Dragaggio e stoccaggio dei sedimenti di fondale acquatico rappresentano una delle più complesse problematiche di gestione dei bacini superficiali interni e di transizione, sopratutto nelle aree costiere lagunari e portuali, che, per la bassa energia, sono soggette all'accumulo di minerali argillosi e quindi all'accumulo ed adsorbimento degli eventuali inquinanti naturali ed antropici presenti nel sistema. La normale gestione delle lagune richiede il periodico dragaggio dei sedimenti accumulati per il mantenimento della funzionalità idraulica, mentre interventi eccezionali sono necessari dopo le mareggiate per ripristinare nel più breve tempo possibile le condizioni di ricambio idrico essenziali al mantenimento degli habitat (Covelli el al. 2007; Vincenzi et al. 2007; Tsihrintzis et al 2007). La rimozione periodica di questi sedimenti richiede, in adempimento alla direttiva 86/278/CEE, una prevalutazione dei rischi e, soprattutto, studi mirati a definire l'impatto sull'ambiente acquatico, sulla catena alimentare e sui delicati equilibri idrodinamici (Mistri et al 2001). Il presente lavoro, sviluppato nella Sacca di Goro, fornisce un esempio di trasferimento delle conoscenze scientifiche agli enti preposti alla tutela dell'area lagunare. Esso illustra le metodologie adottate per la gestione della più importante area lagunare italiana attraverso i risultati, i criteri per la scelta degli indicatori e la definizione della rete di monitoraggio. Questo lavoro risponde all’esigenza di produrre studi sulla Sacca di Goro che affrontino la correlazione fra qualità geochimica dei sedimenti e qualità biologica, con criteri, adottati con approccio multidisciplinare, basati anche su dati pregressi, resi disponibili dalla Provincia di Ferrara. Tale studio ha consentito di verificare gli standard di qualità relativi a tutte le analisi dei sedimenti dragati dagli anni 70 ad oggi. Questo testo propone una metodologia di approccio e protocolli geochimici e mineralogico-petrografici con cui superare i limiti alla tempistica di interventi di dragaggio imposti dal decreto Mascazzini che, in assenza di un programma mirato a scala di bacino, impone giustamente, per la diagnostica, metodi statistici. Per la valutazione dei rischi connessi alla potenziale diffusione di inquinanti intrappolati nei fanghi, e dai quali possono venir liberati in seguito ad interventi di dragaggio e stoccaggio dei sedimenti, l’approccio statistico richiede inevitabilmente un elevato numero di analisi. Il presente studio ha valutato soluzioni metodologiche in grado di minimizzare il numero di campioni e di fornire, a costi contenuti, una conoscenza accurata delle problematiche geochimiche della Sacca di Goro. Viene illustrato un programma di monitoraggio sedimentologico - petrografico - geochimico col quale, a costi contenuti, è stata verificata la stabilità composizionale nel tempo e sono state individuate le potenziali problematiche legate al degrado. Le attività sviluppate hanno consentito la costruzione di una rete di monitoraggio e l'individuazione dei parametri minimi sensibili (chimici e sedimentologici) che occorre tener sotto costante osservazione nel tempo per poter procedere tempestivamente, ed in condizioni di sicurezza, agli interventi necessari a preservare le condizioni di ricambio idrico nella Sacca di Goro. Questo approccio è l'unico in grado di rispondere all’esigenza di mitigazione dei rischi di compromissione degli allevamenti di mitili per l’eutrofizzazione derivata dall'occlusione delle bocche in quanto consente alle autorità competenti di minimizzare i tempi di intervento (Bencivelli, 1998, Marinovt al. 2006). La natura petrochimica dei sedimenti presenti nella Sacca di Goro è stata definita attraverso la determinazione in XRF (X-Ray Fluorescence) delle concentrazioni degli elementi metallici di interesse ambientale (DM 471/99); l’elaborazione dei dati mediante sistemi GIS (Geographical Information System) ha consentito di ricavare le relazione fra variazioni litologiche (rapporto sedimenti sabbiosi-argillosi e/o natura mineralogica della frazione argillosa) e il contenuto in metalli pesanti (Bertelli 2005). Le ricerche hanno inoltre messo in evidenza le relazioni esistenti tra i sedimenti della Sacca di Goro e quelli di corsi d’acqua superficiali che si immettono nella laguna. Lo studio è stato supportato dal personale della Provincia di Ferrara che già da anni opera con attività, non solo sul campo ma anche di ricerca, nella gestione della Sacca di Goro.

Problematiche relative al monitoraggio dei sedimenti di zone lagunari e fondali acquatici

VACCARO, Carmela;BERTELLI, Linda;TESSARI, Umberto;TASSINARI, Renzo;MARROCCHINO, Elena
2011

Abstract

Dragaggio e stoccaggio dei sedimenti di fondale acquatico rappresentano una delle più complesse problematiche di gestione dei bacini superficiali interni e di transizione, sopratutto nelle aree costiere lagunari e portuali, che, per la bassa energia, sono soggette all'accumulo di minerali argillosi e quindi all'accumulo ed adsorbimento degli eventuali inquinanti naturali ed antropici presenti nel sistema. La normale gestione delle lagune richiede il periodico dragaggio dei sedimenti accumulati per il mantenimento della funzionalità idraulica, mentre interventi eccezionali sono necessari dopo le mareggiate per ripristinare nel più breve tempo possibile le condizioni di ricambio idrico essenziali al mantenimento degli habitat (Covelli el al. 2007; Vincenzi et al. 2007; Tsihrintzis et al 2007). La rimozione periodica di questi sedimenti richiede, in adempimento alla direttiva 86/278/CEE, una prevalutazione dei rischi e, soprattutto, studi mirati a definire l'impatto sull'ambiente acquatico, sulla catena alimentare e sui delicati equilibri idrodinamici (Mistri et al 2001). Il presente lavoro, sviluppato nella Sacca di Goro, fornisce un esempio di trasferimento delle conoscenze scientifiche agli enti preposti alla tutela dell'area lagunare. Esso illustra le metodologie adottate per la gestione della più importante area lagunare italiana attraverso i risultati, i criteri per la scelta degli indicatori e la definizione della rete di monitoraggio. Questo lavoro risponde all’esigenza di produrre studi sulla Sacca di Goro che affrontino la correlazione fra qualità geochimica dei sedimenti e qualità biologica, con criteri, adottati con approccio multidisciplinare, basati anche su dati pregressi, resi disponibili dalla Provincia di Ferrara. Tale studio ha consentito di verificare gli standard di qualità relativi a tutte le analisi dei sedimenti dragati dagli anni 70 ad oggi. Questo testo propone una metodologia di approccio e protocolli geochimici e mineralogico-petrografici con cui superare i limiti alla tempistica di interventi di dragaggio imposti dal decreto Mascazzini che, in assenza di un programma mirato a scala di bacino, impone giustamente, per la diagnostica, metodi statistici. Per la valutazione dei rischi connessi alla potenziale diffusione di inquinanti intrappolati nei fanghi, e dai quali possono venir liberati in seguito ad interventi di dragaggio e stoccaggio dei sedimenti, l’approccio statistico richiede inevitabilmente un elevato numero di analisi. Il presente studio ha valutato soluzioni metodologiche in grado di minimizzare il numero di campioni e di fornire, a costi contenuti, una conoscenza accurata delle problematiche geochimiche della Sacca di Goro. Viene illustrato un programma di monitoraggio sedimentologico - petrografico - geochimico col quale, a costi contenuti, è stata verificata la stabilità composizionale nel tempo e sono state individuate le potenziali problematiche legate al degrado. Le attività sviluppate hanno consentito la costruzione di una rete di monitoraggio e l'individuazione dei parametri minimi sensibili (chimici e sedimentologici) che occorre tener sotto costante osservazione nel tempo per poter procedere tempestivamente, ed in condizioni di sicurezza, agli interventi necessari a preservare le condizioni di ricambio idrico nella Sacca di Goro. Questo approccio è l'unico in grado di rispondere all’esigenza di mitigazione dei rischi di compromissione degli allevamenti di mitili per l’eutrofizzazione derivata dall'occlusione delle bocche in quanto consente alle autorità competenti di minimizzare i tempi di intervento (Bencivelli, 1998, Marinovt al. 2006). La natura petrochimica dei sedimenti presenti nella Sacca di Goro è stata definita attraverso la determinazione in XRF (X-Ray Fluorescence) delle concentrazioni degli elementi metallici di interesse ambientale (DM 471/99); l’elaborazione dei dati mediante sistemi GIS (Geographical Information System) ha consentito di ricavare le relazione fra variazioni litologiche (rapporto sedimenti sabbiosi-argillosi e/o natura mineralogica della frazione argillosa) e il contenuto in metalli pesanti (Bertelli 2005). Le ricerche hanno inoltre messo in evidenza le relazioni esistenti tra i sedimenti della Sacca di Goro e quelli di corsi d’acqua superficiali che si immettono nella laguna. Lo studio è stato supportato dal personale della Provincia di Ferrara che già da anni opera con attività, non solo sul campo ma anche di ricerca, nella gestione della Sacca di Goro.
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