In questo capitolo viene argomentata la funzione protettiva svolta dalle comunità per minori nei confronti di bambini e adolescenti allontanati dalle loro famiglie d'origine. Nelle comunità co-costruiscono la loro vita quotidiana adulti e minori che non solo non sono uniti da legami biologici, ma sono sconosciuti/estranei che non scelgono di stare assieme, non possono decidere i tempi della loro convivenza (normalmente definiti altrove, nei contesti istituzionali deputati a questo scopo: Tribunali e Servizi sociali), possono non avere affinità né necessariamente sviluppare dei legami, né provare reciproca simpatia/empatia o odio/rancore/recriminazioni. Nelle comunità per minori è proprio l’estraneo, il non familiare, lo sconosciuto, ad essere designato/incaricato dalla società a ripristinare il funzionamento relazionale/cognitivo/affettivo danneggiato nei figli altrui proprio da chi familiare e conosciuto lo è sicuramente, in quanto genitore biologico o simbolico (affidatario e/o adottivo) ma intimidendo/ attaccando /violando /disconoscendo si va a collocare proprio al di fuori del confine naturale della protezione assumendo i toni e le sembianze dell’aggressore/estraneo/esterno. L’obiettivo prioritario della comunità, infatti, come la letteratura sul tema propone da tempo è proprio quello di realizzare una funzione supportiva/riparativa quotidiana costituendosi come ambiente terapeutico (Rutter, 1988; Emiliani, Bastianoni, 1991, 1992, 1993, 2000); ambiente in grado cioè di promuovere il cambiamento nella definizione di sé e del significato attribuito dal bambino/ragazzo alla propria condizione di svantaggio, mettendo a sua disposizione la relazione con adulti significativi (Lynch, Cicchetti, 1992; Connell, 1990; Bombi, Scittarelli, 1998), in un contesto di vita caratterizzato da routine condivise e da un caldo clima relazionale in grado di ridurre la catena di reazioni negative sostenuta dalla prolungata esposizione a condizioni di rischio psicosociale e di eventi critici vissuti precedentemente in famiglia.

La relazione educativa in comunità per minori: dalla disfunzionalità alla terapeuticità degli interventi

BASTIANONI, Paola;
2008

Abstract

In questo capitolo viene argomentata la funzione protettiva svolta dalle comunità per minori nei confronti di bambini e adolescenti allontanati dalle loro famiglie d'origine. Nelle comunità co-costruiscono la loro vita quotidiana adulti e minori che non solo non sono uniti da legami biologici, ma sono sconosciuti/estranei che non scelgono di stare assieme, non possono decidere i tempi della loro convivenza (normalmente definiti altrove, nei contesti istituzionali deputati a questo scopo: Tribunali e Servizi sociali), possono non avere affinità né necessariamente sviluppare dei legami, né provare reciproca simpatia/empatia o odio/rancore/recriminazioni. Nelle comunità per minori è proprio l’estraneo, il non familiare, lo sconosciuto, ad essere designato/incaricato dalla società a ripristinare il funzionamento relazionale/cognitivo/affettivo danneggiato nei figli altrui proprio da chi familiare e conosciuto lo è sicuramente, in quanto genitore biologico o simbolico (affidatario e/o adottivo) ma intimidendo/ attaccando /violando /disconoscendo si va a collocare proprio al di fuori del confine naturale della protezione assumendo i toni e le sembianze dell’aggressore/estraneo/esterno. L’obiettivo prioritario della comunità, infatti, come la letteratura sul tema propone da tempo è proprio quello di realizzare una funzione supportiva/riparativa quotidiana costituendosi come ambiente terapeutico (Rutter, 1988; Emiliani, Bastianoni, 1991, 1992, 1993, 2000); ambiente in grado cioè di promuovere il cambiamento nella definizione di sé e del significato attribuito dal bambino/ragazzo alla propria condizione di svantaggio, mettendo a sua disposizione la relazione con adulti significativi (Lynch, Cicchetti, 1992; Connell, 1990; Bombi, Scittarelli, 1998), in un contesto di vita caratterizzato da routine condivise e da un caldo clima relazionale in grado di ridurre la catena di reazioni negative sostenuta dalla prolungata esposizione a condizioni di rischio psicosociale e di eventi critici vissuti precedentemente in famiglia.
2008
9788843046928
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