In Toscana una stratificata sapienza artigianale permane a connotare la produzione di oggetti ed arredi nel delicato passaggio economico e tecnologico tra XIX e il XX secolo. Nei primi decenni del Novecento numerose manifatture regionali d’eccellenza si impegnano nel conservare e nel valorizzare i magisteri esecutivi storici e, al contempo, perseguono un rinnovamento tecnico e formale condotto, nella quasi totalità dei casi, grazie alla collaborazione con una cultura artistica particolarmente avanzata e sensibile a fertili contaminazioni con le arti applicate. Nel secondo dopoguerra il tessuto produttivo della regione si evolve nel contesto della rinascita sociale ed economica del secondo dopoguerra, dando vita ad un articolato scenario dove permangono fioriture di tradizione artigianale contestualmente ad affermazioni industriali contrassegnate da diversi gradienti di riproducibilità dei prodotti. Dagli anni Cinquanta la Toscana rimane terra di materiali e lavorazioni di altissima qualità e continua ad esprimere figure di artefici in grado di inserirsi nel processo progettuale ed esecutivo da co-protagonisti. A questi si aggiungono nuovi imprenditori illuminati che rinforzano la capacità regionale di attrazione nei confronti di artisti e designer perlopiù provenienti dal resto del paese e dall’estero, che da qui alimentano in modo caratterizzante, e a volte del tutto esclusivo, profili tipologici identitari del design italiano come quelli dell’oggetto d’uso in porcellana o in cristallo, del mobile e dell’imbottito o, ancora, dell’arredo in marmo. La mostra Creativa produzione. La Toscana e il design italiano 1950-1990 (Lucca, Fondazione Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, 13 giugno – 1 novembre 2015) apre lo sguardo su questa fenomenologia di prodotti e su tale coralità di apporti, tentando di ricomporre il quadro delle complesse relazioni tra cultura del progetto e manifatture, optando per queste ultime come chiave di ingresso nell’analisi e di lettura privilegiata, come pure attingendo in prevalenza alla loro memoria storica. Il percorso espositivo presenta infatti una selezione delle più significative realtà produttive della regione, valorizzate attraverso testimonianze dei loro archivi e delle loro collezioni, nel dipanarsi delle tante storie intrecciate di imprese, artefatti ed autori che hanno finito per caratterizzare in modo indelebile il design italiano degli ultimi cinquant’anni. Si restituisce così la dimensione e l’articolazione di una creatività per molti versi peculiare, che è frutto di un fortunato connubio tra eccellenze materiche ed esecutive, spirito imprenditoriale e multiforme genialità di artisti e designer. L’esposizione è punteggiata da alcune opere recenti a dimostrazione del fatto che questa Creativa produzione è ancora, in buona parte, in divenire. Davide Turrini è membro del comitato scientifico della mostra, ne è curatore (in collaborazione) ed è curatore del catalogo (in collaborazione).
Creativa produzione. La Toscana e il design italiano 1950-1990
TURRINI, Davide;
2015
Abstract
In Toscana una stratificata sapienza artigianale permane a connotare la produzione di oggetti ed arredi nel delicato passaggio economico e tecnologico tra XIX e il XX secolo. Nei primi decenni del Novecento numerose manifatture regionali d’eccellenza si impegnano nel conservare e nel valorizzare i magisteri esecutivi storici e, al contempo, perseguono un rinnovamento tecnico e formale condotto, nella quasi totalità dei casi, grazie alla collaborazione con una cultura artistica particolarmente avanzata e sensibile a fertili contaminazioni con le arti applicate. Nel secondo dopoguerra il tessuto produttivo della regione si evolve nel contesto della rinascita sociale ed economica del secondo dopoguerra, dando vita ad un articolato scenario dove permangono fioriture di tradizione artigianale contestualmente ad affermazioni industriali contrassegnate da diversi gradienti di riproducibilità dei prodotti. Dagli anni Cinquanta la Toscana rimane terra di materiali e lavorazioni di altissima qualità e continua ad esprimere figure di artefici in grado di inserirsi nel processo progettuale ed esecutivo da co-protagonisti. A questi si aggiungono nuovi imprenditori illuminati che rinforzano la capacità regionale di attrazione nei confronti di artisti e designer perlopiù provenienti dal resto del paese e dall’estero, che da qui alimentano in modo caratterizzante, e a volte del tutto esclusivo, profili tipologici identitari del design italiano come quelli dell’oggetto d’uso in porcellana o in cristallo, del mobile e dell’imbottito o, ancora, dell’arredo in marmo. La mostra Creativa produzione. La Toscana e il design italiano 1950-1990 (Lucca, Fondazione Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, 13 giugno – 1 novembre 2015) apre lo sguardo su questa fenomenologia di prodotti e su tale coralità di apporti, tentando di ricomporre il quadro delle complesse relazioni tra cultura del progetto e manifatture, optando per queste ultime come chiave di ingresso nell’analisi e di lettura privilegiata, come pure attingendo in prevalenza alla loro memoria storica. Il percorso espositivo presenta infatti una selezione delle più significative realtà produttive della regione, valorizzate attraverso testimonianze dei loro archivi e delle loro collezioni, nel dipanarsi delle tante storie intrecciate di imprese, artefatti ed autori che hanno finito per caratterizzare in modo indelebile il design italiano degli ultimi cinquant’anni. Si restituisce così la dimensione e l’articolazione di una creatività per molti versi peculiare, che è frutto di un fortunato connubio tra eccellenze materiche ed esecutive, spirito imprenditoriale e multiforme genialità di artisti e designer. L’esposizione è punteggiata da alcune opere recenti a dimostrazione del fatto che questa Creativa produzione è ancora, in buona parte, in divenire. Davide Turrini è membro del comitato scientifico della mostra, ne è curatore (in collaborazione) ed è curatore del catalogo (in collaborazione).I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.