La risposta dello Stato alle grandi calamità, naturali e antropiche, che hanno colpito l’Italia dalla sua unificazione a oggi, è stata quella di generare una successione di normative sul Governo del Territorio spesso caratterizzate dall’assenza di organicità e di coordinamento; la lista è lunga e coincide con i maggiori disastri. Lo scopo di questa nota è illustrare i principi giuridici, desunti dalla legislazione nazionale ed europea e dall'evoluzione giurisprudenziale degli ultimi decenni, che disciplinano oggi il tema ambientale. In particolare viene preso in esame il difficile coniugio tra la prevedibilità dell’evento catastrofico dal punto di vista scientifico e l'esito del processo sotto il profilo del riconoscimento o meno della colpa, analizzando il concetto di “prevedibilità” che i Giudici hanno utilizzato nei processi celebrati a seguito di alcuni tra i maggiori disastri idrogeologici del dopoguerra italiano: Vajont, Val di Stava, Sarno. Gli aspetti giuridici e scientifici di questi tre casi vanno letti in un'ottica di interazione epistemologica sempre più stretta tra Scienza e Diritto, che ha portato il secondo ad utilizzare nei tribunali le leggi scientifiche universali e statistiche elaborate dalla prima. La rilettura critica degli esiti di questi processi evidenzia una macroscopica sproporzione di scala e una notevole distanza tra la percezione collettiva dell’evento - di enorme lesività e gravità, sia a carico di intere collettività di persone sia nel caso colpisca l’ambiente - e la reazione penale, molto contenuta. Le difficoltà probatorie nel riconoscimento della colpa hanno spesso, come diretta conseguenza, la non rara impunità di fatti di enorme portata.
Disastri idrogeologici: la prevedibilità come "responsabilità" nei processi penali
GHIROTTI, Monica
2015
Abstract
La risposta dello Stato alle grandi calamità, naturali e antropiche, che hanno colpito l’Italia dalla sua unificazione a oggi, è stata quella di generare una successione di normative sul Governo del Territorio spesso caratterizzate dall’assenza di organicità e di coordinamento; la lista è lunga e coincide con i maggiori disastri. Lo scopo di questa nota è illustrare i principi giuridici, desunti dalla legislazione nazionale ed europea e dall'evoluzione giurisprudenziale degli ultimi decenni, che disciplinano oggi il tema ambientale. In particolare viene preso in esame il difficile coniugio tra la prevedibilità dell’evento catastrofico dal punto di vista scientifico e l'esito del processo sotto il profilo del riconoscimento o meno della colpa, analizzando il concetto di “prevedibilità” che i Giudici hanno utilizzato nei processi celebrati a seguito di alcuni tra i maggiori disastri idrogeologici del dopoguerra italiano: Vajont, Val di Stava, Sarno. Gli aspetti giuridici e scientifici di questi tre casi vanno letti in un'ottica di interazione epistemologica sempre più stretta tra Scienza e Diritto, che ha portato il secondo ad utilizzare nei tribunali le leggi scientifiche universali e statistiche elaborate dalla prima. La rilettura critica degli esiti di questi processi evidenzia una macroscopica sproporzione di scala e una notevole distanza tra la percezione collettiva dell’evento - di enorme lesività e gravità, sia a carico di intere collettività di persone sia nel caso colpisca l’ambiente - e la reazione penale, molto contenuta. Le difficoltà probatorie nel riconoscimento della colpa hanno spesso, come diretta conseguenza, la non rara impunità di fatti di enorme portata.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.