Attorno agli istituti per la definizione amministrativa delle controversie tributarie c’è ancora molta cautela, e a volte diffidenza, ma il loro uso è intenso perché si tratta di uno strumento naturale per risolvere le questioni dubbie. Il volume mette in discussione l’impostazione secondo cui la naturale definizione delle controversie sulla determinazione della capacità contributiva sarebbe davanti a un giudice, come quella secondo cui la natura pubblicistica del credito impedirebbe i consueti accordi tra i litiganti per prevenire l’incertezza e i tempi lunghi delle liti. Anche nel diritto tributario autorità e consenso non si contrappongono, ma si intrecciano e si coordinano; e l’accordo appare come una possibilità strutturale, con l’amministrazione delle finanze che, investita di una funzione di interesse collettivo, dovrebbe essere luogo ideale e privilegiato per raggiungere un’equilibrata composizione dei profili in gioco, evitando un sistematico ricorso al giudice. Il successo avuto dall’accertamento con adesione e dalla conciliazione giudiziale provano del resto il profondo bisogno di dialogo e di interlocuzione nel nostro procedimento amministrativo tributario, e lascia immaginare i risultati che si potrebbero raggiungere con un percorso di composizione delle liti mirato a valorizzare la funzione amministrativa in luogo di quella giurisdizionale che appare ora enormemente dilatata. In questa prospettiva, il volume oltre a soffermarsi sugli istituti di diritto positivo (sia precedenti sia successivi all’autoliquidazione del tributo, dall’adesione alla conciliazione, al ruling internazionale) cerca di sviluppare anche la progettualità di nuove forme di interlocuzione col fisco.

Il consenso nella determinazione dei tributi

CROVATO, Francesco
2012

Abstract

Attorno agli istituti per la definizione amministrativa delle controversie tributarie c’è ancora molta cautela, e a volte diffidenza, ma il loro uso è intenso perché si tratta di uno strumento naturale per risolvere le questioni dubbie. Il volume mette in discussione l’impostazione secondo cui la naturale definizione delle controversie sulla determinazione della capacità contributiva sarebbe davanti a un giudice, come quella secondo cui la natura pubblicistica del credito impedirebbe i consueti accordi tra i litiganti per prevenire l’incertezza e i tempi lunghi delle liti. Anche nel diritto tributario autorità e consenso non si contrappongono, ma si intrecciano e si coordinano; e l’accordo appare come una possibilità strutturale, con l’amministrazione delle finanze che, investita di una funzione di interesse collettivo, dovrebbe essere luogo ideale e privilegiato per raggiungere un’equilibrata composizione dei profili in gioco, evitando un sistematico ricorso al giudice. Il successo avuto dall’accertamento con adesione e dalla conciliazione giudiziale provano del resto il profondo bisogno di dialogo e di interlocuzione nel nostro procedimento amministrativo tributario, e lascia immaginare i risultati che si potrebbero raggiungere con un percorso di composizione delle liti mirato a valorizzare la funzione amministrativa in luogo di quella giurisdizionale che appare ora enormemente dilatata. In questa prospettiva, il volume oltre a soffermarsi sugli istituti di diritto positivo (sia precedenti sia successivi all’autoliquidazione del tributo, dall’adesione alla conciliazione, al ruling internazionale) cerca di sviluppare anche la progettualità di nuove forme di interlocuzione col fisco.
2012
9788858201626
consenso; tributi; accertamento con adesione; conciliazione giudiziale; ruling; accordi
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