La valutazione dei disturbi psichiatrici secondari al cancro rappresenta da oltre trent’anni una delle aree principali della psiconcologia clinica. Diversi sono i quadri psicopatologici che, con prevalenza variabile (35-45%), sono diagnosticabili e suddivisibili in quadri psichiatrici classici (ad es. disturbi dell’adattamento, d’ansia, depressivi) e quadri neuropsichiatrici (ad es. disturbi cognitivi secondari, delirium). Diversi problemi sono emersi nell’impiego dei sistemi nosologici più noti (DSM e ICD), che si sono rivelati limitanti per cogliere alcune manifestazioni (quali Ansia per la Salute, Demoralizzazione, Umore Irritabile, Alessitimia), identificabili invece con altri sistemi diagnostici quali i Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research (DCPR). La necessità di monitorare e cogliere il disagio emozionale nei diversi contesti clinici ha portato allo sviluppo di modalità di screening, quali il Distress Thermometer, che pure con i limiti di strumenti rapidi o ultra-rapidi, hanno dimostrato sufficienti caratteristiche di sensibilità e specificità. Nell’ambito delle patologie a marcata componente biologica, i disturbi cognitivi secondari ai trattamenti (chemo-brain) e il delirium rappresentano i più frequenti. La conoscenza dei fattori di rischio per patologie psichiatriche, incluse per fenomeni particolarmente significativi, quali il suicidio, deve essere parte della formazione sia delle figure della salute mentale sia dell’area oncologica e palliativistica, superando le barriere che nella pratica clinica impediscono un’assistenza globale alle persone colpite da patologie oncologiche.

I disturbi psichici secondari al cancro

GRASSI, Luigi;NANNI, Maria Giulia;CARUSO, Rosangela;ROSSI, Elena;BIANCOSINO, Bruno
2011

Abstract

La valutazione dei disturbi psichiatrici secondari al cancro rappresenta da oltre trent’anni una delle aree principali della psiconcologia clinica. Diversi sono i quadri psicopatologici che, con prevalenza variabile (35-45%), sono diagnosticabili e suddivisibili in quadri psichiatrici classici (ad es. disturbi dell’adattamento, d’ansia, depressivi) e quadri neuropsichiatrici (ad es. disturbi cognitivi secondari, delirium). Diversi problemi sono emersi nell’impiego dei sistemi nosologici più noti (DSM e ICD), che si sono rivelati limitanti per cogliere alcune manifestazioni (quali Ansia per la Salute, Demoralizzazione, Umore Irritabile, Alessitimia), identificabili invece con altri sistemi diagnostici quali i Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research (DCPR). La necessità di monitorare e cogliere il disagio emozionale nei diversi contesti clinici ha portato allo sviluppo di modalità di screening, quali il Distress Thermometer, che pure con i limiti di strumenti rapidi o ultra-rapidi, hanno dimostrato sufficienti caratteristiche di sensibilità e specificità. Nell’ambito delle patologie a marcata componente biologica, i disturbi cognitivi secondari ai trattamenti (chemo-brain) e il delirium rappresentano i più frequenti. La conoscenza dei fattori di rischio per patologie psichiatriche, incluse per fenomeni particolarmente significativi, quali il suicidio, deve essere parte della formazione sia delle figure della salute mentale sia dell’area oncologica e palliativistica, superando le barriere che nella pratica clinica impediscono un’assistenza globale alle persone colpite da patologie oncologiche.
2011
Grassi, Luigi; Nanni, Maria Giulia; Caruso, Rosangela; Rossi, Elena; Sabato, S.; Biancosino, Bruno
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