Il presente lavoro si pone lo scopo di indagare nello specifico le interessenze fra due ambiti di ricerca che in questi ultimi anni hanno acquisito un interesse crescente per gli studiosi economico-aziendali, in conseguenza dei rilevanti mutamenti di scenario intervenuti. Da una parte, il tema della corporate governance (Turnbull 1997, Cadbury, 2002) ha assunto un’importanza centrale nell’ambito degli studi economico-aziendali (Airoldi & Forestieri 1998, Donna 1999) con partico-lare riferimento alle dinamiche di formazione dei possibili modelli di governo e di implementazione dei correlati strumenti a disposizione del management, volti a consentire il più efficiente ed efficace conseguimento degli obiettivi di lungo perio-do, in un contesto di correttezza e trasparenza della gestione e dell’operato degli amministratori. Dall’altra parte, nell’ambito del più ampio processo di riforma della pubblica amministrazione (Anselmi 2003, Borgonovi 2002), non solo in Italia, ma anche a livello internazionale (Pollitt & Bouckaert 2000, Guthrie et al. 2005), nelle discipline aziendali si sono andati sempre più sviluppando i contributi aventi per oggetto i servizi pubblici locali (Mele 2003, Persiani 2003), in particolare le “local utilities”: esse hanno attraversato un profondo mutamento del contesto istituzionale, norma-tivo e manageriale, che ha visto un ampio inserimento dei principi di aziendalizzazione ed esternalizzazione in un primo momento e, successivamente, in aggiunta a questi, di privatizzazione e liberalizzazione (Antonioli e Fazioli 2002, Elefanti, 2003, Cafferata et al. 2007, Pozzoli e Staderini 2008). Lo sviluppo degli elementi citati è tuttora in fase di implementazione, in quanto, a livello politico, dottrinale e della concreta pratica aziendale, il dibattito sugli ulteriori passaggi da attuare nel comparto delle local utilities è pienamente in corso. Tale dibattito, che tende ad assumere differenti connotati, a seconda dei settori e dei comparti industriali, è stato molto vivace sulla scena nazionale negli ultimi mesi, in particolare per il settore idrico (Fazioli 2007, Gilardoni, 2009), anche in seguito alla definitiva approvazione del cd. “decreto Ronchi”, convertito dal Parlamento italiano nella legge 166 del 20 novembre 2009. I due ambiti di studio a cui si è appena fatto riferimento, tendono ad incontrarsi e a divenire forieri di particolari spunti di interesse per una serie di elementi, che portano a definire gli obiettivi del presente contributo e la domanda di ricerca. Per prima cosa, appare interessante analizzare gli elementi chiave dei possibili modelli di corporate governance attuabili da una società di capitali che si occupa di servizi pubblici locali a rilevanza economica (Gilardoni 2006, Grossi 2006, Valotti 2006a), soprattutto nel caso in cui vi sia ancora una presenza significativa del soggetto pubblico (Atelli e D’Aries, 2006, Cristofoli e Valotti 2007, Grossi e Argento 2008). Tale elemento assume un particolare interesse di natura scientifica per quelle società, spesso le più rilevanti in ambito nazionale, che negli ultimi anni hanno intrapreso processi di quotazione in borsa, fusione o trasformazione societaria (Elefanti 2006). Ma, soprattutto, la domanda di ricerca principale di questo arti-colo trae fondamento dallo studio delle modalità di realizzazione di un sistema di corporate governance, al cui interno sia-no predisposti strumenti manageriali capaci di promuovere l’ottenimento del consenso sociale (Coda 1988). Questa pro-spettiva di studio pone in stretta relazione (Salvioni 2004, GBS 2007, Paletta 2008) il sistema di controllo tipico della cor-porate governance, normalmente inteso come un controllo sulla responsabilità degli amministratori e sulla correttezza de-gli atti compiuti, con quello economico (strategico e manageriale), da intendersi come sistema di guida della gestione. Il richiamo alla necessità del consenso sociale da parte delle aziende che gestiscono le local utilities porta a considerare, in primis, l’assunzione delle istanze proprie della responsabilità sociale di impresa (Carroll 1979, Lantos 2001, Hinna 2002, Rusconi 2006): è chiaro come questa prospettiva sia di assoluta importanza, in particolare se considerata in relazione al ruolo centrale giocato dal consenso della comunità di riferimento nell’erogazione dei servizi. Pare opportuno specificare che, negli ultimi anni, i concetti legati alla responsabilità sociale, siano stati spesso messi accanto, da parte della dottrina, al concetto di accountability (Midgley 1982, Gray et al. 1996, Pezzani 2003, Steccolini 2004). A proposito di strumenti da implementare al fine del raggiungimento del consenso sociale, sembra di centrale importanza lo sviluppo di sistemi di mi-surazione delle performance multidimensionale (Kaplan & Norton 1996, 2001, Simons 2000), che accolgano, fra le di-mensioni rilevanti, quella della performance “sociale” (Molteni, 2004) e la predisposizione di documenti di rendicontazio-ne che, partendo anche dalle misurazioni realizzate, siano in grado di dimostrare alle comunità di riferimento i risultati ot-tenuti. Facendo riferimento all’approccio metodologico utilizzato in fase di ricerca (Ferraris Franceschi 1998), il presente lavoro si pone lo scopo di analizzare le problematiche evidenziate innanzi tutto da un punto di vista di approfondimento della lettera-tura, anche al fine di porre un contributo di analisi per gli aspetti che sono stati finora meno sviluppati. Ciò è realizzato, pe-rò, anche mediante il supporto di alcuni casi empirici di rilievo nazionale. Il confronto fra questi casi permette dunque di supportare e validare le asserzioni teoriche proposte e di studiare gli strumenti di corporate governance già effettivamente implementati, con particolare riferimento al grado di sviluppo degli strumenti capaci di promuovere il consenso sociale e dell’eventuale integrazione degli stessi nei sistemi di corporate governance, tramite l’utilizzo delle pratiche della misura-zione delle performance.

La Corporate Governance nelle Local Utilities: strumenti per la gestione del consenso sociale

BADIA, Francesco
2010

Abstract

Il presente lavoro si pone lo scopo di indagare nello specifico le interessenze fra due ambiti di ricerca che in questi ultimi anni hanno acquisito un interesse crescente per gli studiosi economico-aziendali, in conseguenza dei rilevanti mutamenti di scenario intervenuti. Da una parte, il tema della corporate governance (Turnbull 1997, Cadbury, 2002) ha assunto un’importanza centrale nell’ambito degli studi economico-aziendali (Airoldi & Forestieri 1998, Donna 1999) con partico-lare riferimento alle dinamiche di formazione dei possibili modelli di governo e di implementazione dei correlati strumenti a disposizione del management, volti a consentire il più efficiente ed efficace conseguimento degli obiettivi di lungo perio-do, in un contesto di correttezza e trasparenza della gestione e dell’operato degli amministratori. Dall’altra parte, nell’ambito del più ampio processo di riforma della pubblica amministrazione (Anselmi 2003, Borgonovi 2002), non solo in Italia, ma anche a livello internazionale (Pollitt & Bouckaert 2000, Guthrie et al. 2005), nelle discipline aziendali si sono andati sempre più sviluppando i contributi aventi per oggetto i servizi pubblici locali (Mele 2003, Persiani 2003), in particolare le “local utilities”: esse hanno attraversato un profondo mutamento del contesto istituzionale, norma-tivo e manageriale, che ha visto un ampio inserimento dei principi di aziendalizzazione ed esternalizzazione in un primo momento e, successivamente, in aggiunta a questi, di privatizzazione e liberalizzazione (Antonioli e Fazioli 2002, Elefanti, 2003, Cafferata et al. 2007, Pozzoli e Staderini 2008). Lo sviluppo degli elementi citati è tuttora in fase di implementazione, in quanto, a livello politico, dottrinale e della concreta pratica aziendale, il dibattito sugli ulteriori passaggi da attuare nel comparto delle local utilities è pienamente in corso. Tale dibattito, che tende ad assumere differenti connotati, a seconda dei settori e dei comparti industriali, è stato molto vivace sulla scena nazionale negli ultimi mesi, in particolare per il settore idrico (Fazioli 2007, Gilardoni, 2009), anche in seguito alla definitiva approvazione del cd. “decreto Ronchi”, convertito dal Parlamento italiano nella legge 166 del 20 novembre 2009. I due ambiti di studio a cui si è appena fatto riferimento, tendono ad incontrarsi e a divenire forieri di particolari spunti di interesse per una serie di elementi, che portano a definire gli obiettivi del presente contributo e la domanda di ricerca. Per prima cosa, appare interessante analizzare gli elementi chiave dei possibili modelli di corporate governance attuabili da una società di capitali che si occupa di servizi pubblici locali a rilevanza economica (Gilardoni 2006, Grossi 2006, Valotti 2006a), soprattutto nel caso in cui vi sia ancora una presenza significativa del soggetto pubblico (Atelli e D’Aries, 2006, Cristofoli e Valotti 2007, Grossi e Argento 2008). Tale elemento assume un particolare interesse di natura scientifica per quelle società, spesso le più rilevanti in ambito nazionale, che negli ultimi anni hanno intrapreso processi di quotazione in borsa, fusione o trasformazione societaria (Elefanti 2006). Ma, soprattutto, la domanda di ricerca principale di questo arti-colo trae fondamento dallo studio delle modalità di realizzazione di un sistema di corporate governance, al cui interno sia-no predisposti strumenti manageriali capaci di promuovere l’ottenimento del consenso sociale (Coda 1988). Questa pro-spettiva di studio pone in stretta relazione (Salvioni 2004, GBS 2007, Paletta 2008) il sistema di controllo tipico della cor-porate governance, normalmente inteso come un controllo sulla responsabilità degli amministratori e sulla correttezza de-gli atti compiuti, con quello economico (strategico e manageriale), da intendersi come sistema di guida della gestione. Il richiamo alla necessità del consenso sociale da parte delle aziende che gestiscono le local utilities porta a considerare, in primis, l’assunzione delle istanze proprie della responsabilità sociale di impresa (Carroll 1979, Lantos 2001, Hinna 2002, Rusconi 2006): è chiaro come questa prospettiva sia di assoluta importanza, in particolare se considerata in relazione al ruolo centrale giocato dal consenso della comunità di riferimento nell’erogazione dei servizi. Pare opportuno specificare che, negli ultimi anni, i concetti legati alla responsabilità sociale, siano stati spesso messi accanto, da parte della dottrina, al concetto di accountability (Midgley 1982, Gray et al. 1996, Pezzani 2003, Steccolini 2004). A proposito di strumenti da implementare al fine del raggiungimento del consenso sociale, sembra di centrale importanza lo sviluppo di sistemi di mi-surazione delle performance multidimensionale (Kaplan & Norton 1996, 2001, Simons 2000), che accolgano, fra le di-mensioni rilevanti, quella della performance “sociale” (Molteni, 2004) e la predisposizione di documenti di rendicontazio-ne che, partendo anche dalle misurazioni realizzate, siano in grado di dimostrare alle comunità di riferimento i risultati ot-tenuti. Facendo riferimento all’approccio metodologico utilizzato in fase di ricerca (Ferraris Franceschi 1998), il presente lavoro si pone lo scopo di analizzare le problematiche evidenziate innanzi tutto da un punto di vista di approfondimento della lettera-tura, anche al fine di porre un contributo di analisi per gli aspetti che sono stati finora meno sviluppati. Ciò è realizzato, pe-rò, anche mediante il supporto di alcuni casi empirici di rilievo nazionale. Il confronto fra questi casi permette dunque di supportare e validare le asserzioni teoriche proposte e di studiare gli strumenti di corporate governance già effettivamente implementati, con particolare riferimento al grado di sviluppo degli strumenti capaci di promuovere il consenso sociale e dell’eventuale integrazione degli stessi nei sistemi di corporate governance, tramite l’utilizzo delle pratiche della misura-zione delle performance.
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