I recenti eventi sismici emiliani (20 e 29 maggio 2012), legati a strutture frontali dell’Appennino sepolto, hanno mostrato come i danni possano mostrare una gravità molto varabile, anche su distanze molto brevi, a causa della diversa risposta sismica locale. I danni agli edifici sono ovviamente modulati dalla loro vulnerabilità intrinseca, ma appare chiara una forte correlazione fra lesioni dell’edificato, caratteri geomorfologici ed architettura stratigrafica delle prime decine di metri di sottosuolo. Particolarmente drammatici sono stati gli effetti della liquefazione cosismica di sabbie fluviali negli abitati di Sant’Agostino e San Carlo, in Provincia di Ferrara. I fenomeni di liquefazione hanno indotto vistose risalite in superficie di sabbie, associate ad acque in pressione, anche salmastre, molto probabilmente ricche di metano biogenico. La presenza di gradienti topografici, associati alla preservazione di un dosso fluviale allungato, ha permesso lo sviluppo di estesi fenomeni gravitativi di espansione laterale, che hanno utilizzato strati di sabbie liquefatte come orizzonte di scollamento. In questo contesto, sia la stratigrafia del sottosuolo che la morfologia di superficie appaiono quindi fattori fondamentali nel modulare la risposta sismica locale. La distribuzione dei corpi sedimentari di origine fluviale ha controllato in modo molto marcato gli effetti sismici locali anche in aree in cui i fenomeni di liquefazione hanno avuto un importanza minore o non si sono manifestati, come fra Mirabello e Vigarano Mainarda ed il centro storico di Ferrara. I corpi sedimentari interessati dalla liquefazione cosismica fra Cento e Ferrara sono stati depositati dal Reno in una fase assai recente, a partire dalla metà del XV secolo. Lo studio stratigrafico, integrato dall’analisi delle fonti storiografiche e cartografiche, permette di ricostruire nel dettaglio la rapida progradazione del canale fluviale di origine appenninica all’interno di un’area palustre allungata, a partire dal 1451, fino al 1527, quando fu temporaneamente immesso artificialmente nel fiume Po. Nell’area di Sant’Agostino intorno al 1470-80 si depositò con straordinaria velocità un corpo di sabbie fluviali spesso oltre 5 m. Le indagini paleo sismologiche dell’estate 2012 hanno dimostrato che le fratture legate alla liquefazione del 2012 riattivano analoghe strutture indotte dal forte sisma del novembre 1570. L’alveo fu infine definitivamente abbandonato dal Reno, intorno la metà del XVIII secolo. Questo abbandono molto recente ha fatto si che le morfologie deposizionali del dosso fluviale siano state in buona parte preservate, mantenendo i gradienti necessari ai movimenti gravitativi cosismici. Una ricostruzione delle geometrie tridimensionali dei corpi stratigrafici e della loro storia deposizionale deve perciò fare parte dell’approccio squisitamente interdisciplinare alla zonazione sismica, necessaria alla mitigazione del rischio in queste complesse aree di pianura alluvionale.

Controllo dell’architettura stratigrafica olocenica e dell’assetto geomorfologico sugli effetti locali delle scosse del 2012 del ferrarese occidentale

CAPUTO, Riccardo;MINARELLI, LUCA;STEFANI, Marco
2013

Abstract

I recenti eventi sismici emiliani (20 e 29 maggio 2012), legati a strutture frontali dell’Appennino sepolto, hanno mostrato come i danni possano mostrare una gravità molto varabile, anche su distanze molto brevi, a causa della diversa risposta sismica locale. I danni agli edifici sono ovviamente modulati dalla loro vulnerabilità intrinseca, ma appare chiara una forte correlazione fra lesioni dell’edificato, caratteri geomorfologici ed architettura stratigrafica delle prime decine di metri di sottosuolo. Particolarmente drammatici sono stati gli effetti della liquefazione cosismica di sabbie fluviali negli abitati di Sant’Agostino e San Carlo, in Provincia di Ferrara. I fenomeni di liquefazione hanno indotto vistose risalite in superficie di sabbie, associate ad acque in pressione, anche salmastre, molto probabilmente ricche di metano biogenico. La presenza di gradienti topografici, associati alla preservazione di un dosso fluviale allungato, ha permesso lo sviluppo di estesi fenomeni gravitativi di espansione laterale, che hanno utilizzato strati di sabbie liquefatte come orizzonte di scollamento. In questo contesto, sia la stratigrafia del sottosuolo che la morfologia di superficie appaiono quindi fattori fondamentali nel modulare la risposta sismica locale. La distribuzione dei corpi sedimentari di origine fluviale ha controllato in modo molto marcato gli effetti sismici locali anche in aree in cui i fenomeni di liquefazione hanno avuto un importanza minore o non si sono manifestati, come fra Mirabello e Vigarano Mainarda ed il centro storico di Ferrara. I corpi sedimentari interessati dalla liquefazione cosismica fra Cento e Ferrara sono stati depositati dal Reno in una fase assai recente, a partire dalla metà del XV secolo. Lo studio stratigrafico, integrato dall’analisi delle fonti storiografiche e cartografiche, permette di ricostruire nel dettaglio la rapida progradazione del canale fluviale di origine appenninica all’interno di un’area palustre allungata, a partire dal 1451, fino al 1527, quando fu temporaneamente immesso artificialmente nel fiume Po. Nell’area di Sant’Agostino intorno al 1470-80 si depositò con straordinaria velocità un corpo di sabbie fluviali spesso oltre 5 m. Le indagini paleo sismologiche dell’estate 2012 hanno dimostrato che le fratture legate alla liquefazione del 2012 riattivano analoghe strutture indotte dal forte sisma del novembre 1570. L’alveo fu infine definitivamente abbandonato dal Reno, intorno la metà del XVIII secolo. Questo abbandono molto recente ha fatto si che le morfologie deposizionali del dosso fluviale siano state in buona parte preservate, mantenendo i gradienti necessari ai movimenti gravitativi cosismici. Una ricostruzione delle geometrie tridimensionali dei corpi stratigrafici e della loro storia deposizionale deve perciò fare parte dell’approccio squisitamente interdisciplinare alla zonazione sismica, necessaria alla mitigazione del rischio in queste complesse aree di pianura alluvionale.
2013
geology; Seismic hazard; Stratigraphy
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/2289029
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact