Dopo il ritiro dei ghiacciai dalle grandi vallate, incomincia la frequentazione antropica dell’area alpina, seguendo la risalita in quota della vegetazione e della fauna. Questo fenomeno è ben noto nel settore sud-orientale della catena montuosa, dove si sviluppa in modo graduale, a cominciare dalla fase iniziale del Tardoglaciale. Nell’Olocene antico l’intera area è capillarmente occupata, con insediamenti in fondovalle e in quota. Nonostante la quasi totale assenza di dati stagionali (ad eccezione dei siti di Mondeval de Sora e Plan de Frea) l’altitudine cui si collocano questi ultimi ne conferma l’occupazione prettamente tardo primaverile-estiva. Le evidenze archeologiche provenienti da questi siti evidenziano, da un lato, lo stretto legame con le principali vallate alpine di riferimento (Adige e Piave, in particolare) dei gruppi sauveterriani che si spostano in quota, dall’altro, contatti e spostamenti su più ampia scala, cui si associa una forte capacità adattativa nello sfruttamento delle risorse locali. In particolare, alle materie prime silicee riferibili alla cosiddetta serie veneto-trentina, affiorante lungo la fascia prealpina, e a quelli attestati nelle formazioni locali, si associa l’impiego di cristallo di rocca proveniente dal settore più interno delle Alpi, in proporzioni decrescenti dalle aree più prossime al territorio di origine verso quelle più distanti. Oltre lo spartiacque alpino, il sito di Ullafelsen (Austria) rappresenta oggi la principale testimonianza di un’occupazione del primo Mesolitico in alta quota. Anche per questo territorio (area settentrionale delle Alpi dello Stubai) è attestata una stretta relazione tra lo sviluppo del limite della foresta e lo sfruttamento antropico, con una tendenza a frequentare le aree immediatamente sopra il limite della foresta. Le datazioni C14 disponibili per il sito indicano che nelle Alpi austriache l’utilizzo della fascia subalpina da parte dei cacciatori mesolitici ha avuto inizio nel primo Preboreale. L’analisi delle industrie litiche evidenzia, da un lato, l’impego di materie prime silicee che rivelano la loro provenienza da affioramenti geologici ubicati entro un ampio raggio geografico, esteso tra la Baviera al margine alpino meridionale, dall’altro di armature microlitiche, con tipologie che fanno riferimento ad ambiti culturali diversi, l’uno settentrionale, l’altro meridionale. I dati a nostra disposizione dimostrano, quindi, un’elevata mobilità dei gruppi mesolitici attestati nell’area alpina e l’attraversamento della stessa catena montuosa fin dal primo Olocene. Le evidenze di Ullafelsen suggeriscono, inoltre, il probabile instaurarsi di contatti tra gruppi riferibili ai cosiddetti tecno-complessi del Sauveterriano sudalpino e del Beuroniano della Germania meridionale.

Attraversare le Alpi 11.000 anni fa: il Mesolitico antico di alta quota nel settore orientale delle Alpi e il sito di Ullafelsen (Austria)

Bertola, Stefano;FONTANA, Federica;
2016

Abstract

Dopo il ritiro dei ghiacciai dalle grandi vallate, incomincia la frequentazione antropica dell’area alpina, seguendo la risalita in quota della vegetazione e della fauna. Questo fenomeno è ben noto nel settore sud-orientale della catena montuosa, dove si sviluppa in modo graduale, a cominciare dalla fase iniziale del Tardoglaciale. Nell’Olocene antico l’intera area è capillarmente occupata, con insediamenti in fondovalle e in quota. Nonostante la quasi totale assenza di dati stagionali (ad eccezione dei siti di Mondeval de Sora e Plan de Frea) l’altitudine cui si collocano questi ultimi ne conferma l’occupazione prettamente tardo primaverile-estiva. Le evidenze archeologiche provenienti da questi siti evidenziano, da un lato, lo stretto legame con le principali vallate alpine di riferimento (Adige e Piave, in particolare) dei gruppi sauveterriani che si spostano in quota, dall’altro, contatti e spostamenti su più ampia scala, cui si associa una forte capacità adattativa nello sfruttamento delle risorse locali. In particolare, alle materie prime silicee riferibili alla cosiddetta serie veneto-trentina, affiorante lungo la fascia prealpina, e a quelli attestati nelle formazioni locali, si associa l’impiego di cristallo di rocca proveniente dal settore più interno delle Alpi, in proporzioni decrescenti dalle aree più prossime al territorio di origine verso quelle più distanti. Oltre lo spartiacque alpino, il sito di Ullafelsen (Austria) rappresenta oggi la principale testimonianza di un’occupazione del primo Mesolitico in alta quota. Anche per questo territorio (area settentrionale delle Alpi dello Stubai) è attestata una stretta relazione tra lo sviluppo del limite della foresta e lo sfruttamento antropico, con una tendenza a frequentare le aree immediatamente sopra il limite della foresta. Le datazioni C14 disponibili per il sito indicano che nelle Alpi austriache l’utilizzo della fascia subalpina da parte dei cacciatori mesolitici ha avuto inizio nel primo Preboreale. L’analisi delle industrie litiche evidenzia, da un lato, l’impego di materie prime silicee che rivelano la loro provenienza da affioramenti geologici ubicati entro un ampio raggio geografico, esteso tra la Baviera al margine alpino meridionale, dall’altro di armature microlitiche, con tipologie che fanno riferimento ad ambiti culturali diversi, l’uno settentrionale, l’altro meridionale. I dati a nostra disposizione dimostrano, quindi, un’elevata mobilità dei gruppi mesolitici attestati nell’area alpina e l’attraversamento della stessa catena montuosa fin dal primo Olocene. Le evidenze di Ullafelsen suggeriscono, inoltre, il probabile instaurarsi di contatti tra gruppi riferibili ai cosiddetti tecno-complessi del Sauveterriano sudalpino e del Beuroniano della Germania meridionale.
2016
Mesolitico, Alpi, Austrai
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