Nel presente lavoro vengono mostrati i risultati di uno studio effettuato su corpi dolomitizzati albiani della Penisola Sorentina (Appennino Meridionale), considerati come possibili analoghi dei reservoirs della Val d’Agri. Lo scopo principale era quello di comprendere quale fosse il controllo esercitato dalla dolomitizzazione e dalle facies sulla qualità ed eterogeneità di un reservoir carbonatico. L’analisi multi-scalare e multidisciplinare effettuata, ha compreso: 1. una ricostruzione geometrica dei corpi dolomitizzati sul campo, alla quale è stata associata un’osservazione delle facies e dei caratteri petrografici; 2. uno studio genetico dei corpi individuati attraverso analisi geochimiche degli isotopi stabili e del rapporto Mg/Ca; 3. una caratterizzazione petrofisica delle litologie individuate; 4. un’indagine in situ della fratturazione. Nello specifico, le relazioni messe in evidenza sul campo e le analisi petrografiche hanno permesso l’individuazione di due principali tipi di dolomie (Dolomia A & B). La dolomia di tipo A è costituita da un denso mosaico di cristalli molto fini. La dolomia di tipo B è caratterizzata da cristalli con nucleo scuro e un bordo limpido, di maggiori dimensioni, ordinati secondo due tipi di mosaici: xenotopico e idiotopico. Le analisi della porosità e della permeabilità hanno evidenziato che le caratteristiche petrofisiche dei corpi dolomitizzati sono controllate dalle facies deposizionali, ed in particolare le diverse tessiture individuate. Infatti, la dolomia di tipo A e quella di tipo B con mosaico xenotopico, risultano caratterizzate da bassissimi valori di porosità; al contrario, la dolomia di tipo B con mosaico idiotopico è contraddistinta da valori di porosità maggiori. Dal punto di vista genetico, i due tipi di dolomie identificati risultano associati a due differenti processi, entrambi attribuibili alle fasi precoci del processo diagenetico, che hanno determinato una differente evoluzione della porosità. Da quanto detto consegue che l’evoluzione diagenetica dei corpi carbonatici studiati, in particolare la loro dolomitizzazione, ha avuto un ruolo preponderante nella evoluzione delle loro caratteristiche petrofisiche. In un potenziale analogo reservoir fratturato costituito da calcari dolomitizzati gli intervalli più favorevoli risulterebbero limitati ai sottili livelli costituiti da dolomia di tipo B con un mosaico idiotopico.
Diagenesis and petrophysics of dolomite in the "Middle" Cretaceous of the Sorrento Peninsula (Southern Apennines)
Frijia, G.Co-primo
Writing – Original Draft Preparation
;
2008
Abstract
Nel presente lavoro vengono mostrati i risultati di uno studio effettuato su corpi dolomitizzati albiani della Penisola Sorentina (Appennino Meridionale), considerati come possibili analoghi dei reservoirs della Val d’Agri. Lo scopo principale era quello di comprendere quale fosse il controllo esercitato dalla dolomitizzazione e dalle facies sulla qualità ed eterogeneità di un reservoir carbonatico. L’analisi multi-scalare e multidisciplinare effettuata, ha compreso: 1. una ricostruzione geometrica dei corpi dolomitizzati sul campo, alla quale è stata associata un’osservazione delle facies e dei caratteri petrografici; 2. uno studio genetico dei corpi individuati attraverso analisi geochimiche degli isotopi stabili e del rapporto Mg/Ca; 3. una caratterizzazione petrofisica delle litologie individuate; 4. un’indagine in situ della fratturazione. Nello specifico, le relazioni messe in evidenza sul campo e le analisi petrografiche hanno permesso l’individuazione di due principali tipi di dolomie (Dolomia A & B). La dolomia di tipo A è costituita da un denso mosaico di cristalli molto fini. La dolomia di tipo B è caratterizzata da cristalli con nucleo scuro e un bordo limpido, di maggiori dimensioni, ordinati secondo due tipi di mosaici: xenotopico e idiotopico. Le analisi della porosità e della permeabilità hanno evidenziato che le caratteristiche petrofisiche dei corpi dolomitizzati sono controllate dalle facies deposizionali, ed in particolare le diverse tessiture individuate. Infatti, la dolomia di tipo A e quella di tipo B con mosaico xenotopico, risultano caratterizzate da bassissimi valori di porosità; al contrario, la dolomia di tipo B con mosaico idiotopico è contraddistinta da valori di porosità maggiori. Dal punto di vista genetico, i due tipi di dolomie identificati risultano associati a due differenti processi, entrambi attribuibili alle fasi precoci del processo diagenetico, che hanno determinato una differente evoluzione della porosità. Da quanto detto consegue che l’evoluzione diagenetica dei corpi carbonatici studiati, in particolare la loro dolomitizzazione, ha avuto un ruolo preponderante nella evoluzione delle loro caratteristiche petrofisiche. In un potenziale analogo reservoir fratturato costituito da calcari dolomitizzati gli intervalli più favorevoli risulterebbero limitati ai sottili livelli costituiti da dolomia di tipo B con un mosaico idiotopico.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.