La tecnologia al selenio amorfo (a-Se) è una vecchia conoscenza della mammografia poiché negli anni Settanta-Ottanta, il substrato utilizzato nella xeromammografia per creare l’immagine latente era costituito dal selenio amorfo. La tecnica della xeroradiografia è stata poi abbandonata, principalmente per il complesso sistema di lettura dell’immagine che prevedeva l’uso di un toner; la recente possibilità di una lettura elettronica del segnale radiografico ha permesso il ritorno in grande stile di questo materiale. Il selenio amorfo è un materiale fotoconduttore, ovvero, in seguito all’interazione con i raggi X, si crea un elevato numero di coppie di ioni che possono essere raccolti sulle facce opposte della piastra di selenio applicando un opportuno campo elettrico. La capacità di guidare le cariche elettriche lungo la direzione dell’interazione ed evitare i ben noti effetti di defocalizzazione, comuni a tutti i sistemi di rivelazione indiretta dei raggi X, rappresenta il punto di forza di questa tecnologia ed è stata largamente utilizzata anche a fini commerciali per dimostrare la superiorità del fotoconduttore su tutti gli altri sistemi che richiedono la conversione dei raggi X in fotoni luminosi. In realtà, per ottenere prestazioni elevate in termini di risoluzione spaziale, bisogna applicare un campo elettrico molto intenso e ciò ha causato al costruttore non pochi problemi di stabilità e rumore elettronico. È bene ricordare subito che la qualità fisica dell’immagine radiografica dipende da tre parametri fra loro interdipendenti: contrasto, risoluzione spaziale e rumore. Ciò significa che la rivelabilità di lesioni di piccole dimensioni o a basso contrasto dipende anche dal livello di esposizione (e quindi dalla dose al paziente) e dalle caratteristiche di rumore del rivelatore stesso.
Tecnologia al selenio amorfo
TAIBI, Angelo
2007
Abstract
La tecnologia al selenio amorfo (a-Se) è una vecchia conoscenza della mammografia poiché negli anni Settanta-Ottanta, il substrato utilizzato nella xeromammografia per creare l’immagine latente era costituito dal selenio amorfo. La tecnica della xeroradiografia è stata poi abbandonata, principalmente per il complesso sistema di lettura dell’immagine che prevedeva l’uso di un toner; la recente possibilità di una lettura elettronica del segnale radiografico ha permesso il ritorno in grande stile di questo materiale. Il selenio amorfo è un materiale fotoconduttore, ovvero, in seguito all’interazione con i raggi X, si crea un elevato numero di coppie di ioni che possono essere raccolti sulle facce opposte della piastra di selenio applicando un opportuno campo elettrico. La capacità di guidare le cariche elettriche lungo la direzione dell’interazione ed evitare i ben noti effetti di defocalizzazione, comuni a tutti i sistemi di rivelazione indiretta dei raggi X, rappresenta il punto di forza di questa tecnologia ed è stata largamente utilizzata anche a fini commerciali per dimostrare la superiorità del fotoconduttore su tutti gli altri sistemi che richiedono la conversione dei raggi X in fotoni luminosi. In realtà, per ottenere prestazioni elevate in termini di risoluzione spaziale, bisogna applicare un campo elettrico molto intenso e ciò ha causato al costruttore non pochi problemi di stabilità e rumore elettronico. È bene ricordare subito che la qualità fisica dell’immagine radiografica dipende da tre parametri fra loro interdipendenti: contrasto, risoluzione spaziale e rumore. Ciò significa che la rivelabilità di lesioni di piccole dimensioni o a basso contrasto dipende anche dal livello di esposizione (e quindi dalla dose al paziente) e dalle caratteristiche di rumore del rivelatore stesso.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.