L’intervento di sostituzione protesica dell’anca costituisce una soluzione sempre più dif- fusa per numerose patologie invalidanti, come l’artrosi, l’artrite reumatoide, le fratture del collo del femore, che colpiscono prevalentemente, ma non solo, le persone anzia- ne. L’indiscusso successo della chirurgia protesica dell’anca ha determinato un conti- nuo incremento del numero di interventi e si è accompagnato a una evoluzione tecno- logica importante, ma spesso disordinata e solo parzialmente sotto il controllo della comunità scientifica. Abbiamo dunque cercato di organizzare secondo i criteri della medi- cina basata sulle prove di efficacia (EBM) le conoscenze sul tema, restringendo per ora il campo alla scelta del modello di impianto adeguato. Dopo aver raccolto informazio- ni di tipo amministrativo sulle protesi disponibili in Italia e le modalità della loro immis- sione sul mercato, abbiamo analizzato la letteratura scientifica sull’argomento seguen- do il principio della revisione sistematica e restringendo i criteri di eleggibilità ai trial clinici controllati randomizzati. Abbiamo incluso studi prospettici randomizzati che confrontavano gli esiti ad almeno tre anni di interventi effettuati utilizzando differenti dispositivi protesici con metodi di impianto diversi su qualsiasi tipo di popolazione. Il campo di indagine è stato ristretto alla scelta del tipo di dispositivo protesico. Un gruppo di revisione composto da chirurghi ortopedici con maggiore o minore spe- cializzazione nella patologia dell’anca e con conoscenze di statistica ed epidemiologia clinica è stato affiancato da metodologi ed esperti in ricerche bibliografiche. Una revisione sistematica e 57 articoli sono stati selezionati e analizzati in maggiore det- taglio. Separatamente vengono anche riportati l’elenco (non definitivo) dei modelli sicuramente già impiantati in Italia e le norme che regolano l’immissione in commercio di disposi- tivi protesici in Italia. Il dato più lampante che emerge dal presente lavoro è che esiste una evidente disparità fra l’elevato numero di modelli protesici disponibili sul mercato in Italia e la scarsità di prove scientifiche di buona qualità metodologica a sostegno dell’utilizzo della maggior parte di essi. Va anche sottolineato che esistono altre fonti di prove scientifiche di buo- na qualità potenzialmente rilevanti che, tuttavia, non rientrano nei criteri di inclusione della presente ricerca; in particolare i dati provenienti dai registri potrebbero far aumen- tare il numero di protesi che rispondono a requisiti minimi di affidabilità clinica, anche se è improbabile che il divario venga colmato interamente. Altre considerazioni riguardano l’assenza di proporzionalità tra costo della protesi e aspet- ti quali la documentazione scientifica della sua efficacia e la qualità della ricerca sull’ar- gomento che, seppure in costante miglioramento quantitativo e qualitativo, continua- no a registrare notevoli carenze metodologiche. Anche se attualmente questo rapporto contiene più domande che risposte, ci auguria- mo che possa costituire uno stimolo alla ricerca clinica in ambito muscolo-scheletrico affinchè possano essere prodotte nuove informazioni scientifiche da inserire nei prossi- mi aggiornamenti di questa revisione.

Revisione sistematica sulle protesi d'anca: affidabilità dell'impianto

ZANOLI, Gustavo Alberto;
2004

Abstract

L’intervento di sostituzione protesica dell’anca costituisce una soluzione sempre più dif- fusa per numerose patologie invalidanti, come l’artrosi, l’artrite reumatoide, le fratture del collo del femore, che colpiscono prevalentemente, ma non solo, le persone anzia- ne. L’indiscusso successo della chirurgia protesica dell’anca ha determinato un conti- nuo incremento del numero di interventi e si è accompagnato a una evoluzione tecno- logica importante, ma spesso disordinata e solo parzialmente sotto il controllo della comunità scientifica. Abbiamo dunque cercato di organizzare secondo i criteri della medi- cina basata sulle prove di efficacia (EBM) le conoscenze sul tema, restringendo per ora il campo alla scelta del modello di impianto adeguato. Dopo aver raccolto informazio- ni di tipo amministrativo sulle protesi disponibili in Italia e le modalità della loro immis- sione sul mercato, abbiamo analizzato la letteratura scientifica sull’argomento seguen- do il principio della revisione sistematica e restringendo i criteri di eleggibilità ai trial clinici controllati randomizzati. Abbiamo incluso studi prospettici randomizzati che confrontavano gli esiti ad almeno tre anni di interventi effettuati utilizzando differenti dispositivi protesici con metodi di impianto diversi su qualsiasi tipo di popolazione. Il campo di indagine è stato ristretto alla scelta del tipo di dispositivo protesico. Un gruppo di revisione composto da chirurghi ortopedici con maggiore o minore spe- cializzazione nella patologia dell’anca e con conoscenze di statistica ed epidemiologia clinica è stato affiancato da metodologi ed esperti in ricerche bibliografiche. Una revisione sistematica e 57 articoli sono stati selezionati e analizzati in maggiore det- taglio. Separatamente vengono anche riportati l’elenco (non definitivo) dei modelli sicuramente già impiantati in Italia e le norme che regolano l’immissione in commercio di disposi- tivi protesici in Italia. Il dato più lampante che emerge dal presente lavoro è che esiste una evidente disparità fra l’elevato numero di modelli protesici disponibili sul mercato in Italia e la scarsità di prove scientifiche di buona qualità metodologica a sostegno dell’utilizzo della maggior parte di essi. Va anche sottolineato che esistono altre fonti di prove scientifiche di buo- na qualità potenzialmente rilevanti che, tuttavia, non rientrano nei criteri di inclusione della presente ricerca; in particolare i dati provenienti dai registri potrebbero far aumen- tare il numero di protesi che rispondono a requisiti minimi di affidabilità clinica, anche se è improbabile che il divario venga colmato interamente. Altre considerazioni riguardano l’assenza di proporzionalità tra costo della protesi e aspet- ti quali la documentazione scientifica della sua efficacia e la qualità della ricerca sull’ar- gomento che, seppure in costante miglioramento quantitativo e qualitativo, continua- no a registrare notevoli carenze metodologiche. Anche se attualmente questo rapporto contiene più domande che risposte, ci auguria- mo che possa costituire uno stimolo alla ricerca clinica in ambito muscolo-scheletrico affinchè possano essere prodotte nuove informazioni scientifiche da inserire nei prossi- mi aggiornamenti di questa revisione.
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