Nel 1930 ebbe luogo a Monza la IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne che vide il passaggio definitivo della cadenza dell’evento da biennale a triennale. Suo principale promotore fu il Consorzio Milano-Monza-Umanitaria per le Università delle arti decorative (CMMU), ente morale con finalità artistiche, culturali ed educative, fondatore di nuovo ciclo superiore di studi: l’Università delle arti decorative. L’Esposizione del 1930 fu guidata dal Commissario Straordinario Giuseppe Bevione, dal Segretario Generale Carlo Alberto Felice e da un Direttorio organizzatore composto da Gio Ponti, Mario Sironi e Alberto Alpago-Novello. In questa occasione fu bandito il concorso per una villa unifamiliare moderna tra gli architetti italiani che hanno “partecipato al rinnovamento ultimo della nostra architettura”. A corredo della mostra fu pubblicato un volume dal titolo “36 progetti di ville di architetti italiani”, curato (come la sala 15) dagli architetti Griffini e Caneva. Il catalogo era d’indiscutibile pregio data la presenza, non comune per l’epoca, di ben 33 tavole a colori oltre a 304 disegni in bianco-nero. Questi grafici costituiscono senza dubbio un’ampia e interessante campionatura di metodi e tecniche di rappresentazione dell’architettura diffusi e utilizzati in quegli anni. Il problema della pura rappresentazione del progetto di architettura rivolta a un grande pubblico avrà certamente influenzato la redazione dei disegni esposti e la ricerca di un’attrattiva percettiva appare in molti edifici (non in tutti) un elemento importante nella descrizione dell’idea dello spazio. Si trattava inoltre di un concorso, per questo motivo la qualità comunicativa degli elaborati avrà avuto - come tuttora accade in circostanze analoghe - un peso nella ricerca di un disegno “di effetto”, aiutato anche dall’uso del colore, dalle ombre e dell’ambientazione nelle viste prospettiche. Alcune proposte seguirono riflessioni personali, altre si legarono - in continuità o con impulsi di rottura - a questioni più ampie appartenenti alle teorie delle correnti architettoniche e artistiche dell’epoca. Emergono in quest’occasione grandi differenze non solo in merito alla forma dell’architettura (aspetto maggiormente approfondito dagli studi storici), ma anche al ruolo e alla funzione del linguaggio grafico nella comunicazione del progetto. La grande quantità di disegni editi (337), tutti realizzati nel corso di pochi mesi da ben 42 professionisti tra loro differenti per città di provenienza o residenza, età, formazione, appaiono dunque un campione estremante interessante su cui avviare una riflessione sul ruolo del disegno dell’architettura in quel preciso momento storico. La grande mole di dati e di variabili da considerare hanno suggerito di affrontare questo studio attraverso l’uso di un data-base: autori e disegni sono stati dunque classificati scegliendo alcuni aspetti che stimolano possibili analisi comparative.

Introduzione

INCERTI, Manuela
2016

Abstract

Nel 1930 ebbe luogo a Monza la IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne che vide il passaggio definitivo della cadenza dell’evento da biennale a triennale. Suo principale promotore fu il Consorzio Milano-Monza-Umanitaria per le Università delle arti decorative (CMMU), ente morale con finalità artistiche, culturali ed educative, fondatore di nuovo ciclo superiore di studi: l’Università delle arti decorative. L’Esposizione del 1930 fu guidata dal Commissario Straordinario Giuseppe Bevione, dal Segretario Generale Carlo Alberto Felice e da un Direttorio organizzatore composto da Gio Ponti, Mario Sironi e Alberto Alpago-Novello. In questa occasione fu bandito il concorso per una villa unifamiliare moderna tra gli architetti italiani che hanno “partecipato al rinnovamento ultimo della nostra architettura”. A corredo della mostra fu pubblicato un volume dal titolo “36 progetti di ville di architetti italiani”, curato (come la sala 15) dagli architetti Griffini e Caneva. Il catalogo era d’indiscutibile pregio data la presenza, non comune per l’epoca, di ben 33 tavole a colori oltre a 304 disegni in bianco-nero. Questi grafici costituiscono senza dubbio un’ampia e interessante campionatura di metodi e tecniche di rappresentazione dell’architettura diffusi e utilizzati in quegli anni. Il problema della pura rappresentazione del progetto di architettura rivolta a un grande pubblico avrà certamente influenzato la redazione dei disegni esposti e la ricerca di un’attrattiva percettiva appare in molti edifici (non in tutti) un elemento importante nella descrizione dell’idea dello spazio. Si trattava inoltre di un concorso, per questo motivo la qualità comunicativa degli elaborati avrà avuto - come tuttora accade in circostanze analoghe - un peso nella ricerca di un disegno “di effetto”, aiutato anche dall’uso del colore, dalle ombre e dell’ambientazione nelle viste prospettiche. Alcune proposte seguirono riflessioni personali, altre si legarono - in continuità o con impulsi di rottura - a questioni più ampie appartenenti alle teorie delle correnti architettoniche e artistiche dell’epoca. Emergono in quest’occasione grandi differenze non solo in merito alla forma dell’architettura (aspetto maggiormente approfondito dagli studi storici), ma anche al ruolo e alla funzione del linguaggio grafico nella comunicazione del progetto. La grande quantità di disegni editi (337), tutti realizzati nel corso di pochi mesi da ben 42 professionisti tra loro differenti per città di provenienza o residenza, età, formazione, appaiono dunque un campione estremante interessante su cui avviare una riflessione sul ruolo del disegno dell’architettura in quel preciso momento storico. La grande mole di dati e di variabili da considerare hanno suggerito di affrontare questo studio attraverso l’uso di un data-base: autori e disegni sono stati dunque classificati scegliendo alcuni aspetti che stimolano possibili analisi comparative.
2016
9788869231636
Triennale Monza, Disegno, modello
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