La storia del sito archeologico di Pilastri è stata ampiamente descritta nelle pagine di questa rivista (Nizzo 2014, Nizzo et al. 2015 ) e la sua indubbia importanza e peculiarità hanno coinvolto molti esperti e autorità locali. La convenzione triennale stipulata tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Comune di Bondeno, Associazioni locali (Gruppi Archeologici di Bondeno e Ferrara) ed un team di archeologi e scienziati delle università di Padova e Ferrara (coordinati sul campo da Valentino Nizzo e dalla ditta P.ET.R.A), ha permesso di indagare a fondo non solo la storia e l’evoluzione dell’insediamento, ma principalmente la ricostruzione delle modalità di vita degli abitanti per definirne l’alimentazione e sussistenza. Il grande entusiasmo suscitato da questa ricerca, condiviso anche sui più famosi social network, ha permesso al sito di Pilastri di incrementare interesse e curiosità, tempestivamente concretizzati con studi più tecnici ed approfonditi. Esistono numerose discipline scientifiche di rilevante supporto all’archeologia; esse permettono infatti un incremento di informazioni dirette ed indirette da integrare alla ricerca sul campo e permettere una pianificazione sulle aree di intervento. Tra queste metodologie indirette la Geofisica si pone tra le maggiormente utilizzate, in quanto essa permette una ricognizione non invasiva del sottosuolo mediante la misura, in superficie, della variazione di una o più proprietà fisiche sensibili. Da queste variazioni spaziali, dette anomalie, è possibile ricostruire la natura, le dimensioni e la profondità degli “oggetti” sepolti. Lo studio che verrà descritto in queste pagine è stato eseguito dal gruppo di Geofisica Applicata dell’Università di Ferrara in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, e ha come scopo quello di indagare, mediante una tecnica geofisica innovativa per l’Archeologia, un’area adiacente l’insediamento terramaricolo vero e proprio, al fine di determinarne i possibili paleosuoli antropici. L’importanza e peculiarità di questo studio è ulteriormente provata dalle specifiche verifiche, eseguite durante la campagna di scavi conclusasi ad ottobre 2015, che ha permesso una verifica diretta dei risultati ottenuti.
Archeologia e Geofisica s’incontrano alla terramara di Pilastri (FE).
ABU-ZEID, Nasser;BIGNARDI, Samuel;SANTARATO, Giovanni
2016
Abstract
La storia del sito archeologico di Pilastri è stata ampiamente descritta nelle pagine di questa rivista (Nizzo 2014, Nizzo et al. 2015 ) e la sua indubbia importanza e peculiarità hanno coinvolto molti esperti e autorità locali. La convenzione triennale stipulata tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Comune di Bondeno, Associazioni locali (Gruppi Archeologici di Bondeno e Ferrara) ed un team di archeologi e scienziati delle università di Padova e Ferrara (coordinati sul campo da Valentino Nizzo e dalla ditta P.ET.R.A), ha permesso di indagare a fondo non solo la storia e l’evoluzione dell’insediamento, ma principalmente la ricostruzione delle modalità di vita degli abitanti per definirne l’alimentazione e sussistenza. Il grande entusiasmo suscitato da questa ricerca, condiviso anche sui più famosi social network, ha permesso al sito di Pilastri di incrementare interesse e curiosità, tempestivamente concretizzati con studi più tecnici ed approfonditi. Esistono numerose discipline scientifiche di rilevante supporto all’archeologia; esse permettono infatti un incremento di informazioni dirette ed indirette da integrare alla ricerca sul campo e permettere una pianificazione sulle aree di intervento. Tra queste metodologie indirette la Geofisica si pone tra le maggiormente utilizzate, in quanto essa permette una ricognizione non invasiva del sottosuolo mediante la misura, in superficie, della variazione di una o più proprietà fisiche sensibili. Da queste variazioni spaziali, dette anomalie, è possibile ricostruire la natura, le dimensioni e la profondità degli “oggetti” sepolti. Lo studio che verrà descritto in queste pagine è stato eseguito dal gruppo di Geofisica Applicata dell’Università di Ferrara in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, e ha come scopo quello di indagare, mediante una tecnica geofisica innovativa per l’Archeologia, un’area adiacente l’insediamento terramaricolo vero e proprio, al fine di determinarne i possibili paleosuoli antropici. L’importanza e peculiarità di questo studio è ulteriormente provata dalle specifiche verifiche, eseguite durante la campagna di scavi conclusasi ad ottobre 2015, che ha permesso una verifica diretta dei risultati ottenuti.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.