Negli ultimi decenni il tasso di sopravvivenza di molte neoplasie maligne che colpiscono le giovani donne in età riproduttiva ha subito un notevole e rapido incremento. Gli indiscutibili progressi compiuti dalla ricerca in ambito oncologico portano in primo piano l’attenzione nei confronti della preservazione della fertilità e del miglioramento della qualità della vita delle pazienti oncologiche. Allo stato attuale non esistono metodiche applicabili alle donne paragonabili al congelamento del seme utilizzato per l’uomo, dal punto di vista della semplicità ed attuabilità della tecnica stessa. Oltre ad essere molto spesso invasive, le tecniche a disposizione richiedono spesso la stimolazione ovarica tramite somministrazione di significative aliquote di ormoni esogeni e comportano un’inevitabile ritardo nell’inizio del trattamento della patologia di base. La scelta fra la varie metodologie ad oggi disponibili dipende da numerosi fattori: il tipo di patologia, il tipo di trattamento richiesto, l’età della paziente, la presenza di un partner, la stabilità della relazione tra la paziente ed il partner, la possibilità effettiva di procrastinare il trattamento antiblastico. Gli effetti deleteri sulla funzione riproduttiva dei trattamenti chemio e radioterapici sono da tempo ben noti.
PROSPETTIVE ATTUALI E FUTURE IN AMBITO DI PRESERVAZIONE DELLA FERTILITA’ IN PAZIENTI ONCOLOGICHE
MARCI, Roberto;SOAVE, Ilaria;LO MONTE, Giuseppe;
2012
Abstract
Negli ultimi decenni il tasso di sopravvivenza di molte neoplasie maligne che colpiscono le giovani donne in età riproduttiva ha subito un notevole e rapido incremento. Gli indiscutibili progressi compiuti dalla ricerca in ambito oncologico portano in primo piano l’attenzione nei confronti della preservazione della fertilità e del miglioramento della qualità della vita delle pazienti oncologiche. Allo stato attuale non esistono metodiche applicabili alle donne paragonabili al congelamento del seme utilizzato per l’uomo, dal punto di vista della semplicità ed attuabilità della tecnica stessa. Oltre ad essere molto spesso invasive, le tecniche a disposizione richiedono spesso la stimolazione ovarica tramite somministrazione di significative aliquote di ormoni esogeni e comportano un’inevitabile ritardo nell’inizio del trattamento della patologia di base. La scelta fra la varie metodologie ad oggi disponibili dipende da numerosi fattori: il tipo di patologia, il tipo di trattamento richiesto, l’età della paziente, la presenza di un partner, la stabilità della relazione tra la paziente ed il partner, la possibilità effettiva di procrastinare il trattamento antiblastico. Gli effetti deleteri sulla funzione riproduttiva dei trattamenti chemio e radioterapici sono da tempo ben noti.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.