie penali, sia tra illeciti penali e amministrativi, con conseguenti problemi di bis in idem (persino all’interno del sistema dell’illecito amministrativo). Se si aggiunge la peculiarità tutta italiana di una scissione di competenze amministrative tra la fase di accertamento delle violazioni e quella di irrogazione delle sanzioni, il quadro italiano nel settore alimentare necessiterebbe di essere completamente rifondato.
2018
978-88-921-1676-4
diritto alimentare, alimenti,sanzioni amministrative,sanzioni penali,controlli ufficiali
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