Prendendo avvio dagli studi sulla situazione dell’infanzia negli anni fra il 1938 e il 1945 e da numerose testimonianze dei sopravvissuti alla Shoah, l’azione scenica intende offrire un momento di riflessione coinvolgente su un tema delicato come l’arresto, la separazione dagli affetti familiari, la deportazione, lo sterminio di migliaia di bambini e bambine da ogni parte d’Europa. Molti di questi episodi sono noti e studiati, altri sono venuti alla luce di recente, su altri probabilmente c’è da indagare ancora. Da un’approfondita esplorazione di numerosi testi e materiali di varia natura si è realizzato non uno spettacolo nel senso convenzionale del termine, ma una “azione” (o testimonianza, o atto di memoria) costruita tramite i linguaggi della pluriennale ricerca teatrale sperimentata nel laboratorio del Centro Teatrale Universitario. Siamo infatti convinti che parole, gesti, oggetti, corpi in azione, musiche possano contribuire ad “attrarre” lo spettatore in maniera emotiva, ma non retorica, su un tema difficile e coinvolgente, osservato anche con gli occhi e dalla parte dei bambini. La narrazione si svolge in uno spazio e in un tempo indefiniti, con continui rimandi tra la contemporaneità e quel recente passato che fa da sfondo. Una costrizione “necessaria” voluta non per prendere le distanze e distaccarsi, ma per evidenziare come una riflessione su simili crimini e orrori dell’umanità sia ancora oggi obbligatoria. Per questo le voci di quei bambini possono ancora risuonare e dirci “sì, ci hanno feriti, annientati, uccisi… ma non ci hanno cancellati… siamo ancora tra di voi per indurvi a meditare, prendere sempre coscienza e vivere consapevolmente quell’età adulta che a noi è stata negata”

Ma non ci hanno cancellati....

SERAGNOLI, Daniele
2014

Abstract

Prendendo avvio dagli studi sulla situazione dell’infanzia negli anni fra il 1938 e il 1945 e da numerose testimonianze dei sopravvissuti alla Shoah, l’azione scenica intende offrire un momento di riflessione coinvolgente su un tema delicato come l’arresto, la separazione dagli affetti familiari, la deportazione, lo sterminio di migliaia di bambini e bambine da ogni parte d’Europa. Molti di questi episodi sono noti e studiati, altri sono venuti alla luce di recente, su altri probabilmente c’è da indagare ancora. Da un’approfondita esplorazione di numerosi testi e materiali di varia natura si è realizzato non uno spettacolo nel senso convenzionale del termine, ma una “azione” (o testimonianza, o atto di memoria) costruita tramite i linguaggi della pluriennale ricerca teatrale sperimentata nel laboratorio del Centro Teatrale Universitario. Siamo infatti convinti che parole, gesti, oggetti, corpi in azione, musiche possano contribuire ad “attrarre” lo spettatore in maniera emotiva, ma non retorica, su un tema difficile e coinvolgente, osservato anche con gli occhi e dalla parte dei bambini. La narrazione si svolge in uno spazio e in un tempo indefiniti, con continui rimandi tra la contemporaneità e quel recente passato che fa da sfondo. Una costrizione “necessaria” voluta non per prendere le distanze e distaccarsi, ma per evidenziare come una riflessione su simili crimini e orrori dell’umanità sia ancora oggi obbligatoria. Per questo le voci di quei bambini possono ancora risuonare e dirci “sì, ci hanno feriti, annientati, uccisi… ma non ci hanno cancellati… siamo ancora tra di voi per indurvi a meditare, prendere sempre coscienza e vivere consapevolmente quell’età adulta che a noi è stata negata”
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