Il Jobs Act del Governo Renzi è annunciato come una indispensabile riforma strutturale chiesta dall’Europa per rendere più flessibile il mercato del lavoro italiano e contrastare il dualismo tra lavoratori protetti e coloro che non hanno protezioni, garantendo a questi ultimi maggiori tutele di mercato. Intende anche avviare una «campagna di fiducia» per imprese e mercati, ed indurre una crescita della domanda di lavoro e quindi dell’occupazione, garantendo più flessibilità in entrata ed in uscita. Si tratta della ennesima riforma del mercato del lavoro italiano, che dichiara però - a differenza di quelle passate - di voler estendere le tutele a tutti, trasferendo le protezioni dal posto di lavoro al mercato, estendendole agli esclusi con il sostegno del soggetto pubblico. Ma è vero tutto ciò, oppure è solo un ennesimo annuncio? Ed è quello di cui abbiamo davvero bisogno? In questo lavoro si discutono le omissioni contenute nella legge delega in discussione al Parlamento e le contraddizioni presenti nella riforma annunciata. Essa appare in verità una riforma a costo zero, in tutta continuità con le precedenti riforme realizzate dagli anni ’90. Nonostante gli annunci invitino a scommettere sull’effetto fiducia imprese e mercati, resi liberi dai vincoli posti dalle norme del lavoro, rimangono i problemi strutturali dell’economia italiana, stagnazione della produttività, e quelli di domanda aggregata e sua composizione, accentuati dallo stato di profonda depressione dell’eurozona. Il Jobs Act a ciò non fornisce risposte.

Confronto: Sulla riforma del mercato del lavoro

PINI, Paolo
2015

Abstract

Il Jobs Act del Governo Renzi è annunciato come una indispensabile riforma strutturale chiesta dall’Europa per rendere più flessibile il mercato del lavoro italiano e contrastare il dualismo tra lavoratori protetti e coloro che non hanno protezioni, garantendo a questi ultimi maggiori tutele di mercato. Intende anche avviare una «campagna di fiducia» per imprese e mercati, ed indurre una crescita della domanda di lavoro e quindi dell’occupazione, garantendo più flessibilità in entrata ed in uscita. Si tratta della ennesima riforma del mercato del lavoro italiano, che dichiara però - a differenza di quelle passate - di voler estendere le tutele a tutti, trasferendo le protezioni dal posto di lavoro al mercato, estendendole agli esclusi con il sostegno del soggetto pubblico. Ma è vero tutto ciò, oppure è solo un ennesimo annuncio? Ed è quello di cui abbiamo davvero bisogno? In questo lavoro si discutono le omissioni contenute nella legge delega in discussione al Parlamento e le contraddizioni presenti nella riforma annunciata. Essa appare in verità una riforma a costo zero, in tutta continuità con le precedenti riforme realizzate dagli anni ’90. Nonostante gli annunci invitino a scommettere sull’effetto fiducia imprese e mercati, resi liberi dai vincoli posti dalle norme del lavoro, rimangono i problemi strutturali dell’economia italiana, stagnazione della produttività, e quelli di domanda aggregata e sua composizione, accentuati dallo stato di profonda depressione dell’eurozona. Il Jobs Act a ciò non fornisce risposte.
2015
Pini, Paolo
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