Nel 1923 fu istituita a Monza (Italia) la prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative. Il quarto appuntamento fu posticipato al 1930, si svolse ancora nella Villa Reale di Monza e prese il nome di Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne (IV Triennale). Gli inviti delle precedenti biennali non avevano condotto ad una compiuta esposizione della categoria architettura “che presiede e governa le manifestazioni delle arti applicate”. Per questa ragione l’organo direttivo bandisce un concorso tra architetti italiani, i quali - come riporta il catalogo della mostra dei progetti - “hanno partecipato al rinnovamento ultimo della nostra architettura”, proponendo come tema quello della villa unifamiliare “moderna”. Si escludono le ville sontuose e quelle economiche, lasciando libertà agli architetti, “entro ragionevoli limiti”, sulla dimensione e sull’ubicazione del progetto (mare, città, collina, etc…). La commissione è composta dagli architetti Alberto Calza Bini (Deputato del Parlamento e Segretario Generale del Sindacato Nazionale Architetti), Pietro Betta, Enrico A. Griffini e Marcello Piacentini (dell’Accademia d’Italia); questi scelgono 36 progetti tra i 48 presentati al concorso. I disegni delle ville scelte sono esposti nella Sezione di Architettura dell’Esposizione al primo piano della Villa Reale in una mostra corredata da catalogo a cura degli architetti di Enrico A. Griffini e Luigi M. Caneva. Il timore degli organizzatori è relativo alle difficoltà della presentazione di elaborati architettonici senza una vera e propria esposizione d'architettura costruita (come era invece accaduto nel ‘27 a Stoccarda); i disegni appesi in sale espositive infatti non avrebbero suscitano nel pubblico quell'interessamento materiale tale da avviarlo ad una valutazione comprensiva di quest'arte: “essi mal si prestano, per dimensioni e soggetti disparati, ad una presentazione e raccolta seducente”. Il problema quindi riguarda la comprensione massiva della specificità del linguaggio-disegno per la comunicazione dei progetti. I disegni comunicano agli specialisti forma, dimensione e materiali dell’oggetto architettonico, ma quando sono rivolti alla comunità digiuna di questo linguaggio si presentano le suddette difficoltà. La capacità degli architetti partecipanti al concorso di comunicare con disegni “seducenti” è stata l’argomento che ha suscitato l’interesse verso il tema. Questo studio mostra i risultati di un’analisi dei disegni di progetto delle 36 ville della IV Triennale e la loro catalogazione per tipologia, ubicazione, metodi di rappresentazione (piante, prospetti e sezioni, assonometrie, prospettive) e uso del colore. L’indagine approfondisce l’analisi dei disegni di progetto per individuare la loro qualità in relazione alle norme grafiche e alla rappresentazione per la comunicazione dell’architettura in Italia a quel tempo. L’analisi critica condotta mostra come, il linguaggio del disegno assuma una valenza rappresentativa per la comunicazione del progetto stesso: le viste prospettiche “tipo 900 degli architetti” e la capacità di accostamento dei diversi cromatismi consentono non solo di appropriarsi della forma ma anche di rendere le viste accattivanti. In questo periodo infatti si forma quel linguaggio della rappresentazione del progetto che accompagnerà gli architetti moderni per quasi tutto il secolo e i disegni qui analizzati ne sono un esempio.

I disegni delle ville per il concorso della IV Triennale di Monza

INCERTI, Manuela;
2012

Abstract

Nel 1923 fu istituita a Monza (Italia) la prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative. Il quarto appuntamento fu posticipato al 1930, si svolse ancora nella Villa Reale di Monza e prese il nome di Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne (IV Triennale). Gli inviti delle precedenti biennali non avevano condotto ad una compiuta esposizione della categoria architettura “che presiede e governa le manifestazioni delle arti applicate”. Per questa ragione l’organo direttivo bandisce un concorso tra architetti italiani, i quali - come riporta il catalogo della mostra dei progetti - “hanno partecipato al rinnovamento ultimo della nostra architettura”, proponendo come tema quello della villa unifamiliare “moderna”. Si escludono le ville sontuose e quelle economiche, lasciando libertà agli architetti, “entro ragionevoli limiti”, sulla dimensione e sull’ubicazione del progetto (mare, città, collina, etc…). La commissione è composta dagli architetti Alberto Calza Bini (Deputato del Parlamento e Segretario Generale del Sindacato Nazionale Architetti), Pietro Betta, Enrico A. Griffini e Marcello Piacentini (dell’Accademia d’Italia); questi scelgono 36 progetti tra i 48 presentati al concorso. I disegni delle ville scelte sono esposti nella Sezione di Architettura dell’Esposizione al primo piano della Villa Reale in una mostra corredata da catalogo a cura degli architetti di Enrico A. Griffini e Luigi M. Caneva. Il timore degli organizzatori è relativo alle difficoltà della presentazione di elaborati architettonici senza una vera e propria esposizione d'architettura costruita (come era invece accaduto nel ‘27 a Stoccarda); i disegni appesi in sale espositive infatti non avrebbero suscitano nel pubblico quell'interessamento materiale tale da avviarlo ad una valutazione comprensiva di quest'arte: “essi mal si prestano, per dimensioni e soggetti disparati, ad una presentazione e raccolta seducente”. Il problema quindi riguarda la comprensione massiva della specificità del linguaggio-disegno per la comunicazione dei progetti. I disegni comunicano agli specialisti forma, dimensione e materiali dell’oggetto architettonico, ma quando sono rivolti alla comunità digiuna di questo linguaggio si presentano le suddette difficoltà. La capacità degli architetti partecipanti al concorso di comunicare con disegni “seducenti” è stata l’argomento che ha suscitato l’interesse verso il tema. Questo studio mostra i risultati di un’analisi dei disegni di progetto delle 36 ville della IV Triennale e la loro catalogazione per tipologia, ubicazione, metodi di rappresentazione (piante, prospetti e sezioni, assonometrie, prospettive) e uso del colore. L’indagine approfondisce l’analisi dei disegni di progetto per individuare la loro qualità in relazione alle norme grafiche e alla rappresentazione per la comunicazione dell’architettura in Italia a quel tempo. L’analisi critica condotta mostra come, il linguaggio del disegno assuma una valenza rappresentativa per la comunicazione del progetto stesso: le viste prospettiche “tipo 900 degli architetti” e la capacità di accostamento dei diversi cromatismi consentono non solo di appropriarsi della forma ma anche di rendere le viste accattivanti. In questo periodo infatti si forma quel linguaggio della rappresentazione del progetto che accompagnerà gli architetti moderni per quasi tutto il secolo e i disegni qui analizzati ne sono un esempio.
2012
9788484487081
Concorsi; Triennale; disegno
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