Chi volesse determinare in modo univoco un'immagine della città odierna, troverebbe certamente più appropriata la figura di uno spazio regionale sottoposto ad una crescente scomposizione anziché quella classica di una città compiuta, ancorché "nuova”. La città si muove oggi in uno spazio entro il quale è possibile individuare sistemi locali con significativi livelli di congruenza tra forme sociali, economiche ed insediative; sistemi dotati di una propria identità che tuttavia non si lasciano ricondurre nella tradizionale immagine urbana concentrica, ma piuttosto in quella di un mosaico (o meglio di scatole cinesi nei cui spazi si annidano altri spazi) che può diventare rete interconnessa e figura d'insieme, ma che può anche rimanere accostamento casuale (o addizione progressiva) di elementi parziali, labirinto di luoghi dotati di un'esclusiva coerenza interna, sequenza di frammenti urbani. Centro intermodale, polo finanziario, polo tecnologico, sono la espressione territoriale di nuove organizzazioni produttive e di servizio ai nuclei esistenti frutto delle strategie imposte dalle economie di agglomerazione, che vengono a sostituire il ruolo omnicomprensivo del tessuto tradizionale nella città. I centri intermodali in particolare si riferiscono alla polarizzazione delle soluzioni dei sistemi di trasporto: tali poli intermodali vengono chiamati Interporti. In questi anni sta sorgendo nella campagna tra Bologna e Ferrara una di queste strutture: l'Interporto di Bologna, localizzato su un'area situata ad una distanza di circa 14 km dal centro di Bologna in direzione nord-nord-est lungo la direttrice costituita dalla linea ferroviaria Bologna -Ferrara, su un'area di complessivi 420 ettari, baricentrico rispetto alle direttrici di traffico attorno al capoluogo emiliano e unica zona, in prossimità di Bologna, dove era possibile collocare uno scalo merci ferroviario proporzionale alle quantità di merci movimentate dal nodo di Bologna. Le finalità principali che si prefigge questa struttura sono la possibilità di qualificarsi come destinatario dei traffici che transitano per Bologna e proporsi come sede di aggregazione, scomposizione e smistamento degli stessi e promuovere la valorizzazione del vettore ferroviario attraverso il dirottamento sullo stesso dei traffici unitizzati a medio e lungo raggio e la formazione di treni bloccati.

La città delle merci

GAIANI, Alessandro
1992

Abstract

Chi volesse determinare in modo univoco un'immagine della città odierna, troverebbe certamente più appropriata la figura di uno spazio regionale sottoposto ad una crescente scomposizione anziché quella classica di una città compiuta, ancorché "nuova”. La città si muove oggi in uno spazio entro il quale è possibile individuare sistemi locali con significativi livelli di congruenza tra forme sociali, economiche ed insediative; sistemi dotati di una propria identità che tuttavia non si lasciano ricondurre nella tradizionale immagine urbana concentrica, ma piuttosto in quella di un mosaico (o meglio di scatole cinesi nei cui spazi si annidano altri spazi) che può diventare rete interconnessa e figura d'insieme, ma che può anche rimanere accostamento casuale (o addizione progressiva) di elementi parziali, labirinto di luoghi dotati di un'esclusiva coerenza interna, sequenza di frammenti urbani. Centro intermodale, polo finanziario, polo tecnologico, sono la espressione territoriale di nuove organizzazioni produttive e di servizio ai nuclei esistenti frutto delle strategie imposte dalle economie di agglomerazione, che vengono a sostituire il ruolo omnicomprensivo del tessuto tradizionale nella città. I centri intermodali in particolare si riferiscono alla polarizzazione delle soluzioni dei sistemi di trasporto: tali poli intermodali vengono chiamati Interporti. In questi anni sta sorgendo nella campagna tra Bologna e Ferrara una di queste strutture: l'Interporto di Bologna, localizzato su un'area situata ad una distanza di circa 14 km dal centro di Bologna in direzione nord-nord-est lungo la direttrice costituita dalla linea ferroviaria Bologna -Ferrara, su un'area di complessivi 420 ettari, baricentrico rispetto alle direttrici di traffico attorno al capoluogo emiliano e unica zona, in prossimità di Bologna, dove era possibile collocare uno scalo merci ferroviario proporzionale alle quantità di merci movimentate dal nodo di Bologna. Le finalità principali che si prefigge questa struttura sono la possibilità di qualificarsi come destinatario dei traffici che transitano per Bologna e proporsi come sede di aggregazione, scomposizione e smistamento degli stessi e promuovere la valorizzazione del vettore ferroviario attraverso il dirottamento sullo stesso dei traffici unitizzati a medio e lungo raggio e la formazione di treni bloccati.
1992
Gaiani, Alessandro
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