Dopo i disastri di Seveso, di Three Mile Island, di Bhopal, di Cernobyl, di Deepwater Horizon e di Fukujima non possiamo ignorare che l’industrializzazione, il progresso tecnologico, l’opulento stile di vita di una minoranza della popolazione mondiale abbiano accelerato il degrado ambientale: desertificazione, salinazione, cambiamento climatico, aumento globale della temperatura, avvelenamento graduale delle falde acquifere, dei fiumi e dei mari, distruzione dello strato di ozono, piogge acide, perdita della biodiversità, contaminazione ambientale per guasti agli impianti chimici e ai reattori nucleari. Queste sono tutte questioni dalle quali dipende non solo la visione del mondo per gli anni a venire, ma anche la concezione di sé che gli esseri umani hanno in rapporto al tutto, cioè ad un ambiente il cui legame di interdipendenza non è più negabile. Quali sono allora le responsabilità teoriche e pratiche delle politiche del diritto nei confronti del degrado ambientale? Quale atteggiamento filosofico-politico è implicito nella normativa internazionale e comunitaria sull’ambiente? I concetti e gli strumenti elaborati per rapportarci alla questione ambientale sono adeguati a cogliere la realtà di queste emergenze? La tesi di fondo, che intendo discutere e difendere, è che esiste una «incompatibility question» tra liberalismo politico e tutela ambientale.
Il liberalismo politico è compatibile con la tutela dell'ambiente?
MAESTRI, Enrico
2012
Abstract
Dopo i disastri di Seveso, di Three Mile Island, di Bhopal, di Cernobyl, di Deepwater Horizon e di Fukujima non possiamo ignorare che l’industrializzazione, il progresso tecnologico, l’opulento stile di vita di una minoranza della popolazione mondiale abbiano accelerato il degrado ambientale: desertificazione, salinazione, cambiamento climatico, aumento globale della temperatura, avvelenamento graduale delle falde acquifere, dei fiumi e dei mari, distruzione dello strato di ozono, piogge acide, perdita della biodiversità, contaminazione ambientale per guasti agli impianti chimici e ai reattori nucleari. Queste sono tutte questioni dalle quali dipende non solo la visione del mondo per gli anni a venire, ma anche la concezione di sé che gli esseri umani hanno in rapporto al tutto, cioè ad un ambiente il cui legame di interdipendenza non è più negabile. Quali sono allora le responsabilità teoriche e pratiche delle politiche del diritto nei confronti del degrado ambientale? Quale atteggiamento filosofico-politico è implicito nella normativa internazionale e comunitaria sull’ambiente? I concetti e gli strumenti elaborati per rapportarci alla questione ambientale sono adeguati a cogliere la realtà di queste emergenze? La tesi di fondo, che intendo discutere e difendere, è che esiste una «incompatibility question» tra liberalismo politico e tutela ambientale.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.