La regolazione tecnologica dei corpi femminili e il controllo biopolitico della riproduzione artificiale diventano temi centrali della riflessione filosofica femminista e rappresentano un punto di riferimento obbligato per approfondire la connessione concettuale, politico-sociale e simbolica che intercorre tra il corpo delle donne e le tecniche di riproduzione assistita (TRA). In questo saggio, la mia attenzione sarà rivolta principalmente alle tesi ecofemministe che si oppongono fermamente alla diffusione delle tecniche di riproduzione assistita e alla legittimazione dei contratti di maternità surrogata. A parere delle «ecofemministe della resistenza» (cioè contrarie alle TRA), il processo di artificializzazione della riproduzione non amplia i diritti riproduttivi, non libera dalla sterilità, non fa vivere l’esperienza della maternità. Dietro il paradigma terapeutico, con il quale si giustificano le tecniche riproduttive, si nasconde un biopotere che ha affinato gli strumenti necessari per strappare il controllo dell’esperienza riproduttiva alle donne. La colonizzazione delle donne procede di pari passo con quella della natura e della vita, la selezione di elementi fertili comporta la dissezione biologico-genetica e sociale degli organismi viventi, siano essi vegetali o animali: la donna, sezionata e frammentata, diventa un essere umano scomponibile, un essere «dividuale».
Fabbriche della vita. La critica ecofemminista alle tecniche riproduttive artificiali
MAESTRI, Enrico
2011
Abstract
La regolazione tecnologica dei corpi femminili e il controllo biopolitico della riproduzione artificiale diventano temi centrali della riflessione filosofica femminista e rappresentano un punto di riferimento obbligato per approfondire la connessione concettuale, politico-sociale e simbolica che intercorre tra il corpo delle donne e le tecniche di riproduzione assistita (TRA). In questo saggio, la mia attenzione sarà rivolta principalmente alle tesi ecofemministe che si oppongono fermamente alla diffusione delle tecniche di riproduzione assistita e alla legittimazione dei contratti di maternità surrogata. A parere delle «ecofemministe della resistenza» (cioè contrarie alle TRA), il processo di artificializzazione della riproduzione non amplia i diritti riproduttivi, non libera dalla sterilità, non fa vivere l’esperienza della maternità. Dietro il paradigma terapeutico, con il quale si giustificano le tecniche riproduttive, si nasconde un biopotere che ha affinato gli strumenti necessari per strappare il controllo dell’esperienza riproduttiva alle donne. La colonizzazione delle donne procede di pari passo con quella della natura e della vita, la selezione di elementi fertili comporta la dissezione biologico-genetica e sociale degli organismi viventi, siano essi vegetali o animali: la donna, sezionata e frammentata, diventa un essere umano scomponibile, un essere «dividuale».I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.