L’articolo analizza, come caso di studio, l’approvazione parlamentare della legge delega sulla riforma del mercato del lavoro (c.d. Jobs Act), comparandola con la precedente riforma omologa (c.d. legge Monti-Fornero), al fine di evidenziare l’analogacstrategia politica dei due diversi governi. In entrambi i casi, le procedure parlamentari sono state accelerate e distorte al fine di presentarsi ai vertici dei capi di governo dell’UE con la riforma del mercato del lavoro approvata il prima possibile. La governance economica si mostra, specie nel caso del Jobs Act, quale legittimazione dell’azione di governo compensativa della carente legittimazione democratico-parlamentare e, contemporaneamente, quale leva per svilire le procedure parlamentari interne. La più vistosa distorsione avutasi nel caso del Jobs Act è data dal tentativo – in parte riuscito – di far approvare al Parlamento una delega “in bianco” al Governo, in violazione del dettato costituzionale (art. 76 Cost.). L’analisi del caso cerca di dimostrare come i precedenti della giurisprudenza costituzionale sui requisiti delle leggi delega siano stati ampiamente strumentalizzati dal Governo; di qui la necessità di rivitalizzare la prescrittività delle regole costituzionali sulle fonti a tutela dei processi democratici interni, quali insostituibili filtri delle istanze economiciste della governance europea.
Riforme del mercato del lavoro e prescrittività delle regole costituzionali sulle fonti
GUAZZAROTTI, Andrea
2014
Abstract
L’articolo analizza, come caso di studio, l’approvazione parlamentare della legge delega sulla riforma del mercato del lavoro (c.d. Jobs Act), comparandola con la precedente riforma omologa (c.d. legge Monti-Fornero), al fine di evidenziare l’analogacstrategia politica dei due diversi governi. In entrambi i casi, le procedure parlamentari sono state accelerate e distorte al fine di presentarsi ai vertici dei capi di governo dell’UE con la riforma del mercato del lavoro approvata il prima possibile. La governance economica si mostra, specie nel caso del Jobs Act, quale legittimazione dell’azione di governo compensativa della carente legittimazione democratico-parlamentare e, contemporaneamente, quale leva per svilire le procedure parlamentari interne. La più vistosa distorsione avutasi nel caso del Jobs Act è data dal tentativo – in parte riuscito – di far approvare al Parlamento una delega “in bianco” al Governo, in violazione del dettato costituzionale (art. 76 Cost.). L’analisi del caso cerca di dimostrare come i precedenti della giurisprudenza costituzionale sui requisiti delle leggi delega siano stati ampiamente strumentalizzati dal Governo; di qui la necessità di rivitalizzare la prescrittività delle regole costituzionali sulle fonti a tutela dei processi democratici interni, quali insostituibili filtri delle istanze economiciste della governance europea.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.