Il presente studio propone un nuovo materiale per le stuccature dei dipinti: la poli(2-Etil-2-Ossazolina), nota come Aquazol e finora utilizzata come adesivo e come consolidante. L’Aquazol è un polimero idrosolubile che nasce nel 1986 e viene commercializzato a partire dal 1990 per usi del tutto estranei al restauro. Le sue principali caratteristiche sono: la solubilità in acqua, oltre che in molti solventi ad alta e media polarità, una buona stabilità termica, temperatura di transizione vetrosa di circa 70°, indice di rifrazione simile a quello del vetro e, infine, la sua atossicità e biodegradabilità (con combustione pulita). È stato scelto di testare l’Aquazol 200 e 500 per verificare quanto il diverso grado di polimerizzazione possa influire sullo stucco finale. Gli impasti sono stati creati combinando in percentuali diverse i due tipi di Aquazol nei differenti mezzi disperdenti: acqua, alcool e acqua e acetone al 50 e 50. Ogni tipo miscela è stata divisa in due parti, in una è parte è stata addizionato l’inerte carbonato di calcio e nell’altra il gesso. Per i test d’invecchiamento artificiale e i test colorimetrici è stato realizzato un telaio apposito per le stesure cromatiche effettuate con acquerelli e i colori a vernice nelle tonalità: bianco di Titanio, terra di Siena e blu oltremare. Le prove delle stesure di vernici sui vari campioni riguardano vernici di origine naturale (Mastice), di origine acrilica (Retoucher) e di nuova generazione (Regalrez 1094). Per le stesure intermedie dei colori a vernice è stata utilizzata la Laropal A81. Tramite sperimentazioni di laboratorio, prove colorimetriche e d’invecchiamento artificiale si sono definite, nell’ambito di questo studio, caratteristiche fisico-chimiche del materiale quali lavorabilità, tempi di essicazione, resistenza e, inoltre, la stabilità cromatica della stuccatura e della reintegrazione cromatica soprammessa (tramite le prove d’invecchiamento artificiale e i test colorimetrici). Con particolare attenzione si sono analizzati i campioni con le stesure a base di acquerello, Gamblin e vernice Regalrez 1094 per la frequenza con cui si ricorre a questa combinazione di materiali durante un’operazione di ritocco. Dalle prove di laboratorio risulta che, tra gli stucchi sperimentati lo stucco che presenta migliori caratteristiche di lavorabilità si ricava utilizzando l’Aquazol 500. I solventi più idonei sono acqua, e acqua e alcool in rapporto 80 a 20. Dal test di trazione gli stucchi a base dell’Aquazol 500 risultano avere una notevole resistenza. Le misure colorimetriche e un ciclo d’invecchiamento artificiale hanno consentito di caratterizzare dal punto di vista ottico le stesure analizzate sotto forma numerica, specificandone non solo i parametri colorimetrici ma fornendone anche i relativi spettri di riflettanza. Quest’ultimo tipo di dato si è rivelato utile nel produrre informazioni aggiuntive sulle caratteristiche di lucidezza (gloss) od opacità delle stesure in esame. I risultati delle indagini spettrocolorimetriche si propongono come utile e “oggettivo” strumento di verifica, come supporto scientifico allo studio del comportamento dei materiali. A conclusione di un ciclo d’invecchiamento una seconda misurazione colorimetrica ha permesso di quantificare le eventuali variazioni colorimetriche e dei valori di riflettanza delle stesure.
AQUAZOL 500. Una possibile alternativa "ecocompatibile" alla colla animale nella preparazione degli stucchi per il restauro dei dipinti. Test preliminari per la stabilità, lavorabilità e i comportamenti
TISATO, Flavia
2011
Abstract
Il presente studio propone un nuovo materiale per le stuccature dei dipinti: la poli(2-Etil-2-Ossazolina), nota come Aquazol e finora utilizzata come adesivo e come consolidante. L’Aquazol è un polimero idrosolubile che nasce nel 1986 e viene commercializzato a partire dal 1990 per usi del tutto estranei al restauro. Le sue principali caratteristiche sono: la solubilità in acqua, oltre che in molti solventi ad alta e media polarità, una buona stabilità termica, temperatura di transizione vetrosa di circa 70°, indice di rifrazione simile a quello del vetro e, infine, la sua atossicità e biodegradabilità (con combustione pulita). È stato scelto di testare l’Aquazol 200 e 500 per verificare quanto il diverso grado di polimerizzazione possa influire sullo stucco finale. Gli impasti sono stati creati combinando in percentuali diverse i due tipi di Aquazol nei differenti mezzi disperdenti: acqua, alcool e acqua e acetone al 50 e 50. Ogni tipo miscela è stata divisa in due parti, in una è parte è stata addizionato l’inerte carbonato di calcio e nell’altra il gesso. Per i test d’invecchiamento artificiale e i test colorimetrici è stato realizzato un telaio apposito per le stesure cromatiche effettuate con acquerelli e i colori a vernice nelle tonalità: bianco di Titanio, terra di Siena e blu oltremare. Le prove delle stesure di vernici sui vari campioni riguardano vernici di origine naturale (Mastice), di origine acrilica (Retoucher) e di nuova generazione (Regalrez 1094). Per le stesure intermedie dei colori a vernice è stata utilizzata la Laropal A81. Tramite sperimentazioni di laboratorio, prove colorimetriche e d’invecchiamento artificiale si sono definite, nell’ambito di questo studio, caratteristiche fisico-chimiche del materiale quali lavorabilità, tempi di essicazione, resistenza e, inoltre, la stabilità cromatica della stuccatura e della reintegrazione cromatica soprammessa (tramite le prove d’invecchiamento artificiale e i test colorimetrici). Con particolare attenzione si sono analizzati i campioni con le stesure a base di acquerello, Gamblin e vernice Regalrez 1094 per la frequenza con cui si ricorre a questa combinazione di materiali durante un’operazione di ritocco. Dalle prove di laboratorio risulta che, tra gli stucchi sperimentati lo stucco che presenta migliori caratteristiche di lavorabilità si ricava utilizzando l’Aquazol 500. I solventi più idonei sono acqua, e acqua e alcool in rapporto 80 a 20. Dal test di trazione gli stucchi a base dell’Aquazol 500 risultano avere una notevole resistenza. Le misure colorimetriche e un ciclo d’invecchiamento artificiale hanno consentito di caratterizzare dal punto di vista ottico le stesure analizzate sotto forma numerica, specificandone non solo i parametri colorimetrici ma fornendone anche i relativi spettri di riflettanza. Quest’ultimo tipo di dato si è rivelato utile nel produrre informazioni aggiuntive sulle caratteristiche di lucidezza (gloss) od opacità delle stesure in esame. I risultati delle indagini spettrocolorimetriche si propongono come utile e “oggettivo” strumento di verifica, come supporto scientifico allo studio del comportamento dei materiali. A conclusione di un ciclo d’invecchiamento una seconda misurazione colorimetrica ha permesso di quantificare le eventuali variazioni colorimetriche e dei valori di riflettanza delle stesure.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.