I processi di trasformazione industriale del pomodoro generano uno scarto significativo (2-3% della materia prima), i cosiddetti cascami, costituiti da bucce (circa il 60% dello scarto) e semi (circa il 40%). L’Italia è il terzo produttore mondiale, dopo la California e la Cina, con oltre 5 milioni di tonnellate di pomodoro prodotte [1]. Ciò corrisponde ad una quantità di scarto rilevante, per il quale l’attuale principale impiego è lo smaltimento diretto in agricoltura o in forme di recupero energetico. Naturalmente, tenendo conto dell’alto valore aggiunto di alcuni composti di cui questo materiale è particolarmente ricco (es. fibra alimentare, licopene, acido ascorbico), sono in corso di realizzazione, in alternativa, diversi percorsi di valorizzazione. Tuttavia, in tutti i casi, l’elevato contenuto di umidità dei cascami (75-80%) rappresenta un notevole limite operativo, da un lato a causa dei costi di trasporto, dall’altro perché qualunque forma di riutilizzo richiede di rimuovere l’acqua, in eccesso almeno del 50%, per migliorare la lavorabilità del materiale. Attualmente, per la rimozione dell’acqua si utilizzano tecniche principalmente basate sull’essiccamento termico; in alternativa, la disidratazione viene effettuata attraverso una ventilazione forzata. In entrambi i casi, i costi operativi del processo appaiono significativi. Oggetto della presente comunicazione è uno studio sulla fattibilità di una disidratazione elettrocinetica (dewatering) che, in linea di principio, può essere realizzata sfruttando il flusso elettrosmotico conseguente all’applicazione di un campo elettrico. Prove preliminari, eseguite su scala di laboratorio, hanno prodotto risultati promettenti. [1] Report 2011, Distretto del Pomodoro da Industria
Trattamento elettrocinetico di cascami di pomodoro, a scopo di dewatering
DONATONI, Martina;FERRO, Sergio;TAMBURINI, Elena;DE BATTISTI, Achille
2012
Abstract
I processi di trasformazione industriale del pomodoro generano uno scarto significativo (2-3% della materia prima), i cosiddetti cascami, costituiti da bucce (circa il 60% dello scarto) e semi (circa il 40%). L’Italia è il terzo produttore mondiale, dopo la California e la Cina, con oltre 5 milioni di tonnellate di pomodoro prodotte [1]. Ciò corrisponde ad una quantità di scarto rilevante, per il quale l’attuale principale impiego è lo smaltimento diretto in agricoltura o in forme di recupero energetico. Naturalmente, tenendo conto dell’alto valore aggiunto di alcuni composti di cui questo materiale è particolarmente ricco (es. fibra alimentare, licopene, acido ascorbico), sono in corso di realizzazione, in alternativa, diversi percorsi di valorizzazione. Tuttavia, in tutti i casi, l’elevato contenuto di umidità dei cascami (75-80%) rappresenta un notevole limite operativo, da un lato a causa dei costi di trasporto, dall’altro perché qualunque forma di riutilizzo richiede di rimuovere l’acqua, in eccesso almeno del 50%, per migliorare la lavorabilità del materiale. Attualmente, per la rimozione dell’acqua si utilizzano tecniche principalmente basate sull’essiccamento termico; in alternativa, la disidratazione viene effettuata attraverso una ventilazione forzata. In entrambi i casi, i costi operativi del processo appaiono significativi. Oggetto della presente comunicazione è uno studio sulla fattibilità di una disidratazione elettrocinetica (dewatering) che, in linea di principio, può essere realizzata sfruttando il flusso elettrosmotico conseguente all’applicazione di un campo elettrico. Prove preliminari, eseguite su scala di laboratorio, hanno prodotto risultati promettenti. [1] Report 2011, Distretto del Pomodoro da IndustriaI documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.