Il contributo si incentra sull'analisi del contenzioso in materia ambientale nei confronti dell'Italia generato da procedure d'infrazione da parte della Commissione compreso tra il 2001 e il 2011. Attraverso la lente del contenzioso si evidenziano alcuni nodi problematici, quali: la mancata diminuzione dei casi di mancato recepimento (e non mera cattiva implementazione) di direttive, nonostante il maggior rischio di sanzioni pecuniarie immediate ingenerato dalle modifiche del Trattato di Lisbona (art. 260.3 TFUE), fra l'altro in maggioranza in casi ove il recepimento necessario è per atto amministrativo e non legislativo, segno di una mancata responsabilizzazione delle amministrazioni di settore, le stesse che hanno contribuito a negoziare l'atto UE non recepito; la complessa rete di rapporti tra Stato, Regioni ed Enti locali che rendono il più delle volte difficile isolare specifiche responsabilità per la mancata o cattiva implementazione; l'uso "acceleratorio" da parte della Commissione, ma anche da parte del Governo centrale, della fase precontenziosa per indurre gli Enti infrastatuali a superare l'inerzia e/o modificare determinate scelte contrarie alla protezione ambientale fissata dall'UE; la problematica noività della tecnica decisoria della Corte (indotta dalla Commissione) delle violazioni "generali e persistenti", con cui non si accertano singoli casi di inadempienza ma un problema strutturale dello Stato in un determinato settore, cui consegue un amplissimo potere di controllo da parte della Commissione sull'esecuzione della sentenza della Corte che formuli un simile dispositivo; la scarsa effettività della procedura di infrazione con riguardo al potere di inibire una trasformazione irreversibile degli habitat naturali prima della fase contenziosa, con speciale riguardo agli enti territoriali, sebbene il problema stia trovando miglior soluzione attraverso la prassi delle c.d. "riunioni a pacchetto", ove non solo il governo convoca i responsabili degli Enti territoriali coinvolti ma questi sono posti alla presenza anche di un emissario della Commissione, per una maggior sensibilizzazione. Dalla casistica può inferirsi una generalizzazione secondo cui a prevalere nelle politiche ambientali italiane è la logica dell'intervento emergenziale, che vede il Governo intervenire solo in uno stadio acuto della "malattia"; oltre a ciò, specie con riguardo al contenzioso sui rifiuti (e sulla relativa nozione giuridica nel diritto UE), emerge una difficoltà strutturale e culturale della politica a imporre alle imprese l'internalizzazione dei costi ambientali.

Il contenzioso

GUAZZAROTTI, Andrea
2012

Abstract

Il contributo si incentra sull'analisi del contenzioso in materia ambientale nei confronti dell'Italia generato da procedure d'infrazione da parte della Commissione compreso tra il 2001 e il 2011. Attraverso la lente del contenzioso si evidenziano alcuni nodi problematici, quali: la mancata diminuzione dei casi di mancato recepimento (e non mera cattiva implementazione) di direttive, nonostante il maggior rischio di sanzioni pecuniarie immediate ingenerato dalle modifiche del Trattato di Lisbona (art. 260.3 TFUE), fra l'altro in maggioranza in casi ove il recepimento necessario è per atto amministrativo e non legislativo, segno di una mancata responsabilizzazione delle amministrazioni di settore, le stesse che hanno contribuito a negoziare l'atto UE non recepito; la complessa rete di rapporti tra Stato, Regioni ed Enti locali che rendono il più delle volte difficile isolare specifiche responsabilità per la mancata o cattiva implementazione; l'uso "acceleratorio" da parte della Commissione, ma anche da parte del Governo centrale, della fase precontenziosa per indurre gli Enti infrastatuali a superare l'inerzia e/o modificare determinate scelte contrarie alla protezione ambientale fissata dall'UE; la problematica noività della tecnica decisoria della Corte (indotta dalla Commissione) delle violazioni "generali e persistenti", con cui non si accertano singoli casi di inadempienza ma un problema strutturale dello Stato in un determinato settore, cui consegue un amplissimo potere di controllo da parte della Commissione sull'esecuzione della sentenza della Corte che formuli un simile dispositivo; la scarsa effettività della procedura di infrazione con riguardo al potere di inibire una trasformazione irreversibile degli habitat naturali prima della fase contenziosa, con speciale riguardo agli enti territoriali, sebbene il problema stia trovando miglior soluzione attraverso la prassi delle c.d. "riunioni a pacchetto", ove non solo il governo convoca i responsabili degli Enti territoriali coinvolti ma questi sono posti alla presenza anche di un emissario della Commissione, per una maggior sensibilizzazione. Dalla casistica può inferirsi una generalizzazione secondo cui a prevalere nelle politiche ambientali italiane è la logica dell'intervento emergenziale, che vede il Governo intervenire solo in uno stadio acuto della "malattia"; oltre a ciò, specie con riguardo al contenzioso sui rifiuti (e sulla relativa nozione giuridica nel diritto UE), emerge una difficoltà strutturale e culturale della politica a imporre alle imprese l'internalizzazione dei costi ambientali.
2012
9788813330781
Ambiente; procedura d'infrazione; violazioni generali e persistenti; recepimento direttive.
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