In Veneto la Grotta di Fumane continua a riservarci sorprese con reperti ossei che attestano l’uso di penne e unghielli di grandi rapaci come ornamento: una scoperta che cambia il modo di guardare ai nostri lontani cugini neandertaliani Estremamente vivo e ricco di colpi di scena appare il dibattito scientifico sull’Uomo di Neandertal, la sua biologia, la vita sociale, la sussistenza e soprattutto il comportamento simbolico. Un aspetto, quest’ultimo, che marca uno dei picchi di attenzione da parte degli antropologi, in quanto intimamente legato alla scomparsa dei nostri “cugini” tra 50 e 40 mila anni fa: quali sistemi di identificazione adottavano per loro stessi, le proprie famiglie e i membri dei clan, sempre che una qualche struttura sociale ne contemplasse l’esistenza? Gli interrogativi non lasciano dubbi: identificare tra i Neandertal comportamenti etnograficamente “moderni”, cioè più prossimi al modo “sapiens” di pensare e strutturare la società, porta inevitabilmente a interrogarsi sulla loro origine: fu autoctona o il risultato di interazioni con i primi Uomini Anatomicamente Moderni (Homo sapiens) che colonizzarono l’Europa 41-40 mila anni fa? Se, da un lato, il confronto con il DNA fossile neandertaliano rivela le tracce di un flusso genico verso i sapiens euro-asiatici, dall’altro l’archeologia esclude contatti tra le due forme biologiche, sostenendo piuttosto l’emergenza autonoma, da parte dei Neandertal, di certe invenzioni nella scheggiatura della pietra, la lavorazione dell’osso e, appunto, l’impiego di materiali ad uso ornamentale: conchiglie marine e canini di volpe e di orso perforati suggeriscono un’attenzione verso l’adorno del corpo o degli abiti, arricchita dall’impiego di polveri coloranti ricavate dalla triturazione di ossidi di ferro e manganese. […]
Neandertal: un poco di vanità
PERESANI, Marco;ROMANDINI, Matteo;
2011
Abstract
In Veneto la Grotta di Fumane continua a riservarci sorprese con reperti ossei che attestano l’uso di penne e unghielli di grandi rapaci come ornamento: una scoperta che cambia il modo di guardare ai nostri lontani cugini neandertaliani Estremamente vivo e ricco di colpi di scena appare il dibattito scientifico sull’Uomo di Neandertal, la sua biologia, la vita sociale, la sussistenza e soprattutto il comportamento simbolico. Un aspetto, quest’ultimo, che marca uno dei picchi di attenzione da parte degli antropologi, in quanto intimamente legato alla scomparsa dei nostri “cugini” tra 50 e 40 mila anni fa: quali sistemi di identificazione adottavano per loro stessi, le proprie famiglie e i membri dei clan, sempre che una qualche struttura sociale ne contemplasse l’esistenza? Gli interrogativi non lasciano dubbi: identificare tra i Neandertal comportamenti etnograficamente “moderni”, cioè più prossimi al modo “sapiens” di pensare e strutturare la società, porta inevitabilmente a interrogarsi sulla loro origine: fu autoctona o il risultato di interazioni con i primi Uomini Anatomicamente Moderni (Homo sapiens) che colonizzarono l’Europa 41-40 mila anni fa? Se, da un lato, il confronto con il DNA fossile neandertaliano rivela le tracce di un flusso genico verso i sapiens euro-asiatici, dall’altro l’archeologia esclude contatti tra le due forme biologiche, sostenendo piuttosto l’emergenza autonoma, da parte dei Neandertal, di certe invenzioni nella scheggiatura della pietra, la lavorazione dell’osso e, appunto, l’impiego di materiali ad uso ornamentale: conchiglie marine e canini di volpe e di orso perforati suggeriscono un’attenzione verso l’adorno del corpo o degli abiti, arricchita dall’impiego di polveri coloranti ricavate dalla triturazione di ossidi di ferro e manganese. […]I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.