Il Diritto contemporaneo denuncia la sua profonda inadeguatezza, ammettendo di non avere parole adeguate per esprimere la cultura del riciclo edilizio e urbano. La disciplina urbanistica, che sul potere del primo continua a fondare la propria legittimazione, non trova pertanto strumenti adeguati per affrontarla responsabilmente, rispondendo in tal modo alle pressanti richieste da parte dei cittadini e delle forze imprenditoriali emergenti. Il persistere di tali aporie non deve sorprenderci, in quanto esso rappresenta semplicemente l’ultimo imbarazzante capitolo di quella divaricazione, operata e promossa dalla Modernità, tra conoscenza sensibile e conoscenza intellegibile, fenomeno e concetto, rispetto alla quale il carattere convenzionale del “contratto sociale” aveva da sempre costituito una mediazione condivisa, capace di tradurre l’instabile dinamismo del “reale” in una convergenza possibile, destinata a diventare temporaneamente la nuova norma, da sottoporre a continua verifica di conformità al “reale” stesso e, pertanto, passibile di una eventuale confutazione. Tale "impasse" metodologico porta a riconsiderare la funzione dirimente del progetto come pratica tentativa ed arrischiante, liberata da forme pregiudiziali di condizionamento, attraverso la quale sia possibile verificare preventivamente l’indice di gradimento delle visioni di trasformazione che si stanno profilando, mettendole a confronto, e giudicandole, nel loro concreto manifestarsi, ovvero alla prova dei fatti. Il volume, pertanto, apre ad un radicale ripensamento del rapporto tra esperienza e disciplina, quanto mai necessario in un periodo di crisi profonda dei valori.
Frammenti per un codice del riciclo urbano
MARZOT, Nicola;
2016
Abstract
Il Diritto contemporaneo denuncia la sua profonda inadeguatezza, ammettendo di non avere parole adeguate per esprimere la cultura del riciclo edilizio e urbano. La disciplina urbanistica, che sul potere del primo continua a fondare la propria legittimazione, non trova pertanto strumenti adeguati per affrontarla responsabilmente, rispondendo in tal modo alle pressanti richieste da parte dei cittadini e delle forze imprenditoriali emergenti. Il persistere di tali aporie non deve sorprenderci, in quanto esso rappresenta semplicemente l’ultimo imbarazzante capitolo di quella divaricazione, operata e promossa dalla Modernità, tra conoscenza sensibile e conoscenza intellegibile, fenomeno e concetto, rispetto alla quale il carattere convenzionale del “contratto sociale” aveva da sempre costituito una mediazione condivisa, capace di tradurre l’instabile dinamismo del “reale” in una convergenza possibile, destinata a diventare temporaneamente la nuova norma, da sottoporre a continua verifica di conformità al “reale” stesso e, pertanto, passibile di una eventuale confutazione. Tale "impasse" metodologico porta a riconsiderare la funzione dirimente del progetto come pratica tentativa ed arrischiante, liberata da forme pregiudiziali di condizionamento, attraverso la quale sia possibile verificare preventivamente l’indice di gradimento delle visioni di trasformazione che si stanno profilando, mettendole a confronto, e giudicandole, nel loro concreto manifestarsi, ovvero alla prova dei fatti. Il volume, pertanto, apre ad un radicale ripensamento del rapporto tra esperienza e disciplina, quanto mai necessario in un periodo di crisi profonda dei valori.File | Dimensione | Formato | |
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