Restauro, Recupero e Riqualificazione. Come si può affrontare questi tre argomenti che definiscono e sottendono diversi gradi di applicazione e di competenza? La risposta è duplice e trova conforto nel sottotitolo che ripropone il nocciolo del problema, ovvero la materia, il terreno, il tessuto vivente (e spesso malato) su cui posano la mano e il bisturi del progettista: il contesto storico. È questo l’humus unificante che può far comprendere perché si trasferisce dal Restauro un significante operativo (una visione di interesse delle tracce della collettività) dal campo applicativo che richiede la maggiore coerenza e disciplina a quelli in cui i gradi di intervento sono via via più laschi. Forse è importante ribadire, soprattutto in questo momento della vita delle città e dei territori, che in realtà non c’è diversità di vedute, che non c’è una gerarchia di valori nella ricchezza del nostro patrimonio storico dal punto di vista del potenziale che può essere messo in risalto. Se si cerca di proiettarsi oltre il confine del quotidiano e si prova a riuscire a comprendere dove sono le “miniere d’oro” che aspettano di essere valorizzate, allora si potrà capire come focalizzare l’attenzione su ciò che è unico, irriproducibile, a volte “magicamente” approdato (un po’ invecchiato e non sempre in buona salute) alla riva della nostra epoca, destinatario di una missione umanamente condivisibile: ricordare. L’idea è quella di ribaltare in parte l’approccio tradizionale. La motivazione che spinge a proporre una nuova impostazione riguarda l’esigenza di mettere in luce nel confronto il ruolo del progetto contemporaneo, ovvero il ruolo (difficile, conflittuale, dialettico e forse anche polemico) del tema del progetto nella sua totalità. Il progetto agisce nella contemporaneità. Parlare di “progetto contemporaneo sul contesto storico” significa dare spazio al ruolo (molto più ampio e diffuso) del progettista che interpreta e affronta il tema del confronto con il contesto storico e cercare di svilupparlo al meglio. Se è, quindi, importante offrire una risposta progettuale innovativa e riqualificante, allora non si può bloccare il Restauro in un ghetto per specialistici ma aprirlo, rileggendo il ruolo del progetto, ad un universo di relazioni disciplinari e di applicazioni metodologiche più ampie. È un dibattito che passa trasversalmente nelle Soprintendenze, negli Enti di tutela, nelle Università, nelle imprese specializzate, negli studi di progettazione e che spesso non è semplice da focalizzare perché bisogna permettere a tutte le voci di essere rappresentate e di trasmettere il proprio punto di vista. Insomma riuscire a mettere l’accento sul fatto che il punto di vista non è (solo) l’antico ma (anche) il contemporaneo consente di sollecitare più curiosità critica e richiesta di aggiornamento tecnico e professionale.
Restauro, Recupero, Riqualificazione. Il progetto contemporaneo nel contesto storico.
BALZANI, Marcello
2011
Abstract
Restauro, Recupero e Riqualificazione. Come si può affrontare questi tre argomenti che definiscono e sottendono diversi gradi di applicazione e di competenza? La risposta è duplice e trova conforto nel sottotitolo che ripropone il nocciolo del problema, ovvero la materia, il terreno, il tessuto vivente (e spesso malato) su cui posano la mano e il bisturi del progettista: il contesto storico. È questo l’humus unificante che può far comprendere perché si trasferisce dal Restauro un significante operativo (una visione di interesse delle tracce della collettività) dal campo applicativo che richiede la maggiore coerenza e disciplina a quelli in cui i gradi di intervento sono via via più laschi. Forse è importante ribadire, soprattutto in questo momento della vita delle città e dei territori, che in realtà non c’è diversità di vedute, che non c’è una gerarchia di valori nella ricchezza del nostro patrimonio storico dal punto di vista del potenziale che può essere messo in risalto. Se si cerca di proiettarsi oltre il confine del quotidiano e si prova a riuscire a comprendere dove sono le “miniere d’oro” che aspettano di essere valorizzate, allora si potrà capire come focalizzare l’attenzione su ciò che è unico, irriproducibile, a volte “magicamente” approdato (un po’ invecchiato e non sempre in buona salute) alla riva della nostra epoca, destinatario di una missione umanamente condivisibile: ricordare. L’idea è quella di ribaltare in parte l’approccio tradizionale. La motivazione che spinge a proporre una nuova impostazione riguarda l’esigenza di mettere in luce nel confronto il ruolo del progetto contemporaneo, ovvero il ruolo (difficile, conflittuale, dialettico e forse anche polemico) del tema del progetto nella sua totalità. Il progetto agisce nella contemporaneità. Parlare di “progetto contemporaneo sul contesto storico” significa dare spazio al ruolo (molto più ampio e diffuso) del progettista che interpreta e affronta il tema del confronto con il contesto storico e cercare di svilupparlo al meglio. Se è, quindi, importante offrire una risposta progettuale innovativa e riqualificante, allora non si può bloccare il Restauro in un ghetto per specialistici ma aprirlo, rileggendo il ruolo del progetto, ad un universo di relazioni disciplinari e di applicazioni metodologiche più ampie. È un dibattito che passa trasversalmente nelle Soprintendenze, negli Enti di tutela, nelle Università, nelle imprese specializzate, negli studi di progettazione e che spesso non è semplice da focalizzare perché bisogna permettere a tutte le voci di essere rappresentate e di trasmettere il proprio punto di vista. Insomma riuscire a mettere l’accento sul fatto che il punto di vista non è (solo) l’antico ma (anche) il contemporaneo consente di sollecitare più curiosità critica e richiesta di aggiornamento tecnico e professionale.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.