I recenti interventi normativi in ambito comunitario per le imprese private e il sempre più fervido lavoro di emanazione da parte degli standard setters internazionali e nazionali, anche per il settore pubblico, hanno fatto sì che l’attenzione della dottrina economico-aziendale in materia di principi contabili (Bastia 1995, Quagli 1999), sia andata fortemente incrementandosi negli ultimi anni (Paolini et al. 2003, Farneti e Pozzoli S. 2005, Santesso e Sostero 2006, Zambon 2006). Focalizzando l’attenzione in maniera specifica sulle aziende pubbliche, a livello nazionale, con ambiti fra loro in una certa misura distinti, ma parzialmente sovrapponentisi, i soggetti che hanno emanato o possono emanare standard contabili sono OIC, Ragioneria Generale dello Stato ed Osservatorio per finanza e la contabilità degli enti locali; tale composito quadro ha portato negli ultimi anni all’emergere di un dispositivo molto variegato di principi e postulati in tema di contabilità pubblica (MEF-RGS 2001-2004, Osservatorio 2002-2006), il che, se da una parte ha consentito la produzione di un ampio dibattito fra gli studiosi, dall’altro ha reso più difficile un’omogenea e condivisa applicazione di tali principi da parte degli standard users. Parallelamente, è venuta affermandosi l’importanza riconosciuta, anche sulla scena nazionale, all’IPSASB, il Board dedito all’emanazione di principi contabili per il settore pubblico istituito nell’ambito dell’IFAC (IFAC-CNDC 2003, Pozzoli M. 2005, Giovanelli 2005); su tale fenomeno ha inciso l’adozione di tali principi da parte di alcune importanti istituzioni internazionali quali Commissione Europea, NATO, ONU, UNESCO per i propri bilanci. Attualmente si sta sviluppando un interessante dibattito dottrinale sulle concrete possibilità di adozione degli IPSAS per la realtà italiana (Anselmi 2006, Borgonovi 2005, Pozzoli S. 2005); tale dibattito è in gran parte incentrato anche su una possibile riforma in senso “full accrual” dei sistemi contabili pubblici, che in gran parte sono ancora fondati prevalentemente su un sistema di contabilità finanziaria (Anselmi 2005, Anessi Pessina 2005, Farneti 2004, D’Alessio 2006). Scopo di questo lavoro, che si compone sostanzialmente di due parti, è quello di fornire un quadro di sintesi dell’attuale “stato dell’arte” in materia di principi contabili pubblici sulla scena nazionale (nella prima parte); scendendo nello specifico dell’analisi, si andrà a considerare in maniera particolare una tipologia di aziende, che in Italia sono in gran parte legate al settore pubblico: le istituzioni del settore culturale. Tali aziende acquisiscono particolare interesse ai fini dell’approfondimento teorico ed empirico delle presenti tematiche, in quanto negli ultimi anni sono risultati fra le tipologie di aziende, appartenenti (o fortemente legate) al settore pubblico, che più di altre hanno dovuto riconsiderare i propri sistemi informativi e gestionali (Bertini 1977, Marchi 1993, Zuccardi Merli 1990) ai fini del conseguimento di una maggiore efficienza ed efficacia, in presenza di un continuo e costante trend decrescente di finanziamenti pubblici, da parte delle istituzioni centrali ed in parte anche da quelle periferiche (Bagdadli 1997, Dubini 1999, Sibilio Parri 2004). Inoltre, le aziende culturali si presentano come fortemente contraddistinte dalla presenza di fattori di natura intangibile (Donato 2004), per tutte le dimensioni tipiche considerate dalla dottrina - capitale umano, organizzativo, relazionale - (Edvinsson e Malone 1997, Sveiby 1997, Lev 2003) quali le capacità artistiche del personale, la “cultura organizzativa” della struttura, il “valore” insito nel patrimonio di proprietà dell’istituzione e quello legato alla qualità delle performance o degli allestimenti, nonché l’attitudine a creare una forte rete di adesione nei propri confronti da parte degli interlocutori sociali e della comunità. Analizzando perciò le specificità di queste aziende, si vogliono mettere in luce quelle che possono essere le potenzialità che il corretto utilizzo di principi contabili generalmente riconosciuti può fornire per una gestione conforme ai principi di efficienza, efficacia ed economicità, oltre che ad un pieno rispetto della trasparenza amministrativa e di accountability verso la collettività. Tale analisi, che sarà lo specifico oggetto di attenzione della seconda parte del lavoro, si pone anche lo scopo di verificare i possibili punti critici nell’utilizzo dei principi contabili. Nel compiere questo percorso, si intende ricorrere, pur all’interno di un quadro volto principalmente all’analisi dei contributi dottrinali e ad una loro sistematizzazione teorica, anche all’utilizzo di alcuni casi, conformemente all’approccio metodologico tipico delle discipline aziendalistiche (Ferraris Franceschi 1998); tali casi provengono da un lavoro di ricerca empirica effettuato dall’Università di Ferrara su nove teatri della regione Emilia – Romagna nell’ambito del PRIN 2005, dal titolo “I cambiamenti contabili nelle amministrazioni pubbliche alla luce degli International Accounting Standard per il settore pubblico”, coordinato dall’Università di Pisa.

Principi contabili, settore pubblico ed aziende culturali: una visione d’insieme

BADIA, Francesco
2008

Abstract

I recenti interventi normativi in ambito comunitario per le imprese private e il sempre più fervido lavoro di emanazione da parte degli standard setters internazionali e nazionali, anche per il settore pubblico, hanno fatto sì che l’attenzione della dottrina economico-aziendale in materia di principi contabili (Bastia 1995, Quagli 1999), sia andata fortemente incrementandosi negli ultimi anni (Paolini et al. 2003, Farneti e Pozzoli S. 2005, Santesso e Sostero 2006, Zambon 2006). Focalizzando l’attenzione in maniera specifica sulle aziende pubbliche, a livello nazionale, con ambiti fra loro in una certa misura distinti, ma parzialmente sovrapponentisi, i soggetti che hanno emanato o possono emanare standard contabili sono OIC, Ragioneria Generale dello Stato ed Osservatorio per finanza e la contabilità degli enti locali; tale composito quadro ha portato negli ultimi anni all’emergere di un dispositivo molto variegato di principi e postulati in tema di contabilità pubblica (MEF-RGS 2001-2004, Osservatorio 2002-2006), il che, se da una parte ha consentito la produzione di un ampio dibattito fra gli studiosi, dall’altro ha reso più difficile un’omogenea e condivisa applicazione di tali principi da parte degli standard users. Parallelamente, è venuta affermandosi l’importanza riconosciuta, anche sulla scena nazionale, all’IPSASB, il Board dedito all’emanazione di principi contabili per il settore pubblico istituito nell’ambito dell’IFAC (IFAC-CNDC 2003, Pozzoli M. 2005, Giovanelli 2005); su tale fenomeno ha inciso l’adozione di tali principi da parte di alcune importanti istituzioni internazionali quali Commissione Europea, NATO, ONU, UNESCO per i propri bilanci. Attualmente si sta sviluppando un interessante dibattito dottrinale sulle concrete possibilità di adozione degli IPSAS per la realtà italiana (Anselmi 2006, Borgonovi 2005, Pozzoli S. 2005); tale dibattito è in gran parte incentrato anche su una possibile riforma in senso “full accrual” dei sistemi contabili pubblici, che in gran parte sono ancora fondati prevalentemente su un sistema di contabilità finanziaria (Anselmi 2005, Anessi Pessina 2005, Farneti 2004, D’Alessio 2006). Scopo di questo lavoro, che si compone sostanzialmente di due parti, è quello di fornire un quadro di sintesi dell’attuale “stato dell’arte” in materia di principi contabili pubblici sulla scena nazionale (nella prima parte); scendendo nello specifico dell’analisi, si andrà a considerare in maniera particolare una tipologia di aziende, che in Italia sono in gran parte legate al settore pubblico: le istituzioni del settore culturale. Tali aziende acquisiscono particolare interesse ai fini dell’approfondimento teorico ed empirico delle presenti tematiche, in quanto negli ultimi anni sono risultati fra le tipologie di aziende, appartenenti (o fortemente legate) al settore pubblico, che più di altre hanno dovuto riconsiderare i propri sistemi informativi e gestionali (Bertini 1977, Marchi 1993, Zuccardi Merli 1990) ai fini del conseguimento di una maggiore efficienza ed efficacia, in presenza di un continuo e costante trend decrescente di finanziamenti pubblici, da parte delle istituzioni centrali ed in parte anche da quelle periferiche (Bagdadli 1997, Dubini 1999, Sibilio Parri 2004). Inoltre, le aziende culturali si presentano come fortemente contraddistinte dalla presenza di fattori di natura intangibile (Donato 2004), per tutte le dimensioni tipiche considerate dalla dottrina - capitale umano, organizzativo, relazionale - (Edvinsson e Malone 1997, Sveiby 1997, Lev 2003) quali le capacità artistiche del personale, la “cultura organizzativa” della struttura, il “valore” insito nel patrimonio di proprietà dell’istituzione e quello legato alla qualità delle performance o degli allestimenti, nonché l’attitudine a creare una forte rete di adesione nei propri confronti da parte degli interlocutori sociali e della comunità. Analizzando perciò le specificità di queste aziende, si vogliono mettere in luce quelle che possono essere le potenzialità che il corretto utilizzo di principi contabili generalmente riconosciuti può fornire per una gestione conforme ai principi di efficienza, efficacia ed economicità, oltre che ad un pieno rispetto della trasparenza amministrativa e di accountability verso la collettività. Tale analisi, che sarà lo specifico oggetto di attenzione della seconda parte del lavoro, si pone anche lo scopo di verificare i possibili punti critici nell’utilizzo dei principi contabili. Nel compiere questo percorso, si intende ricorrere, pur all’interno di un quadro volto principalmente all’analisi dei contributi dottrinali e ad una loro sistematizzazione teorica, anche all’utilizzo di alcuni casi, conformemente all’approccio metodologico tipico delle discipline aziendalistiche (Ferraris Franceschi 1998); tali casi provengono da un lavoro di ricerca empirica effettuato dall’Università di Ferrara su nove teatri della regione Emilia – Romagna nell’ambito del PRIN 2005, dal titolo “I cambiamenti contabili nelle amministrazioni pubbliche alla luce degli International Accounting Standard per il settore pubblico”, coordinato dall’Università di Pisa.
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