Terra di conquistadores, il Centro America vide gli ordini religiosi come una delle componenti più attive del processo di colonizzazione. All’interno delle città la loro presenza è ancora adesso testimoniata dal numero eccezionale di complessi ecclesiali che vennero innalzati tra il XVI ed il XVII secolo. L’antica capitale del Guatemala, ad esempio, mostra una chiesa – nella metà dei casi con annesso convento – nella quasi totalità dei 36 barrios che costituiscono l’ippodamea trama urbana. A seguito del catastrofico terremoto di “Santa Marta” del 1773 la città, patrimonio UNESCO dal 1979, fu rasa quasi interamente al suolo; le fabbriche maggiori vennero a più riprese restaurate e consolidate conseguentemente ai continui danni causati dagli eventi sismici che si susseguirono negli anni. Attualmente si contano 26 iglesias (19 consolidate e 7 allo stato di rovina), di cui solo 11 riaperte parzialmente al culto, e 12 ermitas. L'articolo concerne un progetto pilota – elaborato da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Firenze (DIDA: Dipartimento di Architettura) e dell’Universidad de San Carlos de Guatemala (CIFA: Centro de Investigaciones de La Faculta de Arquitectura) – che ha come fine quello rilevare e analizzare dal punto di vista stilistico e formale alcuni esempi significativi di tali fabbriche in modo da individuare i loro archetipi e, conseguentemente, di consentire agli studiosi di formulare delle ipotesi sull’aspetto originario dei manufatti mutili, anche attraverso tecniche di anastilosi e ricostruzione virtuale. L’insieme di tali dati desunti dal rilievo digitale, infatti, oltre a documentare lo stato conservativo del bene, permette di realizzare dei modelli 3D ottimizzati e multifunzione, impiegabili con varie finalità, compresa quella legata alla divulgazione degli studi realizzati sui manufatti.
Gli edifici religiosi di Santiago de Guatemala: archetipi e modelli interpretativi
LAVORATTI, GAIA;
2013
Abstract
Terra di conquistadores, il Centro America vide gli ordini religiosi come una delle componenti più attive del processo di colonizzazione. All’interno delle città la loro presenza è ancora adesso testimoniata dal numero eccezionale di complessi ecclesiali che vennero innalzati tra il XVI ed il XVII secolo. L’antica capitale del Guatemala, ad esempio, mostra una chiesa – nella metà dei casi con annesso convento – nella quasi totalità dei 36 barrios che costituiscono l’ippodamea trama urbana. A seguito del catastrofico terremoto di “Santa Marta” del 1773 la città, patrimonio UNESCO dal 1979, fu rasa quasi interamente al suolo; le fabbriche maggiori vennero a più riprese restaurate e consolidate conseguentemente ai continui danni causati dagli eventi sismici che si susseguirono negli anni. Attualmente si contano 26 iglesias (19 consolidate e 7 allo stato di rovina), di cui solo 11 riaperte parzialmente al culto, e 12 ermitas. L'articolo concerne un progetto pilota – elaborato da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Firenze (DIDA: Dipartimento di Architettura) e dell’Universidad de San Carlos de Guatemala (CIFA: Centro de Investigaciones de La Faculta de Arquitectura) – che ha come fine quello rilevare e analizzare dal punto di vista stilistico e formale alcuni esempi significativi di tali fabbriche in modo da individuare i loro archetipi e, conseguentemente, di consentire agli studiosi di formulare delle ipotesi sull’aspetto originario dei manufatti mutili, anche attraverso tecniche di anastilosi e ricostruzione virtuale. L’insieme di tali dati desunti dal rilievo digitale, infatti, oltre a documentare lo stato conservativo del bene, permette di realizzare dei modelli 3D ottimizzati e multifunzione, impiegabili con varie finalità, compresa quella legata alla divulgazione degli studi realizzati sui manufatti.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.