Le vicende urbane sono state - e sono - utilmente indagate, in genere, attraverso strumenti consolidati. I quali, tuttavia, non potranno mai essere in grado di restituire, se non per grandi linee, quella storia silenziosa ed anonima connessa con le trasformazioni che hanno interessato l’edilizia storica di base, vale a dire il “tessuto connettivo” delle città sul quale si innestano gli episodi edilizi “specialistici” portatori di linguaggi architettonici maggiormente complessi, financo artistici. È proprio questo “tessuto connettivo” - che forma la gran parte degli organismi urbani storici - a costituire l’oggetto della presente ricerca. I recenti eventi sismici - che negli ultimi anni hanno inflitto, proprio ai centri storici, i danni maggiori - rendono urgente il bisogno di un’efficace pianificazione degli interventi migliorativi, al fine di raggiungere un adeguato abbassamento del livello di vulnerabilità. La natura aggregata dell’edificato, nonostante la presenza di più proprietari, richiede che gli interventi vengano progettati non per la singola unità immobiliare, bensì per tutto l’edificio di cui essa partecipa. Ne risulta che l’unità di base per la pianificazione degli interventi può prescindere dalla suddivisione proprietaria. L’Unità Minima di Intervento (di seguito U.M.I.) deve pertanto essere determinata in relazione agli obiettivi dell’intervento stesso: salvaguardia del valore testimoniale e della leggibilità tipologica, miglioramento sismico e della prestazione energetica ecc.. Il processo di riconoscimento negli aggregati urbani di unità minime (U.M.I.) non è tuttavia operazione semplice da effettuarsi, in particolare a causa delle numerose trasformazioni seriori che caratterizzano l’evoluzione dell’edilizia di base. Sono, infatti, molto frequenti fenomeni di rifusione e di plurifamiliarizzazione, i quali hanno trasformato in tutto o in parte le unità strutturali originarie rendendole scarsamente identificabili. Oggi, nella fase post-sisma, i Piani di Ricostruzione richiedono - preliminarmente alla loro stesura - il riconoscimento delle U.M.I. attraverso la lettura delle caratteristiche tipologiche e materico-costruttive del tessuto edilizio. Nell’identificazione delle U.M.I. le esigenze tecnico-economiche legate alla pianificazione, impongono, il più delle volte, un’organizzazione del lavoro indipendente dalla natura tipologico-strutturale del tessuto, annullando i vantaggi di una corretta indagine dell’episodio urbano. Obiettivo del seguente progetto è quindi la definizione di un protocollo operativo per il controllo delle trasformazioni urbane. Nello specifico tale strumento intende normalizzare l’individuazione delle U.M.I. nell’ambito dei Piani per la Ricostruzione dei centri storici a seguito di eventi catastrofici, con particolare riferimento agli eventi sismici. Un corretto riconoscimento delle U.M.I. non è legato esclusivamente alla valutazione del rischio sismico o alla pianificazione post-emergenziale. La crescente attenzione all’efficienza energetica degli edifici impone oggi, anche in ambito storico, il miglioramento degli standard prestazionali. Tale risultato è ottenuto, nella maggior parte dei casi, attraverso l’intervento sulla singola unità immobiliare, spostando il punto di vista dall’intero edificio al singolo ambiente, finanche al singolo elemento tecnico. Approccio, quest’ultimo, che a fronte di una maggiore semplicità esecutiva (non è necessaria alcuna concertazione tra i proprietari), da una parte acutizza la frammentarietà dell’intervento e, dall’altra, non rappresenta la soluzione migliore sotto il profilo prestazionale. La determinazione delle U.M.I. deve essere inoltre finalizzata al controllo di numerosi altri aspetti legati al carattere aggregato dell’edilizia storica. Tra questi vale solo la pena di ricordare obiettivi di inclusività sociale, sostenibilità dell’intervento, gestione degli spazi esterni e, più in generale, di ottimizzazione delle risorse volte al recupero intelligente e diversificato (e quindi, efficiente) dei tessuti storici. Sono infine innumerevoli le opportunità offerte dalla conoscenza diretta delle U.M.I.: la possibilità di ottenere mappe della vulnerabilità dei centri storici nella fase di mitigazione del rischio, di redazione di piani del colore nell’ambito del recupero dei caratteri tradizionali di un luogo, di pianificazione della viabilità anche in situazione di emergenza, ecc..

Individuazione di criteri per la valutazione della vulnerabilità e la definizione delle politiche di intervento volte alla riduzione del rischio sismico nell’ambito di tessuti urbani di edilizia storica di base.

DALLA NEGRA, Riccardo
2013

Abstract

Le vicende urbane sono state - e sono - utilmente indagate, in genere, attraverso strumenti consolidati. I quali, tuttavia, non potranno mai essere in grado di restituire, se non per grandi linee, quella storia silenziosa ed anonima connessa con le trasformazioni che hanno interessato l’edilizia storica di base, vale a dire il “tessuto connettivo” delle città sul quale si innestano gli episodi edilizi “specialistici” portatori di linguaggi architettonici maggiormente complessi, financo artistici. È proprio questo “tessuto connettivo” - che forma la gran parte degli organismi urbani storici - a costituire l’oggetto della presente ricerca. I recenti eventi sismici - che negli ultimi anni hanno inflitto, proprio ai centri storici, i danni maggiori - rendono urgente il bisogno di un’efficace pianificazione degli interventi migliorativi, al fine di raggiungere un adeguato abbassamento del livello di vulnerabilità. La natura aggregata dell’edificato, nonostante la presenza di più proprietari, richiede che gli interventi vengano progettati non per la singola unità immobiliare, bensì per tutto l’edificio di cui essa partecipa. Ne risulta che l’unità di base per la pianificazione degli interventi può prescindere dalla suddivisione proprietaria. L’Unità Minima di Intervento (di seguito U.M.I.) deve pertanto essere determinata in relazione agli obiettivi dell’intervento stesso: salvaguardia del valore testimoniale e della leggibilità tipologica, miglioramento sismico e della prestazione energetica ecc.. Il processo di riconoscimento negli aggregati urbani di unità minime (U.M.I.) non è tuttavia operazione semplice da effettuarsi, in particolare a causa delle numerose trasformazioni seriori che caratterizzano l’evoluzione dell’edilizia di base. Sono, infatti, molto frequenti fenomeni di rifusione e di plurifamiliarizzazione, i quali hanno trasformato in tutto o in parte le unità strutturali originarie rendendole scarsamente identificabili. Oggi, nella fase post-sisma, i Piani di Ricostruzione richiedono - preliminarmente alla loro stesura - il riconoscimento delle U.M.I. attraverso la lettura delle caratteristiche tipologiche e materico-costruttive del tessuto edilizio. Nell’identificazione delle U.M.I. le esigenze tecnico-economiche legate alla pianificazione, impongono, il più delle volte, un’organizzazione del lavoro indipendente dalla natura tipologico-strutturale del tessuto, annullando i vantaggi di una corretta indagine dell’episodio urbano. Obiettivo del seguente progetto è quindi la definizione di un protocollo operativo per il controllo delle trasformazioni urbane. Nello specifico tale strumento intende normalizzare l’individuazione delle U.M.I. nell’ambito dei Piani per la Ricostruzione dei centri storici a seguito di eventi catastrofici, con particolare riferimento agli eventi sismici. Un corretto riconoscimento delle U.M.I. non è legato esclusivamente alla valutazione del rischio sismico o alla pianificazione post-emergenziale. La crescente attenzione all’efficienza energetica degli edifici impone oggi, anche in ambito storico, il miglioramento degli standard prestazionali. Tale risultato è ottenuto, nella maggior parte dei casi, attraverso l’intervento sulla singola unità immobiliare, spostando il punto di vista dall’intero edificio al singolo ambiente, finanche al singolo elemento tecnico. Approccio, quest’ultimo, che a fronte di una maggiore semplicità esecutiva (non è necessaria alcuna concertazione tra i proprietari), da una parte acutizza la frammentarietà dell’intervento e, dall’altra, non rappresenta la soluzione migliore sotto il profilo prestazionale. La determinazione delle U.M.I. deve essere inoltre finalizzata al controllo di numerosi altri aspetti legati al carattere aggregato dell’edilizia storica. Tra questi vale solo la pena di ricordare obiettivi di inclusività sociale, sostenibilità dell’intervento, gestione degli spazi esterni e, più in generale, di ottimizzazione delle risorse volte al recupero intelligente e diversificato (e quindi, efficiente) dei tessuti storici. Sono infine innumerevoli le opportunità offerte dalla conoscenza diretta delle U.M.I.: la possibilità di ottenere mappe della vulnerabilità dei centri storici nella fase di mitigazione del rischio, di redazione di piani del colore nell’ambito del recupero dei caratteri tradizionali di un luogo, di pianificazione della viabilità anche in situazione di emergenza, ecc..
2013
DALLA NEGRA, Riccardo
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