Il progetto di politica economica, politica industriale e politica regionale proposto dal Gruppo di Discussione “Crescita, Investimenti e Territorio“2 , appare chiaro. In sintesi, quelli che seguono appaiono essere i condivisibili passaggi che caratterizzano la proposta progettuale. Innanzitutto è necessario intraprendere con tempestività azioni alternative a quelle promosse dalle politiche di austerità che continuano a deprimere le aspettative e la domanda delle imprese, delle famiglie e delle istituzioni. In questa prospettiva è importante concentrarsi sulle potenzialità del mercato interno e in particolare sulla domanda di beni e servizi che i cittadini esprimono nelle realtà urbane di grande e media dimensione del nostro Paese. Ci si riferisce per esempio alla domanda di infrastrutture per il trasporto locale e per il collegamento con gli hub regionali, nazionali ed internazionali: metropolitane, trasporto leggero urbano, ciclabili, treni regionali ed intercity, aeroporti e relativi collegamenti con la rete ferroviaria locale e nazionale, tangenziali e autostrade capaci di ridurre la congestione metropolitana; si pensa inoltre alla riqualificazione del patrimonio abitativo esistente, alla nuova edilizia residenziale, alle case popolari e agli alloggi universitari; si pensa poi a ospedali, ambulatori, laboratori, centri di ricerca specializzati e alle relative piattaforme telematiche capaci di mettere a sistema le singole realtà sanitarie; ci si riferisce quindi a scuole, università, laboratori e centri di ricerca, ma anche a musei, teatri, cinema, stadi, palestre, parchi, piazze e in generale al ripensamento degli spazi pubblici; si pensa infine alla produzione di energia e allo smaltimento dei rifiuti e quindi ai progetti di riqualificazione dell’aria, dell’acqua, del suolo. L’idea di fondo è che la domanda di beni e servizi espressa dalle città vada sfruttata come strumento di rilancio economico perché capace di trainare il cambiamento strutturale dell’industria italiana e una progressiva trasformazione delle specializzazioni. In questo quadro vengono selezionati alcuni settori strategici a cui diventa necessario rivolgersi in maniera prioritaria: (a) salute, (b) ambiente/energia, (c) cultura e tempo libero, (d) mobilità/logistica, (e) housing, (f) riqualificazione urbana, (g) education. Si ipotizza poi che l’incontro tra domanda e offerta in questi settori strategici abbia bisogno di essere incoraggiato da mirate politiche pubbliche regionali. Si ritiene inoltre che il progetto debba essere parallelamente condiviso da un numero selezionato di soggetti privati che ne condividano la visione di fondo. In generale si tratta di un disegno virtuoso perché se da un lato promuove crescita, occupazione e nuova impresa dall’altro favorisce un miglioramento sostanziale nelle condizioni di vita di milioni di cittadini che vivono nelle realtà urbane del nostro paese.

Politiche per il rilancio dell'industria italiana: settori strategici, cambiamento strutturale e domanda di qualità della vita dei cittadini

DI TOMMASO, Marco Rodolfo
2015

Abstract

Il progetto di politica economica, politica industriale e politica regionale proposto dal Gruppo di Discussione “Crescita, Investimenti e Territorio“2 , appare chiaro. In sintesi, quelli che seguono appaiono essere i condivisibili passaggi che caratterizzano la proposta progettuale. Innanzitutto è necessario intraprendere con tempestività azioni alternative a quelle promosse dalle politiche di austerità che continuano a deprimere le aspettative e la domanda delle imprese, delle famiglie e delle istituzioni. In questa prospettiva è importante concentrarsi sulle potenzialità del mercato interno e in particolare sulla domanda di beni e servizi che i cittadini esprimono nelle realtà urbane di grande e media dimensione del nostro Paese. Ci si riferisce per esempio alla domanda di infrastrutture per il trasporto locale e per il collegamento con gli hub regionali, nazionali ed internazionali: metropolitane, trasporto leggero urbano, ciclabili, treni regionali ed intercity, aeroporti e relativi collegamenti con la rete ferroviaria locale e nazionale, tangenziali e autostrade capaci di ridurre la congestione metropolitana; si pensa inoltre alla riqualificazione del patrimonio abitativo esistente, alla nuova edilizia residenziale, alle case popolari e agli alloggi universitari; si pensa poi a ospedali, ambulatori, laboratori, centri di ricerca specializzati e alle relative piattaforme telematiche capaci di mettere a sistema le singole realtà sanitarie; ci si riferisce quindi a scuole, università, laboratori e centri di ricerca, ma anche a musei, teatri, cinema, stadi, palestre, parchi, piazze e in generale al ripensamento degli spazi pubblici; si pensa infine alla produzione di energia e allo smaltimento dei rifiuti e quindi ai progetti di riqualificazione dell’aria, dell’acqua, del suolo. L’idea di fondo è che la domanda di beni e servizi espressa dalle città vada sfruttata come strumento di rilancio economico perché capace di trainare il cambiamento strutturale dell’industria italiana e una progressiva trasformazione delle specializzazioni. In questo quadro vengono selezionati alcuni settori strategici a cui diventa necessario rivolgersi in maniera prioritaria: (a) salute, (b) ambiente/energia, (c) cultura e tempo libero, (d) mobilità/logistica, (e) housing, (f) riqualificazione urbana, (g) education. Si ipotizza poi che l’incontro tra domanda e offerta in questi settori strategici abbia bisogno di essere incoraggiato da mirate politiche pubbliche regionali. Si ritiene inoltre che il progetto debba essere parallelamente condiviso da un numero selezionato di soggetti privati che ne condividano la visione di fondo. In generale si tratta di un disegno virtuoso perché se da un lato promuove crescita, occupazione e nuova impresa dall’altro favorisce un miglioramento sostanziale nelle condizioni di vita di milioni di cittadini che vivono nelle realtà urbane del nostro paese.
2015
978-88-238-4480-3
Settori strategici, cambiamento strutturale, sostenibilità
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