La comunità internazionale si è data l’obiettivo di ridurre, entro il 2015, del 66% il tasso di mortalità sotto i 5 anni. Tuttavia, ancora oggi nel mondo muoiono 8,8 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni. Il 93% di questi decessi avviene in Africa e nel Sud Est Asiatico: più del 40% si verifica in epoca neonatale (3,5 milioni) e un milione di neonati muore nelle prime 24 ore di vita. Le principali cause di mortalità neonatale sono la prematurità, l’asfissia e le infezioni. La salute del neonato, a sua volta, dipende dalla salute materna, quindi dall’educazione della gestante a controlli periodici, all’igiene personale e a una adeguata alimentazione, compresa la supplementazione in vitamine e ferro. Facile dire. Data la vastità del problema, e la povertà di cultura specifica, di risorse e di strutture di accoglienza, non si può non tenere conto innanzitutto della economicità degli interventi: il massimo dei risultati col minimo delle risorse. Le prime cure vanno effettuate in condizioni di igiene e rispetto termico: lavare e asciugare il neonato con panni puliti e caldi, clampare, tagliare e medicare il cordone ombelicale in sterilità, effettuare la profilassi antibiotica oculare e antiemorragica, e soprattutto implementare l’alimentazione precoce al seno. L’asfissia è sicuramente il momento più critico che il personale sanitario si trova ad affrontare in sala parto, ma non è necessario avere a disposizione un’isola neonatale iper-tecnologica per gestire l’emergenza. Le prime tappe del protocollo operativo prevedono tre tappe fondamentali facilmente attuabili anche nei Paesi in via di sviluppo: 1) asciugare il neonato per evitare la termodispersione; 2) praticare la stimolazione tattile; 3) liberare le vie aeree mediante l’aspirazione. Il materiale necessario per la ventilazione in maschera (il pallone Ambu o il va e vieni e la maschera) è poco costoso e sufficiente per risolvere più del 90% delle asfissie moderate. La prematurità rappresenta la causa principale della mortalità neonatale (12% del totale). Il basso peso alla nascita è un indicatore della salute e della nutrizione della gestante. Per questa categoria di neonati possiamo supplire alla mancanza di incubatrici superaccessoriate grazie alla natura, cioè con il contatto pelle a pelle o “kangaroo mother care” che non è altro che la ricostruzione del “milieu materno”. Sono stati effettuati numerosissimi studi sul metodo canguro nei Paesi in via di sviluppo sin dal 1987, data della sua nascita in Colombia. Nel 2004 Bergman ha dimostrato come la marsupio-terapia iniziata alla nascita rispetto alla separazione dalla madre per essere messi in incubatrice ha effetti positivi sulla termoregolazione, sullo stabilizzarsi della frequenza cardiaca e dell’ossigenazione e nel ridurre le infezioni, le apnee, gli episodi di desaturazione, e la durata complessiva della degenza, ma anche sulla relazione genitore-figlio e sullo sviluppo cognitivo.

L'assistenza al neonato nei paesi in via di sviluppo.

PALADINI, Alessia;BALLARDINI, Elisa;GUERRINI, Pietro
2011

Abstract

La comunità internazionale si è data l’obiettivo di ridurre, entro il 2015, del 66% il tasso di mortalità sotto i 5 anni. Tuttavia, ancora oggi nel mondo muoiono 8,8 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni. Il 93% di questi decessi avviene in Africa e nel Sud Est Asiatico: più del 40% si verifica in epoca neonatale (3,5 milioni) e un milione di neonati muore nelle prime 24 ore di vita. Le principali cause di mortalità neonatale sono la prematurità, l’asfissia e le infezioni. La salute del neonato, a sua volta, dipende dalla salute materna, quindi dall’educazione della gestante a controlli periodici, all’igiene personale e a una adeguata alimentazione, compresa la supplementazione in vitamine e ferro. Facile dire. Data la vastità del problema, e la povertà di cultura specifica, di risorse e di strutture di accoglienza, non si può non tenere conto innanzitutto della economicità degli interventi: il massimo dei risultati col minimo delle risorse. Le prime cure vanno effettuate in condizioni di igiene e rispetto termico: lavare e asciugare il neonato con panni puliti e caldi, clampare, tagliare e medicare il cordone ombelicale in sterilità, effettuare la profilassi antibiotica oculare e antiemorragica, e soprattutto implementare l’alimentazione precoce al seno. L’asfissia è sicuramente il momento più critico che il personale sanitario si trova ad affrontare in sala parto, ma non è necessario avere a disposizione un’isola neonatale iper-tecnologica per gestire l’emergenza. Le prime tappe del protocollo operativo prevedono tre tappe fondamentali facilmente attuabili anche nei Paesi in via di sviluppo: 1) asciugare il neonato per evitare la termodispersione; 2) praticare la stimolazione tattile; 3) liberare le vie aeree mediante l’aspirazione. Il materiale necessario per la ventilazione in maschera (il pallone Ambu o il va e vieni e la maschera) è poco costoso e sufficiente per risolvere più del 90% delle asfissie moderate. La prematurità rappresenta la causa principale della mortalità neonatale (12% del totale). Il basso peso alla nascita è un indicatore della salute e della nutrizione della gestante. Per questa categoria di neonati possiamo supplire alla mancanza di incubatrici superaccessoriate grazie alla natura, cioè con il contatto pelle a pelle o “kangaroo mother care” che non è altro che la ricostruzione del “milieu materno”. Sono stati effettuati numerosissimi studi sul metodo canguro nei Paesi in via di sviluppo sin dal 1987, data della sua nascita in Colombia. Nel 2004 Bergman ha dimostrato come la marsupio-terapia iniziata alla nascita rispetto alla separazione dalla madre per essere messi in incubatrice ha effetti positivi sulla termoregolazione, sullo stabilizzarsi della frequenza cardiaca e dell’ossigenazione e nel ridurre le infezioni, le apnee, gli episodi di desaturazione, e la durata complessiva della degenza, ma anche sulla relazione genitore-figlio e sullo sviluppo cognitivo.
2011
C., Consigli; Paladini, Alessia; Ballardini, Elisa; C., Alegiani; Guerrini, Pietro
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