The fourth exhibition, postponed by a year to 1930, is once again held in the Villa Reale of Monza and took the name of IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne. This edition, the last to be held here, marked the transition of the exposition from being held every two years to three years. On this very occasion, two new adjectives were added to the historic title: industriali and moderne, a clear sign of interest for industrial production at the expense of artisanal and regional production. Several of our architects took part with their products or with the setting up of the exposition. This was the case with Fiocchi, Marchetti of Montestrutto, Reggiori, Buzzi, Portaluppi, Ridolfi, Scoccimarro, Ponti, Aloisio, Buffa, Pagano-Pogatschnig, Levi Montalcini, Cuzzi and Ponti. Three buildings were built in the Park of the Villa Reale: la casa del dopolavorista Lovarini, the casa per vacanze of Ponti and Lancia and the innovative and admired casa elettrica, work of some of the Group 7 leaders. Furthermore, on the occasion of this very exhibition, the competition for a villa unifamigliare moderna was banned by Italian architects. As reported by the catalog of the exhibition of the projects - have 'participated in the renewal of our architecture", a statement indicating a clear intention on behalf of the organizers to give more space to architecture as a manifestation of the advancement in technology, lifestyle and art in general. Sumptuous villas and economic ones were excluded, giving freedom "within reasonable limits" to architects regarding the size and location of the project (the sea, city, hill, lake, mountain). The 36 selected projects were on display in the Exhibition Architecture Section. The catalog “36 progetti di ville di architetti italiani”, curated like the exhibition by architects Griffini and Caneva, collects the papers presented on this occasion and is a volume of indisputable quality given the presence of 337 architectural drawings, uncommon for the time, 31 of which are published in color.

In questa occasione fu bandito il concorso per una villa unifamiliare moderna tra gli architetti italiani che hanno “partecipato al rinnovamento ultimo della nostra architettura”, asserzione che indica la chiara intenzione da parte degli organizzatori di dare maggiore spazio all’architettura quale manifestazione del progresso nella tecnologia, nello stile di vita e nell’arte in generale. Furono escluse le ville sontuose e quelle economiche, lasciando libertà agli architetti, “entro ragionevoli limiti”, sulla dimensione e sull’ubicazione del progetto (mare, città, collina, lago, montagna). A corredo della mostra fu pubblicato un volume dal titolo “36 progetti di ville di architetti italiani”, curato (come la sala 15) dagli architetti Griffini e Caneva. Il catalogo era d’indiscutibile pregio data la presenza, non comune per l’epoca, di ben 33 tavole a colori oltre a 304 disegni in bianco-nero. Questi grafici costituiscono senza dubbio un’ampia e interessante campionatura di metodi e tecniche di rappresentazione dell’architettura diffusi e utilizzati in quegli anni. Il problema della pura rappresentazione del progetto di architettura rivolta a un grande pubblico avrà certamente influenzato la redazione dei disegni esposti e la ricerca di un’attrattiva percettiva appare in molti edifici (non in tutti) un elemento importante nella descrizione dell’idea dello spazio. Si trattava inoltre di un concorso, per questo motivo la qualità comunicativa degli elaborati avrà avuto - come tuttora accade in circostanze analoghe - un peso nella ricerca di un disegno “di effetto”, aiutato anche dall’uso del colore, dalle ombre e dell’ambientazione nelle viste prospettiche. Alcune proposte seguirono riflessioni personali, altre si legarono - in continuità o con impulsi di rottura - a questioni più ampie appartenenti alle teorie delle correnti architettoniche e artistiche dell’epoca. Emergono in quest’occasione grandi differenze non solo in merito alla forma dell’architettura (aspetto maggiormente approfondito dagli studi storici), ma anche al ruolo e alla funzione del linguaggio grafico nella comunicazione del progetto. La grande quantità di disegni editi (337), tutti realizzati nel corso di pochi mesi da ben 42 professionisti tra loro differenti per città di provenienza o residenza, età, formazione, appaiono dunque un campione estremante interessante su cui avviare una riflessione sul ruolo del disegno dell’architettura in quel preciso momento storico.

Le ville del concorso della IV Triennale di Monza (1930). Disegno e modello nella comunicazione del progetto

INCERTI, Manuela
2016

Abstract

The fourth exhibition, postponed by a year to 1930, is once again held in the Villa Reale of Monza and took the name of IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne. This edition, the last to be held here, marked the transition of the exposition from being held every two years to three years. On this very occasion, two new adjectives were added to the historic title: industriali and moderne, a clear sign of interest for industrial production at the expense of artisanal and regional production. Several of our architects took part with their products or with the setting up of the exposition. This was the case with Fiocchi, Marchetti of Montestrutto, Reggiori, Buzzi, Portaluppi, Ridolfi, Scoccimarro, Ponti, Aloisio, Buffa, Pagano-Pogatschnig, Levi Montalcini, Cuzzi and Ponti. Three buildings were built in the Park of the Villa Reale: la casa del dopolavorista Lovarini, the casa per vacanze of Ponti and Lancia and the innovative and admired casa elettrica, work of some of the Group 7 leaders. Furthermore, on the occasion of this very exhibition, the competition for a villa unifamigliare moderna was banned by Italian architects. As reported by the catalog of the exhibition of the projects - have 'participated in the renewal of our architecture", a statement indicating a clear intention on behalf of the organizers to give more space to architecture as a manifestation of the advancement in technology, lifestyle and art in general. Sumptuous villas and economic ones were excluded, giving freedom "within reasonable limits" to architects regarding the size and location of the project (the sea, city, hill, lake, mountain). The 36 selected projects were on display in the Exhibition Architecture Section. The catalog “36 progetti di ville di architetti italiani”, curated like the exhibition by architects Griffini and Caneva, collects the papers presented on this occasion and is a volume of indisputable quality given the presence of 337 architectural drawings, uncommon for the time, 31 of which are published in color.
2016
978-88-6923-163-6
In questa occasione fu bandito il concorso per una villa unifamiliare moderna tra gli architetti italiani che hanno “partecipato al rinnovamento ultimo della nostra architettura”, asserzione che indica la chiara intenzione da parte degli organizzatori di dare maggiore spazio all’architettura quale manifestazione del progresso nella tecnologia, nello stile di vita e nell’arte in generale. Furono escluse le ville sontuose e quelle economiche, lasciando libertà agli architetti, “entro ragionevoli limiti”, sulla dimensione e sull’ubicazione del progetto (mare, città, collina, lago, montagna). A corredo della mostra fu pubblicato un volume dal titolo “36 progetti di ville di architetti italiani”, curato (come la sala 15) dagli architetti Griffini e Caneva. Il catalogo era d’indiscutibile pregio data la presenza, non comune per l’epoca, di ben 33 tavole a colori oltre a 304 disegni in bianco-nero. Questi grafici costituiscono senza dubbio un’ampia e interessante campionatura di metodi e tecniche di rappresentazione dell’architettura diffusi e utilizzati in quegli anni. Il problema della pura rappresentazione del progetto di architettura rivolta a un grande pubblico avrà certamente influenzato la redazione dei disegni esposti e la ricerca di un’attrattiva percettiva appare in molti edifici (non in tutti) un elemento importante nella descrizione dell’idea dello spazio. Si trattava inoltre di un concorso, per questo motivo la qualità comunicativa degli elaborati avrà avuto - come tuttora accade in circostanze analoghe - un peso nella ricerca di un disegno “di effetto”, aiutato anche dall’uso del colore, dalle ombre e dell’ambientazione nelle viste prospettiche. Alcune proposte seguirono riflessioni personali, altre si legarono - in continuità o con impulsi di rottura - a questioni più ampie appartenenti alle teorie delle correnti architettoniche e artistiche dell’epoca. Emergono in quest’occasione grandi differenze non solo in merito alla forma dell’architettura (aspetto maggiormente approfondito dagli studi storici), ma anche al ruolo e alla funzione del linguaggio grafico nella comunicazione del progetto. La grande quantità di disegni editi (337), tutti realizzati nel corso di pochi mesi da ben 42 professionisti tra loro differenti per città di provenienza o residenza, età, formazione, appaiono dunque un campione estremante interessante su cui avviare una riflessione sul ruolo del disegno dell’architettura in quel preciso momento storico.
IV Triennale Monza, disegno di Architettura
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