INTRODUZIONE La salinizzazione degli acquiferi costieri rappresenta un’emergenza ben nota, dovuta essenzialmente a due motivi: l’estrazione di acqua dolce a ritmi superiori alla ricarica dei corpi acquiferi e la subsidenza che, qualora determini l’abbassamento della superficie topografica al di sotto del livello medio del mare (l.m.m.), impediscono la formazione di un acquifero freatico ad acque dolci sovrastante le acque salmastre, più dense, favorendo quindi l’intrusione dell’acqua salata dal mare. La conoscenza del modello idrogeologico concettuale costituisce pertanto la base essenziale per poter effettuare scelte corrette non solo per il monitoraggio delle risorse idriche sotterranee, ma anche per la loro gestione e risanamento. Dati e modello sono infatti necessari per la delineazione di modelli idrodinamici che, pur con certe limitazioni, possono predire la risposta degli acquiferi in accordo con ipotetici scenari di risanamento, ed inoltre essere utili per la definizione di aree adatte alla messa in opera di campi pozzi, oltre che per la definizione delle variazioni spazio-temporali della posizione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata. Tale operazione può essere ottenuta mediante tecniche di indagine che usino metodi diretti e/o indiretti. I primi sono ovviamente necessari ma costosi, oltre che lenti, e da usare con cautela in problematiche di questo tipo. Al contrario i metodi geofisici sono non invasivi, ripetibili e soprattutto molto più veloci; hanno peraltro bisogno di taratura, che avviene ricorrendo alla misura diretta delle stesse proprietà fisiche in un numero limitato di perforazioni. I metodi geofisici, che vengono largamente usati con successo da molti decenni nel campo dell’idrogeologia, si basano in generale sulla stima della resistività, che può essere eseguita con varie modalità e sorgenti, sia in corrente continua che alternata (metodi geoelettrici od elettromagnetici). Al metodo geoelettrico viene vantaggiosamente spesso affiancata la Polarizzazione Indotta (Telford et al., 1990, Santarato e Abu-Zeid, 1998). Il successo di ogni campagna di misure geoelettriche od elettromagnetiche dipende soprattutto dal contrasto di resistività e dal rapporto profondità/dimensioni dei corpi da rilevare. Si deve comunque notare che l’uso di questi metodi come strumento di monitoraggio non è purtroppo così diffuso, benché il progresso dell’elettronica abbia portato negli ultimi anni alla costruzione di apparecchiature flessibili e ad alto rendimento sul campo (georesistivimetri “multielettrodo” per la prospezione geoelettrica tomografica; strumenti per indagini elettromagnetiche sia nel dominio del tempo che della frequenza). Nella presente nota si riportano sinteticamente i risultati salienti di una prospezione di resistività elettrica eseguita per conto dell’Amministrazione Provinciale di Ferrara, in un’ampia area della fascia costiera di competenza, tra Porto Garibaldi e Lido di Spina (Fig. 1), utilizzando il cosiddetto metodo FDEM (Frequency Domain Electro- Magnetism).

MONITORAGGIO GEOFISICO DEL FENOMENO DELLA SALINIZZAZIONE DELLA FALDA ACQUIFERA IN AREE COSTIERE MEDIANTE INDAGINI ELETTROMAGNETICHE DI TIPO FDEM: UN ESEMPIO DI STUDIO

ABU-ZEID, Nasser;SANTARATO, Giovanni
2005

Abstract

INTRODUZIONE La salinizzazione degli acquiferi costieri rappresenta un’emergenza ben nota, dovuta essenzialmente a due motivi: l’estrazione di acqua dolce a ritmi superiori alla ricarica dei corpi acquiferi e la subsidenza che, qualora determini l’abbassamento della superficie topografica al di sotto del livello medio del mare (l.m.m.), impediscono la formazione di un acquifero freatico ad acque dolci sovrastante le acque salmastre, più dense, favorendo quindi l’intrusione dell’acqua salata dal mare. La conoscenza del modello idrogeologico concettuale costituisce pertanto la base essenziale per poter effettuare scelte corrette non solo per il monitoraggio delle risorse idriche sotterranee, ma anche per la loro gestione e risanamento. Dati e modello sono infatti necessari per la delineazione di modelli idrodinamici che, pur con certe limitazioni, possono predire la risposta degli acquiferi in accordo con ipotetici scenari di risanamento, ed inoltre essere utili per la definizione di aree adatte alla messa in opera di campi pozzi, oltre che per la definizione delle variazioni spazio-temporali della posizione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata. Tale operazione può essere ottenuta mediante tecniche di indagine che usino metodi diretti e/o indiretti. I primi sono ovviamente necessari ma costosi, oltre che lenti, e da usare con cautela in problematiche di questo tipo. Al contrario i metodi geofisici sono non invasivi, ripetibili e soprattutto molto più veloci; hanno peraltro bisogno di taratura, che avviene ricorrendo alla misura diretta delle stesse proprietà fisiche in un numero limitato di perforazioni. I metodi geofisici, che vengono largamente usati con successo da molti decenni nel campo dell’idrogeologia, si basano in generale sulla stima della resistività, che può essere eseguita con varie modalità e sorgenti, sia in corrente continua che alternata (metodi geoelettrici od elettromagnetici). Al metodo geoelettrico viene vantaggiosamente spesso affiancata la Polarizzazione Indotta (Telford et al., 1990, Santarato e Abu-Zeid, 1998). Il successo di ogni campagna di misure geoelettriche od elettromagnetiche dipende soprattutto dal contrasto di resistività e dal rapporto profondità/dimensioni dei corpi da rilevare. Si deve comunque notare che l’uso di questi metodi come strumento di monitoraggio non è purtroppo così diffuso, benché il progresso dell’elettronica abbia portato negli ultimi anni alla costruzione di apparecchiature flessibili e ad alto rendimento sul campo (georesistivimetri “multielettrodo” per la prospezione geoelettrica tomografica; strumenti per indagini elettromagnetiche sia nel dominio del tempo che della frequenza). Nella presente nota si riportano sinteticamente i risultati salienti di una prospezione di resistività elettrica eseguita per conto dell’Amministrazione Provinciale di Ferrara, in un’ampia area della fascia costiera di competenza, tra Porto Garibaldi e Lido di Spina (Fig. 1), utilizzando il cosiddetto metodo FDEM (Frequency Domain Electro- Magnetism).
2005
ABU-ZEID, Nasser; Santarato, Giovanni
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