La conclusione della Casalgrande Ceramic Cloud, prima opera italiana del maestro giapponese Kengo Kuma rappresenta il coronamento di una complessa esperienza realizzativa, frutto di un accordo di programma tra l’azienda e l’amministrazione comunale di Casalgrande. Per la prima volta si è sperimentato l’utilizzo della piastrella ceramica in qualità di elemento architettonico strutturale, evitando il convenzionale impiego come materiale di rivestimento: la struttura tridimensionale è infatti composta da nove piani di lastre in grès porcellanato di grandi dimensioni, sovrapposte fra loro e connesse da sottili barre filettate nascoste alla vista. I caratteri di innovazione e di ricerca insiti nel progetto hanno determinato lo studio di soluzioni non convenzionali, rendendo necessaria la partecipazione attiva di Casalgrande Padana quale co-protagonista al progetto, in un continuo processo dialettico di scambio di contributi e conoscenze: da un lato una costante e sofisticata verifica strumentale che ha visto due gruppi di professionisti, italiani e giapponesi, dialogare costantemente a distanza; dall’altro la continua prefigurazione ed esecuzione da parte degli esperti interni all’azienda dei numerosi prototipi che hanno preceduto la realizzazione finale. La CCCloud é situata in prossimità dello stesso sito produttivo dell’azienda Casalgrande Padana e divide trasversalmente lo spazio di una rotonda stradale ponendosi di primo acchito come un sottile diaframma; come racconta l’architetto Kengo Kuma “volevamo che la realizzazione facesse parte integrante del luogo, abbiamo quindi deciso di costruire un dispositivo che divide in due lo spazio, rendendolo speciale e connotandolo con una doppia personalità, un risultato ben diverso dalle consuete rotonde. Il nostro approccio antimonumentale si è spinto sino ad allineare la direzione della parete ceramica alla strada che vi conduce, facendo sì che l’opera sembri quasi dissolversi: avvicinandosi con l’automobile si percepisce la rotonda divisa da una linea verticale; solo volgendo intorno ad essa, assecondando il movimento della vettura, la parete prende forma sino ad apparire nei suoi 45 metri di lunghezza.” L’opera infatti si presenta lunga e affusolata alle estremità, raggiungendo invece nella sezione centrale lo spessore massimo di un metro e settanta, mentre in altezza si spinge fino a raggiungere quasi i dodici metri. Le variazioni di misura, nello sviluppo in pianta come nell’estensione in alzato, sono frutto di una combinazione modulare differenziata: l’ossatura strutturale su cui vengono poste le lastre non costituisce una griglia uniforme, ma una struttura elastica all’interno della quale gli elementi in grès vengono posati secondo inclinazioni diverse tali da generare effetti di trasparenza mutevoli: in alcuni punti le lastre creano una cortina continua che impedisce di guardare oltre l’opera, in altri quasi scompaiono lasciando soltanto un’ossatura bianca che incornicia il paesaggio, ritagliando quadri dove elementi naturali e componenti artificiali si fondono in un’unica immagine. La CCCloud diviene così una sorta di filtro capace di ricavare dallo stesso territorio innumerevoli quantità di sfaccettature, una molteplicità di immagini che si rivelano nel momento in cui l’osservatore inizia a muoversi attorno all’opera, nel momento in cui il suo sguardo ne affronta e confronta caratteristiche e peculiarità. Spiega il maestro giapponese, “nelle nostre architetture prendiamo ispirazione spesso dai principi di antidimensione e antivolume, ma per un progetto e per un sito così particolari - raggiungibile solo in automobile - abbiamo voluto sperimentare il rapporto di questi concetti con i principi dinamici di tempo, movimento e percezione sequenziale. Osservando la parete innalzarsi durante i mesi di costruzione abbiamo compreso con quanto dinamismo la trasparenza della sua struttura e la diafana rifrazione del grès porcellanato bianco interagiscano con l’ambiente circostante e con gli elementi climatici. Questo comportamento dinamico ci è sembrato seguire un approccio sinuoso, impalpabile e in continuo divenire, come le nuvole: motivo per cui abbiamo scelto il nome di Casalgrande Ceramic Cloud”

Complessità modulare. Linea, superficie, spazio, movimento

VANUCCI, Cristina
2010

Abstract

La conclusione della Casalgrande Ceramic Cloud, prima opera italiana del maestro giapponese Kengo Kuma rappresenta il coronamento di una complessa esperienza realizzativa, frutto di un accordo di programma tra l’azienda e l’amministrazione comunale di Casalgrande. Per la prima volta si è sperimentato l’utilizzo della piastrella ceramica in qualità di elemento architettonico strutturale, evitando il convenzionale impiego come materiale di rivestimento: la struttura tridimensionale è infatti composta da nove piani di lastre in grès porcellanato di grandi dimensioni, sovrapposte fra loro e connesse da sottili barre filettate nascoste alla vista. I caratteri di innovazione e di ricerca insiti nel progetto hanno determinato lo studio di soluzioni non convenzionali, rendendo necessaria la partecipazione attiva di Casalgrande Padana quale co-protagonista al progetto, in un continuo processo dialettico di scambio di contributi e conoscenze: da un lato una costante e sofisticata verifica strumentale che ha visto due gruppi di professionisti, italiani e giapponesi, dialogare costantemente a distanza; dall’altro la continua prefigurazione ed esecuzione da parte degli esperti interni all’azienda dei numerosi prototipi che hanno preceduto la realizzazione finale. La CCCloud é situata in prossimità dello stesso sito produttivo dell’azienda Casalgrande Padana e divide trasversalmente lo spazio di una rotonda stradale ponendosi di primo acchito come un sottile diaframma; come racconta l’architetto Kengo Kuma “volevamo che la realizzazione facesse parte integrante del luogo, abbiamo quindi deciso di costruire un dispositivo che divide in due lo spazio, rendendolo speciale e connotandolo con una doppia personalità, un risultato ben diverso dalle consuete rotonde. Il nostro approccio antimonumentale si è spinto sino ad allineare la direzione della parete ceramica alla strada che vi conduce, facendo sì che l’opera sembri quasi dissolversi: avvicinandosi con l’automobile si percepisce la rotonda divisa da una linea verticale; solo volgendo intorno ad essa, assecondando il movimento della vettura, la parete prende forma sino ad apparire nei suoi 45 metri di lunghezza.” L’opera infatti si presenta lunga e affusolata alle estremità, raggiungendo invece nella sezione centrale lo spessore massimo di un metro e settanta, mentre in altezza si spinge fino a raggiungere quasi i dodici metri. Le variazioni di misura, nello sviluppo in pianta come nell’estensione in alzato, sono frutto di una combinazione modulare differenziata: l’ossatura strutturale su cui vengono poste le lastre non costituisce una griglia uniforme, ma una struttura elastica all’interno della quale gli elementi in grès vengono posati secondo inclinazioni diverse tali da generare effetti di trasparenza mutevoli: in alcuni punti le lastre creano una cortina continua che impedisce di guardare oltre l’opera, in altri quasi scompaiono lasciando soltanto un’ossatura bianca che incornicia il paesaggio, ritagliando quadri dove elementi naturali e componenti artificiali si fondono in un’unica immagine. La CCCloud diviene così una sorta di filtro capace di ricavare dallo stesso territorio innumerevoli quantità di sfaccettature, una molteplicità di immagini che si rivelano nel momento in cui l’osservatore inizia a muoversi attorno all’opera, nel momento in cui il suo sguardo ne affronta e confronta caratteristiche e peculiarità. Spiega il maestro giapponese, “nelle nostre architetture prendiamo ispirazione spesso dai principi di antidimensione e antivolume, ma per un progetto e per un sito così particolari - raggiungibile solo in automobile - abbiamo voluto sperimentare il rapporto di questi concetti con i principi dinamici di tempo, movimento e percezione sequenziale. Osservando la parete innalzarsi durante i mesi di costruzione abbiamo compreso con quanto dinamismo la trasparenza della sua struttura e la diafana rifrazione del grès porcellanato bianco interagiscano con l’ambiente circostante e con gli elementi climatici. Questo comportamento dinamico ci è sembrato seguire un approccio sinuoso, impalpabile e in continuo divenire, come le nuvole: motivo per cui abbiamo scelto il nome di Casalgrande Ceramic Cloud”
2010
Vanucci, Cristina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1420111
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