La tematica della misurazione delle performance ha ormai assunto da diversi anni, a livello internazionale (Eccles 1991, Kaplan & Norton 1992, 1993, 2001, Simons 1995, 2000) e nazionale (Bergamin Barbato e Collini 1993, Silvi 1995, Marchi e Quagli 1997) un ruolo di rilievo nell’ambito degli studi economico-aziendali, anche con riferimento agli studi applicati specificamente al settore pubblico (Anselmi 2001, Mussari 2001, Borgonovi 2002, Farneti 2004). Nell’ambito di queste tematiche, il presente lavoro intende applicare alcuni degli elementi teorici più rilevanti ad un oggetto di osservazione, le aziende ed istituzioni operanti nell’ambito della gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, per le quali l’utilizzo di una prospettiva economico-aziendale appare particolarmente foriero di risultati positivi (Donato e Badia 2008). In particolare, questo lavoro si va a concentrare sulle organizzazioni che si pongono lo scopo di conservare e valorizzare il patrimonio culturale, riconosciuto dall’Unesco quale “patrimonio mondiale dell’umanità” e per questo inserito nella World Heritage List. Nello specifico, l’analisi si andrà a soffermare su uno strumento a valenza gestionale nel quale si ritiene possano convergere molte delle problematiche da risolvere in materia di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, anche ai fini di una considerazione della prospettiva di performance measurement già richiamata. La nascita della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco ha posto da alcuni anni all’attenzione generale la necessità di preservare e valorizzare i valori “universali” rappresentati dal patrimonio culturale ed ambientale di ciascuna nazione (Harrison & Hitchcock 2005, Leask & Fyall 2006, Di Giovine 2009). In particolare, nel 2005, le linee guida applicative della Convenzione elaborate dall’Unesco hanno incentivato fortemente l’adozione di uno strumento innovativo per la gestione dei siti Unesco da parte delle istituzioni, nella grande maggioranza dei casi di natura pubblica, denominato management plan (piano di gestione) (Badia 2007, Davey 1998, Thomas & Middleton 2003, Ringbeck 2008). Negli ultimi anni, il dibattito si è andato ampliando, in particolare in Italia, ovvero il paese che ospita oggi il maggior numero di siti Unesco (Micoli e Palombi 2004, 2005, 2006; Guido e Palombi 2007, 2008). Il Ministero dei Beni Culturali si è adoperato per fornire delle linee guida utili alla redazione dei piani di gestione, ma il processo iniziato in tal senso è ancora in via di definizione e completamento. A rafforzare tale processo, ha concorso comunque anche l’approvazione di una legge, la n. 77/2006, che cita esplicitamente la redazione dei piani di gestione, come elemento caratterizzante dei siti Unesco nazionali: in questo modo, è immaginabile che a breve la presenza o meno del piano di gestione divenga uno dei requisiti utili per l’ottenimento dei finanziamenti da parte dello Stato, ai fini del sostegno alle politiche di conservazione, gestione e valorizzazione dei siti Unesco. La tematica dei piani di gestione dovrebbe richiedere uno studio ed un approccio interdisciplinari, coinvolgendo tematiche in materie afferenti ad urbanistica, architettura, conservazione ed restauro dei beni culturali, archeologia, ingegneria, scienze del paesaggio, sociologia e storia dell’arte, oltre che al management e all’economia aziendale. Ciò nonostante, il dibattito spesso si è concentrato sinora solo sul ruolo degli strumenti di pianificazione (di natura urbanistica o paesaggistica, nella maggioranza dei casi) nell’ambito dei processi di valorizzazione del territorio e sul loro rapporto con il piano di gestione. Appare invece ancora da sviluppare fortemente il dibattito sull’opportunità di considerare aspetti di natura manageriale nei processi di introduzione del piano di gestione o al suo stesso interno, al fine di supportare, monitorare e dimostrare l’effettivo perseguimento delle politiche di gestione e valorizzazione dei siti Unesco. Ciò avviene nonostante la presenza di indicatori per il monitoraggio e la valutazione della performance di un sito Unesco sia un requisito dichiarato imprescindibile dalle istituzioni nazionali ed internazionali che hanno contribuito a realizzare le linee guida fondamentali in materia, tali da far apparire il piano di gestione come un vero e proprio strumento di misurazione e valutazione della performance. Il presente lavoro è sviluppato secondo un approccio metodologico induttivo – deduttivo, mediante dunque la combinazione di una parte a prevalente contenuto di analisi della letteratura, soprattutto economico-aziendale, in materia, e di elaborazione di considerazioni teoriche in merito, con una parte a prevalente contenuto empirico, basato sull’osservazione di casi di aziende operanti nel campo della valorizzazione dei siti Unesco nazionali, aziende che in numerose circostanze vengono a coincidere con gli enti locali del territorio. Dal punto di vista della sua struttura, il lavoro si compone di tre parti: nella prima parte è realizzata un'introduzione teorica sulla storia ed evoluzione dei piani di gestione; all'interno della stessa vengono presentate le circostanze in base alle quali il piano di gestione può essere considerato uno strumento di management e sono descritte le condizioni di necessità dello sviluppo di indicatori di monitoraggio delle performance, nell’ambito della gestione e valorizzazione dei siti Unesco. Nella seconda parte, a prevalente contenuto empirico, è realizzata un'analisi dei piani di gestione già presentati in Italia, dei quali sono valutate analogie e differenze, mettendo in luce in quali casi e secondo quali metodi e condizioni sono stati sviluppati indicatori di misurazione delle performance. L’analisi compiuta, che ha riguardato tutti i 44 siti Unesco nazionali, ha messo in luce come al momento i casi di utilizzo di un sistema di indicatori a valenza manageriale siano molto limitati nell’ambito del campione complessivo. Ciò nonostante, si cercheranno di mettere in luce i punti di forza e di debolezza dei sistemi di misurazione effettivamente implementati. Nella terza ed ultima parte sono svolte delle considerazioni di sintesi, volte a proporre alcune linee guida sugli indicatori da includere nei piani di gestione, prendendo come riferimento la situazione nazionale. Si ritiene che, soprattutto per quanto riguarda quest’ultima parte il presente lavoro presenti caratteri di novità e possa apportare uno sviluppo delle conoscenze in questo campo, dove l’utilizzo della prospettiva economico-aziendale, pur essendo meritevole di un maggiore approfondimento, non ha ancora trovato uno spazio adeguato alle sue potenzialità di miglioramento dei sistemi di gestione.

Il Piano di gestione come strumento di misurazione e valutazione delle performance per i siti Unesco. Analisi dello stato dell’arte nazionale e prospettive di sviluppo

BADIA, Francesco;
2010

Abstract

La tematica della misurazione delle performance ha ormai assunto da diversi anni, a livello internazionale (Eccles 1991, Kaplan & Norton 1992, 1993, 2001, Simons 1995, 2000) e nazionale (Bergamin Barbato e Collini 1993, Silvi 1995, Marchi e Quagli 1997) un ruolo di rilievo nell’ambito degli studi economico-aziendali, anche con riferimento agli studi applicati specificamente al settore pubblico (Anselmi 2001, Mussari 2001, Borgonovi 2002, Farneti 2004). Nell’ambito di queste tematiche, il presente lavoro intende applicare alcuni degli elementi teorici più rilevanti ad un oggetto di osservazione, le aziende ed istituzioni operanti nell’ambito della gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, per le quali l’utilizzo di una prospettiva economico-aziendale appare particolarmente foriero di risultati positivi (Donato e Badia 2008). In particolare, questo lavoro si va a concentrare sulle organizzazioni che si pongono lo scopo di conservare e valorizzare il patrimonio culturale, riconosciuto dall’Unesco quale “patrimonio mondiale dell’umanità” e per questo inserito nella World Heritage List. Nello specifico, l’analisi si andrà a soffermare su uno strumento a valenza gestionale nel quale si ritiene possano convergere molte delle problematiche da risolvere in materia di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, anche ai fini di una considerazione della prospettiva di performance measurement già richiamata. La nascita della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco ha posto da alcuni anni all’attenzione generale la necessità di preservare e valorizzare i valori “universali” rappresentati dal patrimonio culturale ed ambientale di ciascuna nazione (Harrison & Hitchcock 2005, Leask & Fyall 2006, Di Giovine 2009). In particolare, nel 2005, le linee guida applicative della Convenzione elaborate dall’Unesco hanno incentivato fortemente l’adozione di uno strumento innovativo per la gestione dei siti Unesco da parte delle istituzioni, nella grande maggioranza dei casi di natura pubblica, denominato management plan (piano di gestione) (Badia 2007, Davey 1998, Thomas & Middleton 2003, Ringbeck 2008). Negli ultimi anni, il dibattito si è andato ampliando, in particolare in Italia, ovvero il paese che ospita oggi il maggior numero di siti Unesco (Micoli e Palombi 2004, 2005, 2006; Guido e Palombi 2007, 2008). Il Ministero dei Beni Culturali si è adoperato per fornire delle linee guida utili alla redazione dei piani di gestione, ma il processo iniziato in tal senso è ancora in via di definizione e completamento. A rafforzare tale processo, ha concorso comunque anche l’approvazione di una legge, la n. 77/2006, che cita esplicitamente la redazione dei piani di gestione, come elemento caratterizzante dei siti Unesco nazionali: in questo modo, è immaginabile che a breve la presenza o meno del piano di gestione divenga uno dei requisiti utili per l’ottenimento dei finanziamenti da parte dello Stato, ai fini del sostegno alle politiche di conservazione, gestione e valorizzazione dei siti Unesco. La tematica dei piani di gestione dovrebbe richiedere uno studio ed un approccio interdisciplinari, coinvolgendo tematiche in materie afferenti ad urbanistica, architettura, conservazione ed restauro dei beni culturali, archeologia, ingegneria, scienze del paesaggio, sociologia e storia dell’arte, oltre che al management e all’economia aziendale. Ciò nonostante, il dibattito spesso si è concentrato sinora solo sul ruolo degli strumenti di pianificazione (di natura urbanistica o paesaggistica, nella maggioranza dei casi) nell’ambito dei processi di valorizzazione del territorio e sul loro rapporto con il piano di gestione. Appare invece ancora da sviluppare fortemente il dibattito sull’opportunità di considerare aspetti di natura manageriale nei processi di introduzione del piano di gestione o al suo stesso interno, al fine di supportare, monitorare e dimostrare l’effettivo perseguimento delle politiche di gestione e valorizzazione dei siti Unesco. Ciò avviene nonostante la presenza di indicatori per il monitoraggio e la valutazione della performance di un sito Unesco sia un requisito dichiarato imprescindibile dalle istituzioni nazionali ed internazionali che hanno contribuito a realizzare le linee guida fondamentali in materia, tali da far apparire il piano di gestione come un vero e proprio strumento di misurazione e valutazione della performance. Il presente lavoro è sviluppato secondo un approccio metodologico induttivo – deduttivo, mediante dunque la combinazione di una parte a prevalente contenuto di analisi della letteratura, soprattutto economico-aziendale, in materia, e di elaborazione di considerazioni teoriche in merito, con una parte a prevalente contenuto empirico, basato sull’osservazione di casi di aziende operanti nel campo della valorizzazione dei siti Unesco nazionali, aziende che in numerose circostanze vengono a coincidere con gli enti locali del territorio. Dal punto di vista della sua struttura, il lavoro si compone di tre parti: nella prima parte è realizzata un'introduzione teorica sulla storia ed evoluzione dei piani di gestione; all'interno della stessa vengono presentate le circostanze in base alle quali il piano di gestione può essere considerato uno strumento di management e sono descritte le condizioni di necessità dello sviluppo di indicatori di monitoraggio delle performance, nell’ambito della gestione e valorizzazione dei siti Unesco. Nella seconda parte, a prevalente contenuto empirico, è realizzata un'analisi dei piani di gestione già presentati in Italia, dei quali sono valutate analogie e differenze, mettendo in luce in quali casi e secondo quali metodi e condizioni sono stati sviluppati indicatori di misurazione delle performance. L’analisi compiuta, che ha riguardato tutti i 44 siti Unesco nazionali, ha messo in luce come al momento i casi di utilizzo di un sistema di indicatori a valenza manageriale siano molto limitati nell’ambito del campione complessivo. Ciò nonostante, si cercheranno di mettere in luce i punti di forza e di debolezza dei sistemi di misurazione effettivamente implementati. Nella terza ed ultima parte sono svolte delle considerazioni di sintesi, volte a proporre alcune linee guida sugli indicatori da includere nei piani di gestione, prendendo come riferimento la situazione nazionale. Si ritiene che, soprattutto per quanto riguarda quest’ultima parte il presente lavoro presenti caratteri di novità e possa apportare uno sviluppo delle conoscenze in questo campo, dove l’utilizzo della prospettiva economico-aziendale, pur essendo meritevole di un maggiore approfondimento, non ha ancora trovato uno spazio adeguato alle sue potenzialità di miglioramento dei sistemi di gestione.
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