La riforma del processo matrimoniale canonico contenuta nel M.P. Mitis Iudex Dominus Iesus ed in particolare l’introduzione del processus brevior suggeriscono una riflessione sulla prognosi dei procedimenti di delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità matrimoniale emanate con il nuovo modello procedimentale. Lo studio si propone di escludere un’ontologica incompatibilità del processus brevior con il rispetto delle esigenze garantiste del diritto di difesa, dell’ordine pubblico processuale e del giusto processo, imprescindibili per il sistema giudiziario nazionale. A dimostrazione dell’assunto analizza le più recenti innovazioni introdotte dal legislatore statuale e, in particolare, il percorso di sommarizzazione dell’attività cognitiva del giudice civile. Il contributo vuole inoltre evidenziare come la crescente ostilità all’ingresso delle pronunce ecclesiastiche nell’ordinamento della Repubblica dimostrata, in tempi recenti, dai giudici nazionali, sia fondata su letture parziali e non sempre costituzionalmente coerenti della sovranità e della laicità dello Stato che implicano un trattamento discriminatorio per il cittadino fedele. Infatti, la delibazione denegata origina un insanabile conflitto della coscienza individuale e rappresenta una lesione dell’inviolabile diritto di libertà religiosa per i civisfideles che a fronte del fallimento del proprio matrimonio, intendano evitare di ricorrere allo scioglimento degli effetti civili del vincolo e di acquisire inevitabilmente, in tal modo, lo status di divorziati, incompatibile con le proprie convinzioni religiose. In conclusione il contributo intende illustrare come la tutela dei diritti inviolabili della libertà di coscienza e religiosa del cittadino fedele non possa prescindere dal rispetto degli accordi, pattiziamente assunti dalla Repubblica italiana e dalla Chiesa cattolica, fino a che vigenti.
L'Araba fenice: post fata resurgo. La riforma del processo matrimoniale canonico e i suoi riflessi sulla delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità
MARTINELLI, Enrica
2016
Abstract
La riforma del processo matrimoniale canonico contenuta nel M.P. Mitis Iudex Dominus Iesus ed in particolare l’introduzione del processus brevior suggeriscono una riflessione sulla prognosi dei procedimenti di delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità matrimoniale emanate con il nuovo modello procedimentale. Lo studio si propone di escludere un’ontologica incompatibilità del processus brevior con il rispetto delle esigenze garantiste del diritto di difesa, dell’ordine pubblico processuale e del giusto processo, imprescindibili per il sistema giudiziario nazionale. A dimostrazione dell’assunto analizza le più recenti innovazioni introdotte dal legislatore statuale e, in particolare, il percorso di sommarizzazione dell’attività cognitiva del giudice civile. Il contributo vuole inoltre evidenziare come la crescente ostilità all’ingresso delle pronunce ecclesiastiche nell’ordinamento della Repubblica dimostrata, in tempi recenti, dai giudici nazionali, sia fondata su letture parziali e non sempre costituzionalmente coerenti della sovranità e della laicità dello Stato che implicano un trattamento discriminatorio per il cittadino fedele. Infatti, la delibazione denegata origina un insanabile conflitto della coscienza individuale e rappresenta una lesione dell’inviolabile diritto di libertà religiosa per i civisfideles che a fronte del fallimento del proprio matrimonio, intendano evitare di ricorrere allo scioglimento degli effetti civili del vincolo e di acquisire inevitabilmente, in tal modo, lo status di divorziati, incompatibile con le proprie convinzioni religiose. In conclusione il contributo intende illustrare come la tutela dei diritti inviolabili della libertà di coscienza e religiosa del cittadino fedele non possa prescindere dal rispetto degli accordi, pattiziamente assunti dalla Repubblica italiana e dalla Chiesa cattolica, fino a che vigenti.File | Dimensione | Formato | |
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