Attraverso i risultati della ricerca presentati in questo libro, lo storico complesso architettonico dell’Arcispedale di Sant’Anna emerge non solo nella sua secolare stratificazione, che dalla fine del Trecento con i primi insediamenti di impianto conventuale vede formarsi nella prima metà del XV secolo il complesso del nuovo Ospedale, in seguito ospedale per pazzi e per feriti, visti i problemi di densità e salubrità che i suoi spazi presentavano, fino alla definitiva dismissione nel 1927. A partire dalla fine degli anni Venti e negli anni Trenta del Novecento, prima attraverso i piani urbanistici di Ciro Contini e poi con i progetti a scala urbana e architettonica di Carlo Savonuzzi, questo diventa il luogo di un intervento che si può definire di ri-composizione architettonica più che di restauro. Articolati lungo un nuovo quadrivio urbano, definito dagli sventramenti previsti dal piano urbanistico avviato nel 1930, alcuni edifici pubblici, progettati e diretti per la loro realizzazione dallo stesso Savonuzzi a partire dal 1935, formarono nell’arco di un decennio una vera e propria “cittadella della cultura”, a pochi passi dal cuore della città storica: la scuola Alda Costa, il Museo di Storia Naturale, il Liceo Musicale con la nuova sala concerti, il Dopolavoro ferroviario con la sala cinema. Un intervento di complessiva ricomposizione urbana che coinvolge in un unico processo di trasformazione l’isolato dell’antico ospedale, ritrovando una nuova struttura composta da strade e spazi urbani che sapientemente coinvolgono frammenti di edifici preesistenti. Savonuzzi preferì infatti mascherare il sedime dei frammenti degli edifici rimasti rinnovandone le sembianze esterne ed interne, attraverso la disposizione di superfici di rivestimento in laterizio e in pietra, cornici e modanature in pietra naturale e artificiale, mantenendo le relazioni esistenti tra spazi e volumi principali e secondari, questi ultimi destinati a ospitare i servizi e i sistemi di collegamento. Il progetto di Savonuzzi per il riuso della Prima Sala dell’ospedale quattrocentesco per accogliere la nuova sala concerti del Liceo musicale si inserisce peraltro in un filone di progetti di trasformazione di spazi storici in edifici per lo spettacolo di cui si possono trovare alcune eloquenti tracce nella storia dell’architettura, in particolare del Novecento.
Introduzione. Paradossi della ri-composizione
MASSARENTE, Alessandro
2012
Abstract
Attraverso i risultati della ricerca presentati in questo libro, lo storico complesso architettonico dell’Arcispedale di Sant’Anna emerge non solo nella sua secolare stratificazione, che dalla fine del Trecento con i primi insediamenti di impianto conventuale vede formarsi nella prima metà del XV secolo il complesso del nuovo Ospedale, in seguito ospedale per pazzi e per feriti, visti i problemi di densità e salubrità che i suoi spazi presentavano, fino alla definitiva dismissione nel 1927. A partire dalla fine degli anni Venti e negli anni Trenta del Novecento, prima attraverso i piani urbanistici di Ciro Contini e poi con i progetti a scala urbana e architettonica di Carlo Savonuzzi, questo diventa il luogo di un intervento che si può definire di ri-composizione architettonica più che di restauro. Articolati lungo un nuovo quadrivio urbano, definito dagli sventramenti previsti dal piano urbanistico avviato nel 1930, alcuni edifici pubblici, progettati e diretti per la loro realizzazione dallo stesso Savonuzzi a partire dal 1935, formarono nell’arco di un decennio una vera e propria “cittadella della cultura”, a pochi passi dal cuore della città storica: la scuola Alda Costa, il Museo di Storia Naturale, il Liceo Musicale con la nuova sala concerti, il Dopolavoro ferroviario con la sala cinema. Un intervento di complessiva ricomposizione urbana che coinvolge in un unico processo di trasformazione l’isolato dell’antico ospedale, ritrovando una nuova struttura composta da strade e spazi urbani che sapientemente coinvolgono frammenti di edifici preesistenti. Savonuzzi preferì infatti mascherare il sedime dei frammenti degli edifici rimasti rinnovandone le sembianze esterne ed interne, attraverso la disposizione di superfici di rivestimento in laterizio e in pietra, cornici e modanature in pietra naturale e artificiale, mantenendo le relazioni esistenti tra spazi e volumi principali e secondari, questi ultimi destinati a ospitare i servizi e i sistemi di collegamento. Il progetto di Savonuzzi per il riuso della Prima Sala dell’ospedale quattrocentesco per accogliere la nuova sala concerti del Liceo musicale si inserisce peraltro in un filone di progetti di trasformazione di spazi storici in edifici per lo spettacolo di cui si possono trovare alcune eloquenti tracce nella storia dell’architettura, in particolare del Novecento.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.