Prendendo spunto dalle interpretazioni e regie teatrali pirandelliane di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, il saggio affronta non tanto una banale presenza di "sicilianità" nel lavoro dei due artisti palermitani, quanto piuttosto il senso del approfondito lavoro sull'intera produzione teatrale e letteraria di Luigi Pirandello alla ricerca di elementi di "pulizia" della patina di sola letterarietà o di presunta "filosofia" nell'opera dell'autore siciliano, restituendolo con pieno diritto al mondo del teatro. Tale inversione di tendenza interpretativa viene condotta in particolare dall'analisi degli spettacoli pirandelliani di Vetrano e Randisi: "Il berretto a sonagli", "L'uomo, la bestia, la virtù", "Pensaci, Giacomino!", "I giganti della montagna". Senza trascurare altri loro contributi pirandelliani, diretti o trasversali, come per esempio le diverse combinatorie individuate tramite la lettura scenica del lavoro di Nino Martoglio, o il lavoro e l'indagine di laboratorio sulle novelle di Pirandello. Sullo sfondo il lungo e approfondito apprendistato teatrale presso la "scuola" di Michele Perriera, poi la collaborazione con Leo De Berardinis. Esperienze, tutte, che conducono a un originale lavoro di "regia collettiva" e di formazione di gruppo, mediate anche dalla costruzione di partiture sceniche influenzate dai concetti di “verità” e “sincerità” insiti nella produzione pirandelliana. Ne conseguono la restituzione di Pirandello al fare teatrale e alla materialità della scena, e non a uno sterile portato pseudo teorico dei testi, e una essenzialità registica e attoriale che approfondisce il rapporto tra forma e contenuto dello spettacolo teatrale in una combinatoria di “invenzioni” spaziali, uso emozionale delle luci, linearità e “pulizia” dell’attore, ecc., per tradursi infine in un più fecondo rapporto comunitario tra attore e spettatore. In sostanza il teatro come “rito”.
Il Pirandello dei Diablogues. Uno studio introduttivo
SERAGNOLI, Daniele
2011
Abstract
Prendendo spunto dalle interpretazioni e regie teatrali pirandelliane di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, il saggio affronta non tanto una banale presenza di "sicilianità" nel lavoro dei due artisti palermitani, quanto piuttosto il senso del approfondito lavoro sull'intera produzione teatrale e letteraria di Luigi Pirandello alla ricerca di elementi di "pulizia" della patina di sola letterarietà o di presunta "filosofia" nell'opera dell'autore siciliano, restituendolo con pieno diritto al mondo del teatro. Tale inversione di tendenza interpretativa viene condotta in particolare dall'analisi degli spettacoli pirandelliani di Vetrano e Randisi: "Il berretto a sonagli", "L'uomo, la bestia, la virtù", "Pensaci, Giacomino!", "I giganti della montagna". Senza trascurare altri loro contributi pirandelliani, diretti o trasversali, come per esempio le diverse combinatorie individuate tramite la lettura scenica del lavoro di Nino Martoglio, o il lavoro e l'indagine di laboratorio sulle novelle di Pirandello. Sullo sfondo il lungo e approfondito apprendistato teatrale presso la "scuola" di Michele Perriera, poi la collaborazione con Leo De Berardinis. Esperienze, tutte, che conducono a un originale lavoro di "regia collettiva" e di formazione di gruppo, mediate anche dalla costruzione di partiture sceniche influenzate dai concetti di “verità” e “sincerità” insiti nella produzione pirandelliana. Ne conseguono la restituzione di Pirandello al fare teatrale e alla materialità della scena, e non a uno sterile portato pseudo teorico dei testi, e una essenzialità registica e attoriale che approfondisce il rapporto tra forma e contenuto dello spettacolo teatrale in una combinatoria di “invenzioni” spaziali, uso emozionale delle luci, linearità e “pulizia” dell’attore, ecc., per tradursi infine in un più fecondo rapporto comunitario tra attore e spettatore. In sostanza il teatro come “rito”.File | Dimensione | Formato | |
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