L'epatite acuta C, asintomatica nel 70-80% dei casi e, per questo, usualmente non diagnosticata, presenta un tasso elevato di cronicizzazione. Un trattamento precoce con alfa-interferon di 12-24 settimane previene la cronicizzazione nella maggioranza dei pazienti trattati. Tuttavia la tossicità della terapia non la rende sicura per tutti i pazienti. Descriviamo tre casi di epatite acuta C osservati presso il reparto di degenza e il Day-Hospital della nostra U.O.C negli ultimi 9 mesi. Si tratta di 2 F e 1 M di età compresa tra 40 e 50 anni, tutti senza segni di significativa immunocompromissione, esorditi con malessere, dispepsia e ittero. In 2 casi per la gravità dei sintomi è stato necessario un breve ricovero in degenza. Comorbosità: in tutti i casi osservati era presente comorbosità psichiatrica con prevalenti sintomi di tipo depressivo ed in 2 casi era già stato iniziato, da tempo, trattamento farmacologico. Le 2 donne avevano avuto nelle settimane precedenti l'esordio, rapporti sessuali non protetti con partner maschi tossicodipendenti affetti da Epatite Cronica C, non seguiti presso il nostro centro, il M , invece, riferiva rapporti sex promiscui non protetti e faceva uso sporadicamente sostanze illecite. Diagnosi: in tutti i casi non era stato controllato nei 6 mesi precedenti lo stato sierologico per HCV; tuttavia, in aggiunta al quadro clinico di epatite acuta, erano presenti, nei tre casi, ALT oltre 10 volte i limiti normali, iperbilirubinemia e segni di infezione da HCV (anticorpi e genoma), in assenza di altre cause, infettive e non, di danno epatico acuto. In tutti i casi si è assistito ad una evoluzione spontanea favorevole nei 4 mesi successivi alla diagnosi, con remissione dei sintomi, normalizzazione degli indici di danno epatico e negativizzazione dell'HCV-RNA. Conclusioni: all'alba di una nuova era per il trattamento dell'epatite C esiste ancora una prevalenza significativa di portatori in alcune categorie a rischio come i tossicodipendenti, che rappresentano una potenziale fonte di infezione per i partner sex, specie in caso di rapporti non protetti. I casi osservati recentemente presso la nostra UO, tutti adulti immunocompetenti, appartenenti ad una fascia di età sensibilizzata da tempo riguardo ai rischi del sesso non protetto, avevano tuttavia frequenti comportamenti ad alto rischio. Qualora l'evoluzione clinica non fosse stata favorevole, il trattamento con alfa-interferone di questi pazienti sarebbe stato più difficile a causa della loro "HCV-RNA.
DESCRIZIONE DI 3 CASI DI EPATITE ACUTA C ITTERICA IN ADULTI IMMUNOCOMPETENTI AD EVOLUZIONE SPONTANEA FAVOREVOLE.
Grilli Anastasio
Primo
Conceptualization
;Fabbri Gabriele;Contini CarloUltimo
Writing – Review & Editing
2014
Abstract
L'epatite acuta C, asintomatica nel 70-80% dei casi e, per questo, usualmente non diagnosticata, presenta un tasso elevato di cronicizzazione. Un trattamento precoce con alfa-interferon di 12-24 settimane previene la cronicizzazione nella maggioranza dei pazienti trattati. Tuttavia la tossicità della terapia non la rende sicura per tutti i pazienti. Descriviamo tre casi di epatite acuta C osservati presso il reparto di degenza e il Day-Hospital della nostra U.O.C negli ultimi 9 mesi. Si tratta di 2 F e 1 M di età compresa tra 40 e 50 anni, tutti senza segni di significativa immunocompromissione, esorditi con malessere, dispepsia e ittero. In 2 casi per la gravità dei sintomi è stato necessario un breve ricovero in degenza. Comorbosità: in tutti i casi osservati era presente comorbosità psichiatrica con prevalenti sintomi di tipo depressivo ed in 2 casi era già stato iniziato, da tempo, trattamento farmacologico. Le 2 donne avevano avuto nelle settimane precedenti l'esordio, rapporti sessuali non protetti con partner maschi tossicodipendenti affetti da Epatite Cronica C, non seguiti presso il nostro centro, il M , invece, riferiva rapporti sex promiscui non protetti e faceva uso sporadicamente sostanze illecite. Diagnosi: in tutti i casi non era stato controllato nei 6 mesi precedenti lo stato sierologico per HCV; tuttavia, in aggiunta al quadro clinico di epatite acuta, erano presenti, nei tre casi, ALT oltre 10 volte i limiti normali, iperbilirubinemia e segni di infezione da HCV (anticorpi e genoma), in assenza di altre cause, infettive e non, di danno epatico acuto. In tutti i casi si è assistito ad una evoluzione spontanea favorevole nei 4 mesi successivi alla diagnosi, con remissione dei sintomi, normalizzazione degli indici di danno epatico e negativizzazione dell'HCV-RNA. Conclusioni: all'alba di una nuova era per il trattamento dell'epatite C esiste ancora una prevalenza significativa di portatori in alcune categorie a rischio come i tossicodipendenti, che rappresentano una potenziale fonte di infezione per i partner sex, specie in caso di rapporti non protetti. I casi osservati recentemente presso la nostra UO, tutti adulti immunocompetenti, appartenenti ad una fascia di età sensibilizzata da tempo riguardo ai rischi del sesso non protetto, avevano tuttavia frequenti comportamenti ad alto rischio. Qualora l'evoluzione clinica non fosse stata favorevole, il trattamento con alfa-interferone di questi pazienti sarebbe stato più difficile a causa della loro "HCV-RNA.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.