L’introduzione dei farmaci di origine biologica ha rivoluzionato la terapia di molte patologie neoplastiche o su base infiammatoria cronica. Nonostante il costo a volte molto elevato di questi trattamenti (e le inevitabili ricadute su Sistemi Sanitari Nazionali), la disponibilità di farmaci ad alta selettività per uno specifico bersaglio cellulare ha accresciuto enormemente l’efficacia del nostro armamentario terapeutico. Ciò non implica in nessun modo un “pensionamento anticipato” dei farmaci di sintesi chimica ma piuttosto il loro affiancamento con nuove molecole di origine biologica caratterizzate da alta specificità e selettività, e perciò in grado di interagire con un determinato bersaglio molecolare con grande, virtualmente assoluta, precisione. L’impiego di molecole immunomodulatorie di origine biologica ha subito una vigorosa accelerazione a partire dal 1997, quando l’anticorpo monoclonale rituximab (diretto contro il determinante di superficie CD20, espresso dai linfociti B nelle fasi iniziali del differenziamento) ricevette dalle Autorità regolatorie statunitensi (FDA) l’autorizzazione per il trattamento di neoplasie del sistema linfopoietico ed, in seguito, di leucemie e linfomi a cellule B e di alcune patologie autoimmuni. L’impetuoso sviluppo delle terapie immunobiologiche si è basato, da un lato, sui progressi delle tecniche di biologia molecolare e di ingegnerizzazione cellulare e dall’altro su un radicale mutamento di paradigma nella terapia dei tumori. Infatti, il perfezionamento delle tecniche di manipolazione di cellule ed anticorpi ha permesso di produrre molecole ricombinanti virtualmente specifiche per qualsiasi bersaglio cellulare e, grazie all’introduzione delle tecniche di umanizzazione degli anticorpi monoclonali, ha ridotto sostanzialmente il rischio di reazioni avverse. Inoltre, le nuove terapie antitumorali hanno progressivamente spostato l’enfasi dalla cellula neoplastica al contesto in cui si sviluppa la neoplasia (il microambiente tumorale), di cui il sistema immunitario è un componente fondamentale. Per usare una perifrasi, si sta rapidamente affermando una nuova concezione della lotta contro i tumori basata su una più approfondita comprensione dell’”ecologia” del tumore, cioè dei rapporti che il tumore stabilisce con il microambiente che lo circonda e, più in generale, con l’organismo che lo ospita
Elementi di Immunoterapia
Francesco Di Virgilio;Anna Lisa Giuliani
2017
Abstract
L’introduzione dei farmaci di origine biologica ha rivoluzionato la terapia di molte patologie neoplastiche o su base infiammatoria cronica. Nonostante il costo a volte molto elevato di questi trattamenti (e le inevitabili ricadute su Sistemi Sanitari Nazionali), la disponibilità di farmaci ad alta selettività per uno specifico bersaglio cellulare ha accresciuto enormemente l’efficacia del nostro armamentario terapeutico. Ciò non implica in nessun modo un “pensionamento anticipato” dei farmaci di sintesi chimica ma piuttosto il loro affiancamento con nuove molecole di origine biologica caratterizzate da alta specificità e selettività, e perciò in grado di interagire con un determinato bersaglio molecolare con grande, virtualmente assoluta, precisione. L’impiego di molecole immunomodulatorie di origine biologica ha subito una vigorosa accelerazione a partire dal 1997, quando l’anticorpo monoclonale rituximab (diretto contro il determinante di superficie CD20, espresso dai linfociti B nelle fasi iniziali del differenziamento) ricevette dalle Autorità regolatorie statunitensi (FDA) l’autorizzazione per il trattamento di neoplasie del sistema linfopoietico ed, in seguito, di leucemie e linfomi a cellule B e di alcune patologie autoimmuni. L’impetuoso sviluppo delle terapie immunobiologiche si è basato, da un lato, sui progressi delle tecniche di biologia molecolare e di ingegnerizzazione cellulare e dall’altro su un radicale mutamento di paradigma nella terapia dei tumori. Infatti, il perfezionamento delle tecniche di manipolazione di cellule ed anticorpi ha permesso di produrre molecole ricombinanti virtualmente specifiche per qualsiasi bersaglio cellulare e, grazie all’introduzione delle tecniche di umanizzazione degli anticorpi monoclonali, ha ridotto sostanzialmente il rischio di reazioni avverse. Inoltre, le nuove terapie antitumorali hanno progressivamente spostato l’enfasi dalla cellula neoplastica al contesto in cui si sviluppa la neoplasia (il microambiente tumorale), di cui il sistema immunitario è un componente fondamentale. Per usare una perifrasi, si sta rapidamente affermando una nuova concezione della lotta contro i tumori basata su una più approfondita comprensione dell’”ecologia” del tumore, cioè dei rapporti che il tumore stabilisce con il microambiente che lo circonda e, più in generale, con l’organismo che lo ospitaI documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.