Evocando una fragilità speciale dell’individuo e la sua esposizione all’azione altrui, il ricorso alla semantica della vulnerabilità ha generalmente permesso di “naturalizzare” la subordinazione di chi venisse considerato – appunto – (particolarmente) vulnerabile, dato il carattere all’apparenza necessariamente asimmetrico delle relazioni intrattenute da quest’ultimo. Infatti, la mancanza di agency che a lungo è stata associata in modo pressoché inevitabile alla condizione di vulnerabilità esperita dal soggetto vulnerabile ha non solo giustificato, ma addirittura richiesto l’adozione di un approccio paternalistico, sia nell’ambito dei rapporti intersoggettivi, sia sul piano istituzionale. Tale "destino" ha caratterizzato anche la condizione delle persone con disabilità, che non a caso hanno adottato un atteggiamento diffidente nei confronti della vulnerabilità stessa. Dopo avere ricostruito le coordinate del dibattito teorico contemporaneo sulla vulnerabilità, mi concentrerò sull’analisi dell’uso che ne viene fatto in ambito giuridico, evidenziando i problemi ai quali conduce l’impiego della concezione particolarista. Infine, esporrò le ragioni per le quali ritengo che la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) abbia a proprio fondamento il paradigma della vulnerabilità o, quantomeno, sia compatibile con quest’ultimo, nella convinzione che proprio tale legame, favorendo la riformulazione della grammatica dei diritti, permetta di considerare le persone con disabilità veri e propri soggetti di diritto.
Disabilità, vulnerabilità e diritti (umani). Tra conflitti e (nuove) opportunità
Maria Giulia Bernardini
2018
Abstract
Evocando una fragilità speciale dell’individuo e la sua esposizione all’azione altrui, il ricorso alla semantica della vulnerabilità ha generalmente permesso di “naturalizzare” la subordinazione di chi venisse considerato – appunto – (particolarmente) vulnerabile, dato il carattere all’apparenza necessariamente asimmetrico delle relazioni intrattenute da quest’ultimo. Infatti, la mancanza di agency che a lungo è stata associata in modo pressoché inevitabile alla condizione di vulnerabilità esperita dal soggetto vulnerabile ha non solo giustificato, ma addirittura richiesto l’adozione di un approccio paternalistico, sia nell’ambito dei rapporti intersoggettivi, sia sul piano istituzionale. Tale "destino" ha caratterizzato anche la condizione delle persone con disabilità, che non a caso hanno adottato un atteggiamento diffidente nei confronti della vulnerabilità stessa. Dopo avere ricostruito le coordinate del dibattito teorico contemporaneo sulla vulnerabilità, mi concentrerò sull’analisi dell’uso che ne viene fatto in ambito giuridico, evidenziando i problemi ai quali conduce l’impiego della concezione particolarista. Infine, esporrò le ragioni per le quali ritengo che la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) abbia a proprio fondamento il paradigma della vulnerabilità o, quantomeno, sia compatibile con quest’ultimo, nella convinzione che proprio tale legame, favorendo la riformulazione della grammatica dei diritti, permetta di considerare le persone con disabilità veri e propri soggetti di diritto.File | Dimensione | Formato | |
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