Il trionfo della descrizione nella Spagna secentesca tocca ogni genere letterario, ma solo in ambito predicatorio è accompagnato da un acuto dibattito teorico. La proliferazione di descrizioni letterarie, dai sermoni cortigiani a quelli recitati nelle grandi chiese urbane, non solo costituisce il punto focale del processo di crescente sovrapposizione tra scrittura profana ed eloquenza sacra, ma dà anche luogo a una tardiva querelle che, in certa misura, ricalca le due fondamentali polemiche d’inizio secolo con cui la cultura aurea si affranca dal coacervo retorico rinascimentale: se nei primi decenni si era discusso della commedia di Lope de Vega e dei poemi maggiori di Góngora, dopo la pubblicazione della Censura de la elocuencia del gesuita José de Ormaza (1648) si tratta dei ‘nuovi’ sermoni che impiegano sofisticati e ingegnosi apparati descrittivi. Tuttavia, la descriptio non è connessa solo al delectare né è appannaggio della predica rivolta segnatamente ad ascoltatori e lettori colti, dato che i missionari tentano di soggiogare (movere) uditorî ben meno scelti ricorrendo proprio a un ventaglio ridotto di descrizioni ineludibili, come la truculenta topografia dell’Inferno o la terribile cronografia del Giudizio Universale. Il volume spiega perché l'arte di dipingere con la parola è l’essenza della scrittura sermocinante barocca.

Le macchine della descrizione. Retorica e predicazione nel Barocco spagnolo

TANGANELLI, Paolo
2011

Abstract

Il trionfo della descrizione nella Spagna secentesca tocca ogni genere letterario, ma solo in ambito predicatorio è accompagnato da un acuto dibattito teorico. La proliferazione di descrizioni letterarie, dai sermoni cortigiani a quelli recitati nelle grandi chiese urbane, non solo costituisce il punto focale del processo di crescente sovrapposizione tra scrittura profana ed eloquenza sacra, ma dà anche luogo a una tardiva querelle che, in certa misura, ricalca le due fondamentali polemiche d’inizio secolo con cui la cultura aurea si affranca dal coacervo retorico rinascimentale: se nei primi decenni si era discusso della commedia di Lope de Vega e dei poemi maggiori di Góngora, dopo la pubblicazione della Censura de la elocuencia del gesuita José de Ormaza (1648) si tratta dei ‘nuovi’ sermoni che impiegano sofisticati e ingegnosi apparati descrittivi. Tuttavia, la descriptio non è connessa solo al delectare né è appannaggio della predica rivolta segnatamente ad ascoltatori e lettori colti, dato che i missionari tentano di soggiogare (movere) uditorî ben meno scelti ricorrendo proprio a un ventaglio ridotto di descrizioni ineludibili, come la truculenta topografia dell’Inferno o la terribile cronografia del Giudizio Universale. Il volume spiega perché l'arte di dipingere con la parola è l’essenza della scrittura sermocinante barocca.
2011
978-88-7164-383-0
Retorica, descrizione, ars praedicandi, barocco spagnolo
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