Nell’accezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), fin dalla Dichiarazione di Alma Ata del 1978, la salute non coincide con la sola assenza di malattia, ma con uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale. L’OMS da allora ha sempre sottolineato l’importanza di tale concezione della salute, ribadendo con forza il principio anche nella Carta di Ottawa del 1986: la promozione della salute non è appannaggio esclusivo dell’ambito sanitario, bensì si collega allo sviluppo di corretti stili di vita, indispensabili per il raggiungimento del benessere psichico, fisico e sociale della persona. Nel presente documento si delineano alcuni campi di azione per implementare strategie di promozione della salute, quali: 1. Creare nuove politiche di salute pubblica utilizzando un approccio olistico alla persona ed ecologico. 2. Rafforzare i processi di partecipazione dei cittadini creando delle azioni comunitarie integrate. 3. Costruire ambienti favorevoli. 4. Sviluppare le abilità individuali attraverso l’educazione e la formazione. 5. Orientare i servizi sanitari non solo in funzione delle attività di diagnosi, cura e riabilitazione, ma anche di prevenzione e, soprattutto, di promozione della salute. L’Unione Europea ha perseguito tali principi e così anche l’Italia. Dalle suddette premesse trae origine infatti il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 che, nella prima parte, contempla le azioni finalizzate a favorire l’adozione di comportamenti e di stili di vita per la salute attraverso una corretta alimentazione, l’abolizione del fumo, contrastando l’abuso di alcool e favorendo l’incremento dell’attività fisica come fattore protettivo. Ugualmente il Piano Sanitario Regionale 1999-2001 fa propri i medesimi principi: ne è derivata l’esigenza di dar vita a un gruppo di lavoro interdisciplinare che si occupasse della promozione dell’attività fisica e sportiva in attuazione del Piano. L’obiettivo del gruppo consiste nell’identificare le priorità, gli indicatori, le azioni e gli interventi da progettare per promuovere l’attività fisica e sportiva nella popolazione regionale. A tal fine il Patto di solidarietà per la salute della Regione Emilia-Romagna propone programmi di promozione della salute e di prevenzione delle malattie e delle disabilità articolati su tre settori di intervento: 1. Prevenzione comunitaria dei problemi collettivi di salute 2. Promozione individuale di stili e comportamenti sani e di abitudini adeguate al mantenimento della salute negli ambienti di vita e di lavoro 3. Informazione e comunicazione del rischio. Le azioni consistono nel ridurre le disuguaglianze di fronte alla salute e all’utilizzazione dei servizi sanitari, nel migliorare la qualità dei servizi e nel produrre maggior valore sulla base delle risorse disponibili attraverso interventi intersettoriali e integrati. Fra le attività da sostenere con forza vi è l’attività fisica e sportiva, considerata dal gruppo di lavoro come la necessità di promuovere il diritto allo sport di tutti i cittadini. Fin dal 1975 la Comunità Europea ha sancito questo diritto, ripreso anche nel 1978 dall’UNESCO. E’ in tal senso che l’attività fisica e sportiva come fenomeno poliedrico e determinante di promozione della salute deve essere intesa negli orientamenti politici che potranno scaturire dal documento elaborato. Le azioni che ne deriveranno dovranno tener conto di un approccio integrato in rete, avvalendosi dell’apporto di tutte le componenti dei vari settori operanti per la salute e per lo sport. L’obiettivo di incrementare la pratica dell’attività fisico-sportiva, pur rivestendo carattere prioritario, diventa di difficile quantificazione (nel Piano Sanitario Nazionale l’obiettivo è rappresentato dall’incremento in media del 50% fra i giovani e gli adulti).

Promozione dell’attività fisica e sportiva

GRAZZI, Giovanni;
2003

Abstract

Nell’accezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), fin dalla Dichiarazione di Alma Ata del 1978, la salute non coincide con la sola assenza di malattia, ma con uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale. L’OMS da allora ha sempre sottolineato l’importanza di tale concezione della salute, ribadendo con forza il principio anche nella Carta di Ottawa del 1986: la promozione della salute non è appannaggio esclusivo dell’ambito sanitario, bensì si collega allo sviluppo di corretti stili di vita, indispensabili per il raggiungimento del benessere psichico, fisico e sociale della persona. Nel presente documento si delineano alcuni campi di azione per implementare strategie di promozione della salute, quali: 1. Creare nuove politiche di salute pubblica utilizzando un approccio olistico alla persona ed ecologico. 2. Rafforzare i processi di partecipazione dei cittadini creando delle azioni comunitarie integrate. 3. Costruire ambienti favorevoli. 4. Sviluppare le abilità individuali attraverso l’educazione e la formazione. 5. Orientare i servizi sanitari non solo in funzione delle attività di diagnosi, cura e riabilitazione, ma anche di prevenzione e, soprattutto, di promozione della salute. L’Unione Europea ha perseguito tali principi e così anche l’Italia. Dalle suddette premesse trae origine infatti il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 che, nella prima parte, contempla le azioni finalizzate a favorire l’adozione di comportamenti e di stili di vita per la salute attraverso una corretta alimentazione, l’abolizione del fumo, contrastando l’abuso di alcool e favorendo l’incremento dell’attività fisica come fattore protettivo. Ugualmente il Piano Sanitario Regionale 1999-2001 fa propri i medesimi principi: ne è derivata l’esigenza di dar vita a un gruppo di lavoro interdisciplinare che si occupasse della promozione dell’attività fisica e sportiva in attuazione del Piano. L’obiettivo del gruppo consiste nell’identificare le priorità, gli indicatori, le azioni e gli interventi da progettare per promuovere l’attività fisica e sportiva nella popolazione regionale. A tal fine il Patto di solidarietà per la salute della Regione Emilia-Romagna propone programmi di promozione della salute e di prevenzione delle malattie e delle disabilità articolati su tre settori di intervento: 1. Prevenzione comunitaria dei problemi collettivi di salute 2. Promozione individuale di stili e comportamenti sani e di abitudini adeguate al mantenimento della salute negli ambienti di vita e di lavoro 3. Informazione e comunicazione del rischio. Le azioni consistono nel ridurre le disuguaglianze di fronte alla salute e all’utilizzazione dei servizi sanitari, nel migliorare la qualità dei servizi e nel produrre maggior valore sulla base delle risorse disponibili attraverso interventi intersettoriali e integrati. Fra le attività da sostenere con forza vi è l’attività fisica e sportiva, considerata dal gruppo di lavoro come la necessità di promuovere il diritto allo sport di tutti i cittadini. Fin dal 1975 la Comunità Europea ha sancito questo diritto, ripreso anche nel 1978 dall’UNESCO. E’ in tal senso che l’attività fisica e sportiva come fenomeno poliedrico e determinante di promozione della salute deve essere intesa negli orientamenti politici che potranno scaturire dal documento elaborato. Le azioni che ne deriveranno dovranno tener conto di un approccio integrato in rete, avvalendosi dell’apporto di tutte le componenti dei vari settori operanti per la salute e per lo sport. L’obiettivo di incrementare la pratica dell’attività fisico-sportiva, pur rivestendo carattere prioritario, diventa di difficile quantificazione (nel Piano Sanitario Nazionale l’obiettivo è rappresentato dall’incremento in media del 50% fra i giovani e gli adulti).
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