Il libro ha inteso affrontare una rifl essione sul recupero di alcune delle numerose aree dismesse occupate da ex-zuccherifi ci, i nuovi ruderi che svettano nel panorama piatto e orizzontale della pianura, avvolti dalle nebbie, sempre meno imponenti e sempre più minacciati dalla trasformazione speculativa immobiliare. Queste aree e i relativi edifi ci sono gli ultimi avamposti del moderno; sono luoghi dove la contemporaneità ha riposto una serie di aspettative per la trasformazione del paesaggio contemporaneo continuamente stravolto da veloci modifi cazioni che non di rado impediscono di comprenderne le mutazioni in atto e le nuove confi gurazioni. Essi sono luoghi a duplice valenza: da una parte hanno ancora una forte connotazione antropica con una rilevante presenza del paesaggio costruito, dall’altra la “fabbrica” moderna, con i suoi silos, le sue ciminiere, i grandi contenitori con i macchinari delle lavorazioni denuncia la natura di questo paesaggio, in cui sempre più gli spazi si ibridano, si sovrappongono. La chimica del montaggio domina la nuova iconografi a del secolo, liquido e smaterializzato, alterato e artifi ciale, fuori cioè da ogni parametro del verosimile. Esistono alcuni punti sensibili di intensità, aree strategiche, su cui iniziare ad agire, riconducibili a principi costruttivi involontari, che, se opportunamente indirizzati, possono innescare delle inedite trasformazioni all’interno del territorio urbanizzato, alla ricerca e al riconoscimento di quel patrimonio genetico che sarà in grado di produrre nuove forme sociali e quindi urbane. INTRODUZIONE Si è cercato di indagare questi punti sensibili attraverso l’attivazione di un percorso che si esprime nella produzione di diff erenze, ovvero nel conferire all’esistente, riconosciuto e fatto proprio, il segno di una nuova identità, in cui la vita è fatta di assenze oltre che di presenze di confi ni oltre che di territori, di contingenze oltre che di permanenze, di tracce oltre che di signifi cati forti, di margini e di spazi interlineari oltre che di testi. Ci si è dati come obiettivo quello di proporre progetti trasformabili, di produrre “luoghi comuni” in funzione dei quali sia possibile concedere ad un’area l’occasione di nuove attività, alternative a quelle esistenti, in modo da preservare il carattere e l’identità del luogo e dei manufatti, senza pregiudicarne una possibile rifunzionalizzazione. I progetti formulati, pur nella loro incompletezza dovuta alle molteplicità di istanze che il luogo e gli edifi ci ponevano, hanno cercato, seppur senza pretese di completezza e con le limitazioni e le lacune dovute alla scarsa conoscenza dei luoghi, di ridefi nire il senso dell’area instaurando una relazione di scambio con le categorie della permeabilità, della discontinuità, della frammentazione, dell’instabilità e della contaminazione assunte come valori al presente e non come semplice distanza dal passato. Non sono, pertanto, altro che un ibrido in cui il rapporto tra le preesistenze e la contemporaneità produce spazi in continua mutazione, senza una precisa defi nizione spaziale e funzionale, che sviluppano, nel loro divenire, conformazioni in sistemi aperti.
OGGETTI SMARRITI
GAIANI, Alessandro
2012
Abstract
Il libro ha inteso affrontare una rifl essione sul recupero di alcune delle numerose aree dismesse occupate da ex-zuccherifi ci, i nuovi ruderi che svettano nel panorama piatto e orizzontale della pianura, avvolti dalle nebbie, sempre meno imponenti e sempre più minacciati dalla trasformazione speculativa immobiliare. Queste aree e i relativi edifi ci sono gli ultimi avamposti del moderno; sono luoghi dove la contemporaneità ha riposto una serie di aspettative per la trasformazione del paesaggio contemporaneo continuamente stravolto da veloci modifi cazioni che non di rado impediscono di comprenderne le mutazioni in atto e le nuove confi gurazioni. Essi sono luoghi a duplice valenza: da una parte hanno ancora una forte connotazione antropica con una rilevante presenza del paesaggio costruito, dall’altra la “fabbrica” moderna, con i suoi silos, le sue ciminiere, i grandi contenitori con i macchinari delle lavorazioni denuncia la natura di questo paesaggio, in cui sempre più gli spazi si ibridano, si sovrappongono. La chimica del montaggio domina la nuova iconografi a del secolo, liquido e smaterializzato, alterato e artifi ciale, fuori cioè da ogni parametro del verosimile. Esistono alcuni punti sensibili di intensità, aree strategiche, su cui iniziare ad agire, riconducibili a principi costruttivi involontari, che, se opportunamente indirizzati, possono innescare delle inedite trasformazioni all’interno del territorio urbanizzato, alla ricerca e al riconoscimento di quel patrimonio genetico che sarà in grado di produrre nuove forme sociali e quindi urbane. INTRODUZIONE Si è cercato di indagare questi punti sensibili attraverso l’attivazione di un percorso che si esprime nella produzione di diff erenze, ovvero nel conferire all’esistente, riconosciuto e fatto proprio, il segno di una nuova identità, in cui la vita è fatta di assenze oltre che di presenze di confi ni oltre che di territori, di contingenze oltre che di permanenze, di tracce oltre che di signifi cati forti, di margini e di spazi interlineari oltre che di testi. Ci si è dati come obiettivo quello di proporre progetti trasformabili, di produrre “luoghi comuni” in funzione dei quali sia possibile concedere ad un’area l’occasione di nuove attività, alternative a quelle esistenti, in modo da preservare il carattere e l’identità del luogo e dei manufatti, senza pregiudicarne una possibile rifunzionalizzazione. I progetti formulati, pur nella loro incompletezza dovuta alle molteplicità di istanze che il luogo e gli edifi ci ponevano, hanno cercato, seppur senza pretese di completezza e con le limitazioni e le lacune dovute alla scarsa conoscenza dei luoghi, di ridefi nire il senso dell’area instaurando una relazione di scambio con le categorie della permeabilità, della discontinuità, della frammentazione, dell’instabilità e della contaminazione assunte come valori al presente e non come semplice distanza dal passato. Non sono, pertanto, altro che un ibrido in cui il rapporto tra le preesistenze e la contemporaneità produce spazi in continua mutazione, senza una precisa defi nizione spaziale e funzionale, che sviluppano, nel loro divenire, conformazioni in sistemi aperti.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.