Il nostro gruppo ipotizza che una molecola implicata nello svolgimento di tutte le specifiche funzioni di un processo di wound healing (FXIII)risulti potenzialmente utile nella fase acuta di healing di qualsiasi lesione. Oltre l’85% degli infarti è su base trombotica-ostruttiva, quindi nella stragrande maggioranza dei pazienti con infarto in atto, il FXIII è stato “consumato” durante i precedenti “negativi” processi di coagulazione/trombosi che portano alla occlusione della coronaria. Nella fase immediatamente post-infarto, il FXIII è ancora chiamato a svolgere questa volta “positive” ed importantissime funzioni di wound-healing, responsabili di un ulteriore ed elevato consumo. I pazienti si presentano quindi in una condizione di “carenza da consumo” di un fattore cruciale nei processi di riparazione tessutale necessario per scongiurare un anomalo rimodellamento cardiaco responsabile del futuro scompenso. La qualità dell’infarct-healing, nell’immediato post-infarto, determina quindi il destino del paziente per gli anni a venire. Proponiamo quindi di affiancare una valutazione automatizzata e monitoraggio dei livelli di FXIII a quella dei classici markers cardiaci di ischemia, routinariamente eseguiti nei pazienti con sospetto di infarto. La valutazione complessiva fornirà precocissime e preziose informazioni sulla prognosi del paziente affetto da infarto, in pratica informazioni sulla probabilità di sviluppare MACE ed in particolare scompenso cardiaco. I marcatori standard di ischemia risultano semplici ma importantissimi indicatori passivi di lesione cellulare, mentre il FXIII indica lo stato potenziale della capacità di rigenerazione e riparazione post-infartuale in quel determinato momento. Inoltre, la possibilità di poter intervenire con terapia sostitutiva di FXIII (molecola-farmaco già presente in commercio ma utilizzata per altri scopi clinici) in quei pazienti precocemente riconosciuti come potenzialmente a prognosi negativa, apre la strada alla possibilità di ridurre il grosso problema dei MACE nei pazienti post-infarto, di aumentare la sopravvivenza, e migliorare la prognosi ostacolando l’invitabile scompenso cardiaco risultato di un anomalo rimodellamento.

Infarto del miocardio: un nuovo marcatore prognostico. (FAR 2012)

GEMMATI, Donato
2012

Abstract

Il nostro gruppo ipotizza che una molecola implicata nello svolgimento di tutte le specifiche funzioni di un processo di wound healing (FXIII)risulti potenzialmente utile nella fase acuta di healing di qualsiasi lesione. Oltre l’85% degli infarti è su base trombotica-ostruttiva, quindi nella stragrande maggioranza dei pazienti con infarto in atto, il FXIII è stato “consumato” durante i precedenti “negativi” processi di coagulazione/trombosi che portano alla occlusione della coronaria. Nella fase immediatamente post-infarto, il FXIII è ancora chiamato a svolgere questa volta “positive” ed importantissime funzioni di wound-healing, responsabili di un ulteriore ed elevato consumo. I pazienti si presentano quindi in una condizione di “carenza da consumo” di un fattore cruciale nei processi di riparazione tessutale necessario per scongiurare un anomalo rimodellamento cardiaco responsabile del futuro scompenso. La qualità dell’infarct-healing, nell’immediato post-infarto, determina quindi il destino del paziente per gli anni a venire. Proponiamo quindi di affiancare una valutazione automatizzata e monitoraggio dei livelli di FXIII a quella dei classici markers cardiaci di ischemia, routinariamente eseguiti nei pazienti con sospetto di infarto. La valutazione complessiva fornirà precocissime e preziose informazioni sulla prognosi del paziente affetto da infarto, in pratica informazioni sulla probabilità di sviluppare MACE ed in particolare scompenso cardiaco. I marcatori standard di ischemia risultano semplici ma importantissimi indicatori passivi di lesione cellulare, mentre il FXIII indica lo stato potenziale della capacità di rigenerazione e riparazione post-infartuale in quel determinato momento. Inoltre, la possibilità di poter intervenire con terapia sostitutiva di FXIII (molecola-farmaco già presente in commercio ma utilizzata per altri scopi clinici) in quei pazienti precocemente riconosciuti come potenzialmente a prognosi negativa, apre la strada alla possibilità di ridurre il grosso problema dei MACE nei pazienti post-infarto, di aumentare la sopravvivenza, e migliorare la prognosi ostacolando l’invitabile scompenso cardiaco risultato di un anomalo rimodellamento.
2012
Gemmati, Donato
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