Il Veneto rappresenta un’eccellenza per l’archeologia del Paleolitico e del Mesolitico. Per il Paleolitico inferiore le testimonianze sono numerose nei Monti Lessini, ma si tratta di schegge spesse, talvolta ritoccate ed associate a qualche bifacciale di difficile collocazione cronologica. Di contro, il Paleolitico medio offre numerosi dati sulle dinamiche insediative, la mobilità e le strategie economiche in una vasta fascia territoriale compresa tra i margini dell’alta pianura e la media montagna fino circa a 1.600 metri di altitudine. La sequenza culturale è scandita lungo le principali stratigrafie e in particolare a Grotta di Fumane, che mostra variabilità sul piano tecnologico e tipologico delle industrie litiche. Le dinamiche della presenza musteriana nella regione, soprattutto nel comprensorio tra Monti Lessini e area Euganeo-Berica attestano varie integrazioni nel sistema di occupazione, dove l’attività venatoria è indirizzata alle risorse locali in accordo con le condizioni ecologiche specifiche ad ogni sito. Il successivo Paleolitico superiore è rappresentato dai principali tecno-complessi, alcuni dei quali figurano come peculiari alla penisola italiana. Attestato a Fumane nella posizione più settentrionale dell’areale finora noto, l’Uluzziano marca un significativo passaggio culturale a livello tecnologico. Nuovamente, Grotta di Fumane appare come uno dei siti chiave per il Protoaurignaziano dove strutture d’abitato, insiemi archeozoologici, industrie litiche e su materia dura animale, oggetti ornamentali e pietre decorate offrono innumerevoli opportunità per lo studio di questa fase cruciale dell’evoluzione bio-culturale umana. Ad essa segue il Gravettiano, rappresentato nella regione da una documentazione più effimera nelle cavità dei Colli Berici, frequentate anche durante l’Epigravettiano antico con attestazioni di predazione dell’orso delle caverne e utilizzo di selce appenninica marchigiana. La regione conserva importanti archivi del Tardoglaciale, che registrano gli effetti globali del miglioramento climatico tradotti nel ritiro glaciale e nell’espansione forestale con la risalita del limite superiore degli alberi a quote superiori a 1.000 m. Lo scenario favorisce la penetrazione antropica nelle Prealpi e nelle Dolomiti lungo i fondovalle e gli altipiani intermedi sfruttati per la caccia agli ungulati e alla marmotta, grazie all’installazione di campi temporanei all’aperto in vicinanza di ambienti umidi, in posizione rilevata, accando a pareti rocciose oppure in riparo sottoroccia. Culturalmente, questa fase dell’Epigravettiano mostra modificazioni tipologiche e una variabilità nei sistemi tecnici con tendenza verso la semplificazione dei progetti. La transizione con il Mesolitico antico vede ulteriori cambiamenti nei sistemi tecnici e, a partire dalla fase antica del Sauveterriano, uno sviluppo del quadro insediativo gravitante dalla gronda lagunare alla fascia delle risorgive, per estendersi alle fasce pedecollinari, ai fondovalle con i ripari sottoroccia e all’ecotono tra il piano montano e quello alpino nel cuore delle Dolomiti.

Il Paleolitico e il Mesolitico del Veneto

PERESANI, Marco
2015

Abstract

Il Veneto rappresenta un’eccellenza per l’archeologia del Paleolitico e del Mesolitico. Per il Paleolitico inferiore le testimonianze sono numerose nei Monti Lessini, ma si tratta di schegge spesse, talvolta ritoccate ed associate a qualche bifacciale di difficile collocazione cronologica. Di contro, il Paleolitico medio offre numerosi dati sulle dinamiche insediative, la mobilità e le strategie economiche in una vasta fascia territoriale compresa tra i margini dell’alta pianura e la media montagna fino circa a 1.600 metri di altitudine. La sequenza culturale è scandita lungo le principali stratigrafie e in particolare a Grotta di Fumane, che mostra variabilità sul piano tecnologico e tipologico delle industrie litiche. Le dinamiche della presenza musteriana nella regione, soprattutto nel comprensorio tra Monti Lessini e area Euganeo-Berica attestano varie integrazioni nel sistema di occupazione, dove l’attività venatoria è indirizzata alle risorse locali in accordo con le condizioni ecologiche specifiche ad ogni sito. Il successivo Paleolitico superiore è rappresentato dai principali tecno-complessi, alcuni dei quali figurano come peculiari alla penisola italiana. Attestato a Fumane nella posizione più settentrionale dell’areale finora noto, l’Uluzziano marca un significativo passaggio culturale a livello tecnologico. Nuovamente, Grotta di Fumane appare come uno dei siti chiave per il Protoaurignaziano dove strutture d’abitato, insiemi archeozoologici, industrie litiche e su materia dura animale, oggetti ornamentali e pietre decorate offrono innumerevoli opportunità per lo studio di questa fase cruciale dell’evoluzione bio-culturale umana. Ad essa segue il Gravettiano, rappresentato nella regione da una documentazione più effimera nelle cavità dei Colli Berici, frequentate anche durante l’Epigravettiano antico con attestazioni di predazione dell’orso delle caverne e utilizzo di selce appenninica marchigiana. La regione conserva importanti archivi del Tardoglaciale, che registrano gli effetti globali del miglioramento climatico tradotti nel ritiro glaciale e nell’espansione forestale con la risalita del limite superiore degli alberi a quote superiori a 1.000 m. Lo scenario favorisce la penetrazione antropica nelle Prealpi e nelle Dolomiti lungo i fondovalle e gli altipiani intermedi sfruttati per la caccia agli ungulati e alla marmotta, grazie all’installazione di campi temporanei all’aperto in vicinanza di ambienti umidi, in posizione rilevata, accando a pareti rocciose oppure in riparo sottoroccia. Culturalmente, questa fase dell’Epigravettiano mostra modificazioni tipologiche e una variabilità nei sistemi tecnici con tendenza verso la semplificazione dei progetti. La transizione con il Mesolitico antico vede ulteriori cambiamenti nei sistemi tecnici e, a partire dalla fase antica del Sauveterriano, uno sviluppo del quadro insediativo gravitante dalla gronda lagunare alla fascia delle risorgive, per estendersi alle fasce pedecollinari, ai fondovalle con i ripari sottoroccia e all’ecotono tra il piano montano e quello alpino nel cuore delle Dolomiti.
2015
978-88-6045-056-2
Paleolitico, Mesolitico, Paleoantropologia, Paleoecologia, Veneto
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